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“LA POLITICA ITALIANA PENSA AL MONDO DEL VINO COME AD UN QUALCOSA DI FOLCLORISTICO”: PAROLA DI DANIELE CERNILLI, CONDIRETTORE DEL GAMBERO ROSSO

Italia
Daniele Cernilli

Anche la politica, in un momento di profonda crisi come quello che sta attualmente attraversando il mondo del vino, non aiuta adeguatamente un comparto produttivo, che rappresenta la punta di diamante dell’agroalimentare nostrano. Anzi, sembra spesso ignorare quasi totalmente la sua importanza, benché si tratti di un comparto produttivo tipicamente italiano, essendo caratterizzato principalmente da piccole e medie imprese. “La politica pensa al vino come ad un qualcosa di folcloristico – dichiara Daniele Cernilli, condirettore del Gambero Rosso - mentre invece dovrebbe assumere un ruolo più interno a questo comparto. Dopo tutto, stiamo parlando di un settore della produzione italiana che occupa più di un milione di persone e fattura circa 9.000 milioni di euro.

Una realtà produttiva importante, che occupa più di un milione di persone – continua Cernilli – a cui un’indagine di Medio Banca attribuisce la stessa spinta propulsiva, rispetto alla promozione del made in italy, che ha avuto qualche anno fa la moda”. Anche dal punto di vista strettamente legislativo, sembra che la politica facccia di tutto per ostacolare il mondo del vino se è vero che “la proposta di legge sul consumo di alcolici in Italia – prosegue il condirettore del Gambero Rosso – ricalcherà i criteri particolarmente rigidi delle leggi applicate nel Nord Europa, ignorando completamente le peculiarità culturali che caratterizzano il consumo degli alcolici nel nostro Paese, per di più in un momento particolarmente delicato, in cui i consumi di vino sono in costante calo”.

Ma la critica del curatore della guida più consultata d’Italia no si ferma qui: “se la politica non deciderà di tutelare più seriamente il mondo del vino, succederà – conclude Cernilli - quello che è successo negli altri settori dell’agroalimentare italiano: i grandi gruppi e le multinazionali compreranno le nostre medie e piccole aziende vitivinicole, con conseguenze ovviamente devastanti per il nostro patrimonio enologico”.

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