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IL VINO CHE PIACE AI RABBINI: NASCE IL PRIMO ROSSO DI MONTALCINO KASHER

E’ un vino con il quale anche gli ebrei osservanti possono brindare con tranquillità: si tratta del primo Rosso di Montalcino vinificato con il metodo kasher, ovvero secondo le regole prescritte dalla Torah. Lo produce la cantina Nuovo Scopone, che si caratterizza per una produzione di vini limitata e di alta qualità. Secondo la tradizione ebraica, i vini kasher devono essere sottoposti ad una regolamentazione specifica: l’intero processo enologico - dalla scelta degli uvaggi alla spremitura, dalla fermentazione alla svinatura, dai travasi alla refrigerazione, dai filtraggi all’imbottigliamento - si svolge sotto il diretto controllo del rabbino capo (in questo caso il rabbino capo di Firenze Joseph Yuval Levi), il quale, al termine di ogni fase, sigilla i contenitori che vengono usati al posto delle botti. Il vino kasher, che significa “vino idoneo”, oltre a subire la costante supervisione del rabbino capo, deve essere “maneggiato” esclusivamente da personale ebreo, che, secondo l’opinione più rigorosa, deve essere osservante dello Shabbath, la più grande festa ebraica che si rinnova ogni sabato da tempo immemorabile, durante il quale l’uomo si riconnette alla realtà di Dio. Tale rigore è osservato anche nella stappatura della bottiglia, che deve essere compiuta da un ebreo con gli stessi requisiti.

Ma il Rosso di Montalcino kasher non è un caso isolato in Toscana. Uno dei centri italiani più importanti per la produzione di questa tipologia di vino è senza dubbio Pitigliano, piccola cittadina situata nel cuore della Maremma, famosa nel mondo per il suo Bianco di Pitigliano. Qui, ormai da decenni, a ricordo di un'importante comunità ebraica sorta nei primi anni del Cinquecento, la cantina cooperativa - una realtà che riunisce 500 soci per una superficie vitata specializzata di 600 ettari e che detiene il 90% dell’intera produzione di Bianco di Pitigliano - realizza questi vini nel rispetto della religione semita.

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