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IN ARRIVO I CLONI DEL FUTURO PER LA VITICOLTURA DI QUALITÀ. LI PRESENTA VITIS A MILANO, CON IL PROGETTO DI SELEZIONE CLONALE DI VITIGNI AUTOCTONI REALIZZATO CON IL PROFESSOR VALENTI, UNO DEI PIU’ IMPORTANTI RICERCATORI ITALIANI

Tra le strategie da percorrere per la creazione di vigneti sani, efficienti, che rispondano ad una produzione di qualità, ma che allo stesso tempo costino poco nella gestione, la selezione clonale è forse il miglior strumento che può offrire il vivaista. Ed è proprio per questo che un grande vivaista, la Vitis di S. Giorgio di Richinvelda (Pordenone), sta dando vita ad un originale progetto finalizzato alla selezione clonale dei più importanti vitigni autoctoni italiani. Il progetto, che sarà presentato nella prossima edizione di Enovitis-Simei, la più importante fiera del settore viticolo ed enologico, che si svolgerà a Milano dal 22 al 26 novembre 2005 (padiglioni del Portello-Fiera di Milano), vede partner esclusivo il Dipartimento di produzione vegetale dell’Università degli Studi di Milano, con il coordinamento scientifico del professor Leonardo Valenti, ma ha come referenti istituzioni ed altri protagonisti del mondo della ricerca viticola.
“Vitis è la prima cooperativa vivaistica in Italia - spiega Leonardo Valenti - ad aver omologato cloni con i nuovi protocolli (nel 2002 sono state introdotte nell’omologazione nuove componenti polifenoliche obbligatorie). I primi cloni omologati sono Primitivo, Negroamaro e Aglianico a cui seguiranno a giorni Montepulciano e Malvasia di Candia. Ma il progetto andrà avanti fino al 2012 interessando tutte le varietà autoctone italiane, che hanno valore sul mercato (Verdicchio, Cortese, Franconia, Moscato di Scanzo, Vespolina, Colorino, Nero d'Avola, Marzemino, Barbera, Cesanese, Fiano, Dolcetto, Uva di Troia, Corvina, Corvinone e Garganega).
“La mission della selezione clonale - spiega Atanasio Lovisa, presidente Vitis (www.vitisrauscedo.it), è quella di dare una genetica innovativa, che offra informazioni specifiche all’enologo in fase di vinificazione. Ad esempio: la dimensione del grappolo, dell’acino, la consistenza della buccia, la spargolezza del grappolo, ma anche la presenza di polifenoli, il rapporto polifenoli bucce/semi per i vini neri, la tendenza all’ossidazione per i vini bianchi. Siamo arrivati a produrre informazioni anche sull’estrazione di sostanze benefiche, positive all’alimentazione, come il resveratrolo e la quercetina. Soprattutto è stata data grande cura alla sanità dei materiali omologati, grazie a oltre 4000 test virologici, arborei, controlli biotecnologici (Dna) e analisi di microscopia elettronica. Sono notizie, che nessuno fino ad ora offre nelle schede di omologazione dei cloni. I cloni del futuro sono stati, quindi, provati con le microvinificazioni, dal 2003 ad oggi quasi 400 vini tra bianchi e rossi, da cui si sono estratti sempre i polifenoli. Verranno individuati, strada facendo, altre varietà da portare all’omologazione, che si distingueranno come importanti per valorizzare al meglio il futuro dei vini e del vigneto Italia”.

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