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ARRIVANO NELL’ETICHETTA DEL VINO MISURE CONTRO LE ALLERGIE: DALLA VENDEMMIA 2005 SARA’ OBBLIGATORIA L’INDICAZIONE DELL’ANIDRIDE SOLFOROSA

Annata da collezione, quella del vino 2005. Qualità particolare, quantità diverse dalla norma? Forse, ma certamente qualcosa cambierà in etichetta, per tutti, bianchi, rossi, rosati. A partire dalla prossima vendemmia, infatti, sulle bottiglie di vino dovrà essere indicata la presenza di anidride solforosa. Lo stabiliscono due regolamenti comunitari, 753/2002 e 199/2004. L'annata di vino 2005 dovrà riportare in etichetta o nella retro-etichetta in caratteri chiari, indelebili e sufficientemente grandi la dizione “contiene anidride solforosa” o “contiene solfiti”, qualora nel vino in questione venga superata la soglia di 10 milligrammi per litro di questo additivo. Tale indicazione vale anche per i vini provenienti dall'estero. Già dal 25 novembre 2004 era facoltativo per i produttori aggiungere l'indicazione in etichetta. Obbligatorio lo sarà dal 25 novembre 2005. L'anidride solforosa è una sostanza allergenica ed è contenuta in quasi tutti i vini presenti sul mercato. La sua funzione è antisettica e serve a limitare lo sviluppo di batteri nel vino e a prevenirne l'ossidazione e il deperimento. In altre parole, l'anidride solforosa svolge un ruolo di stabilizzante. In genere, l'anidride solforosa viene aggiunta al vino in forma di gas oppure in compresse di potassio metabisolfito che, reagendo con gli acidi del vino, sviluppano anidride solforosa. Durante questi passaggi, una parte di questo composto si combina con il vino e prende il nome di anidride solforosa fissa che non genera odori e non altera gli aromi e il gusto del vino. Un'altra parte non si combina con la bevanda, ha il nome di anidride solforosa libera ed è facilmente rilevabile all'olfatto e al gusto quando è presente in quantità eccessive. L'anidride solforosa contenuta nel vino può dare luogo ad episodi allergici come l'asma.
"Non si tratta, però, di un meccanismo immunologico, ma una stimolazione chimica" sostiene l'allergologo Paolo Campi. "La reazione dipende da due parametri - spiega Campi - la sensibilità del soggetto e la quantità di anidride solforosa. come se ad una persona venisse fatto respirare del fumo. A qualcuno darà solo fastidio, ad un soggetto allergico l'esposizione potrebbe causare una reazione allergica". E riguardo alla quantità di additivo presente nel vino? "Ci sono pazienti molto sensibili ai quali danno reazioni allergiche anche vini con quantità basse di solforosa. Sarebbe, quindi auspicabile che, oltre all'indicazione della presenza, venisse chiarita in etichetta anche la quantità di anidride solforosa impiegata". Ma si può produrre un vino senza anidride solforosa? "E' difficile ottenere un vino stabile senza aggiungere una piccola quantità di anidride solforosa - afferma Lamberto Tosi, agronomo ed enologo - è un procedimento in uso da oltre cento anni. Anche nelle piccole e medie cantine, oggi, ci sono le conoscenze e le attrezzature idonee per produrre vini con l'aggiunta di solforosa". L'indicazione in etichetta, secondo Tosi, "non deve, però, costituire un allarme per i consumatori, poiché si tratta di un additivo da sempre presente nel vino. Anzi, in epoche precedenti le quantità ammesse erano superiori a quelle previste oggi dalla legge".
Il motivo per cui si è resa obbligatoria l'indicazione in etichetta della presenza di solfiti è legato alla volontà di uniformare la legislazione comunitaria a quella statunitense che prevedeva già da qualche anno l'obbligo di dichiarare la presenza di anidride solforosa. Riguardo alle quantità massime da utilizzare, esistono dei limiti di legge ben precisi. In Italia, il limite di solforosa totale, vale a dire la somma tra la solforosa fissa e quella libera, è fissato a 160 mg/l per i vini rossi secchi e a 210 mg/l per i vini bianchi. In altri Paesi della Comunità Europea i limiti sono diversi. "In Germania - conclude l'agronomo - sono molto più alti e i vini tedeschi vengono comunque commercializzati in Italia".

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