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SI’ AI ATRUCIOLI NEL VINO, MA SOLO SE DI “LEGNO ONESTO”. ECCO LA POSIZIONE DEGLI ENOLOGI ITALIANI A CONVEGNO (E' IL N. 61), AD ISCHIA DAL 2 AL 5 LUGLIO. FOCUS SU MERCATI EMERGENTI E DOC IN ITALIA. PREMIO ALLA GIORNALISTA DEL TG1 ANNA SCAFURI

Italia
Giuseppe Martelli, direttore di Assoenologi

"Sì all’utilizzo del legno nel vino, ma solo quello che noi definiamo “legno onesto”, ovvero doghe, chips e trucioli, atti a cedere al vino solo le sostanze naturali contenute nel legno, esattamente quello che fa la botte o la barrique. Siamo invece fermamente contrari al considerare il legno come veicolante di altre sostanze non specifiche del legno stesso, assunte con trattamenti fatti allo scopo di apportare “furbescamente” al vino sostanze, tipo aromatizzanti, estranee al medesimo". E' questa la posizione ufficiale di Assoenologi, l’organizzazione degli enologi italiani, che si riuniranno in congresso nazionale (è il n. 61) a Ischia, in Campania, dal 2 al 5 luglio.
Secondo Assoenologi, inoltre, l’utilizzo del “legno onesto” nel vino deve essere concesso solo ed esclusivamente per i vini da tavola, intendendo come tali anche quelli ad Indicazione geografica tipica (Igt) e assolutamente vietato per i Vqprd, cioè per i vini a denominazione di origine, in quanto legati ad un concetto di affinamento più tradizionale e complesso
La stessa posizione è stata anche assunta dall’Union Internationale des Oenologues, ovvero dalla federazione che a livello mondiale rappresenta le associazioni nazionali dei tecnici vitivinicoli e pertanto è una posizione, pienamente condivisa da Francia, Spagna e Portogallo. Del resto nessuno si sognerebbe di adottare questa pratica per un Barolo, per un Brunello, per Bordeaux o per Rjoia, non avrebbe senso, visto che la qualità del prodotto sarebbe decisamente diversa.
"Poter utilizzare il “legno nel vino” è giustificato - afferma Assoenologi - non da un fatto tecnico, bensì economico. Qualora, infatti, l’utilizzo del “legno onesto” non fosse autorizzato, i vini da tavola italiani ed europei in generale si troverebbero svantaggiati rispetto a quelli prodotti nei Paesi d’oltreoceano, che con questo sistema avrebbero la possibilità di abbattere ulteriormente i costi di produzione per vini di media qualità e quindi avere una marcia in più per affermarsi sui mercati internazionali".
Va inoltre ricordato che questa pratica enologica non è assolutamente dannosa alla salute, tanto che ha avuto il via libera dall’Organisation Internazionale de la vigne et du vin (Oiv), ovvero dall’ente intergovernativo che riunisce 86 Paesi produttori e consumatori di vino e la cui commissione “Vino e salute” ha lavorato per un anno sulle ipotetiche cessioni che il vino potrebbe avere dall’aggiunta di pezzetti di legno.

Speciale Congresso Assoenologi n. 61 ... Tutto quello che c'è da sapere
Assoenologi denuncia: su 336 denominazioni di origine oggi attive in Italia 90 rivendicano meno del 50%, 28 non arrivano al 20%, 14 sono sotto il 5% e 7 sono solo sulla carta
A Ischia si parlerà anche della posizione di Assoenologi sulla diminuzione delle Doc italiane. L’associazione ritornerà a proporre per il settore vitivinicolo in generale controlli più snelli e uguali per tutti, la semplificazione delle procedure amministrative, e per i Vqprd il passaggio per gradi alle più alte fasce: da Igt a Doc a Docg. E proprio su questo ultimo aspetto l’Assoenologi ha aperto un ampio confronto. Sono infatti sempre di più coloro che chiedono che, se la proposta di modifica della 164/92 prevede che un vino non possa essere riconosciuto Doc (Denominazione di origine controllata) se prima non ha avuto una militanza di almeno 5 anni come Igt (Indicazione geografica tipica) è altrettanto giusto che se una Doc non viene rivendicata per un certo numero di anni, ovvero utilizzata, essa venga declassata ad Igt. “Una impostazione - spiega Giuseppe Martelli direttore generale di Assoenologi - che eliminerebbe le cosiddette “Doc solo sulla carta”, creerebbe meno confusione, limiterebbe la richiesta di nuove denominazioni, escluderebbe le “Doc fatte a carta carbone”, stimolerebbe ad una più convinta gestione del patrimonio vitivinicolo nazionale”. Ed in effetti dalla elaborazione fatta da Assoenologi degli ultimi dati disponibili emerge chiaramente che le 336 denominazioni di origine italiane attualmente in vigore hanno una potenzialità produttiva di 300 mila ettari di vigneto, di questi però solo il 65%, pari a circa 200 mila ettari, vengono utilizzati e che ben 90 Doc sfruttano meno del 50% delle loro potenzialità, di cui 28 non arrivano al 20%, 14 sono sotto il 5% e 7 sembra non abbiano mai fatto uscire una bottiglia. “Del resto - conclude Martelli che è anche vicepresidente del Comitato nazionale vini del Ministero delle politiche agricole - ci sono vini come Barolo, Chianti Classico, Colli Orientali del Friuli, Brunello di Montalcino o spumanti come l’Asti che sfruttano oltre il 95% della loro superficie vitata ed altri che la considerano poco o per niente”.

La proposta di Assoenologi: annata di produzione obbligatoria in etichetta per tutti i vini a denominazione di origine
Un altro argomento che terrà banco al 61° Congresso nazionale di Assoenologi è la proposta di rendere obbligatoria per tutti i Vqprd l'annata di produzione in etichetta. Quante volte ci è capitato, da consumatori, di ordinare una bottiglia di vino bianco a denominazione di origine sicuri di riscontrare alla vista, al palato e al gusto certe caratteristiche e constatare che il colore invece di essere giallo paglierino era dorato, la fragranza era scomparsa e la freschezza era diventata stanchezza. Guardi l’etichetta e ti accorgi che l’annata non c’è, chiami il cameriere e ti assicura che è l’ultimo arrivato. "Ed in effetti - spiega Giuseppe Martelli direttore generale di Assoenologi - sono diversi anni che il problema viene dibattuto tanto che il Comitato nazionale vini sette anni fa aveva stabilito per i vini bianchi l’obbligatorietà dell’annata, ma qualche anno dopo aveva cambiato idea facendola ritornare facoltativa". Oggi l’annata è infatti vietata per i vini da tavola ed obbligatoria solo per i Doc ed i Docg il cui disciplinare di produzione la impone. Gli unici vini che devono sempre riportarla sono i “Novelli”. "Abbiamo fatto una piccola ricerca - continua Martelli - e siamo andati a vedere quanti dei 336 disciplinari di produzione attualmente in vigore, la vogliono sempre e comunque. Ci siamo accorti che essa è obbligatoria per sole 127 denominazioni e per quanto attiene i vini bianchi essa è obbligatori per il 32% che diventa il 42% se aggiungiamo anche quei disciplinai che prevedono oltre ai vini bianchi anche rossi e rosati". Quali le cause di questa disaffezione? Le motivazioni sono sicuramente diverse, ma certamente una è legata al fatto che se si indica in etichetta l’annata di produzione l’85% del vino contenuto in quella bottiglia deve provenire dall’annata dichiarata, questo potrebbe forse limitare il taglio con vini dello stesso tipo, ma di altre vendemmie. È una giustificazione sufficiente? Per alcuni sì, per altri no visto che stiamo parlando della fascia qualitativa più alta della nostra produzione. “È vero che esistono vini bianchi, spesso elaborati in legno o frutto di particolari tagli che si bevono dopo alcuni anni dalla produzione - conclude il direttore generale di Assoenologi - ma, guarda caso, questi sono normalmente proprio quelli che in etichetta specificano quasi tutto. Inoltre queste tipologie rappresentano una percentuale minima del firmamento dei Vqprd bianchi italiani che, nella loro stragrane maggioranza, rimangono vini da consumare giovani, nell’anno successivo a quello della produzione”. In effetti bere un Vermentino di Sardegna di due anni prima o un Prosecco ossidato non fa certamente immagine né al vino italiano, né al produttore a cui spesso vengono date colpe che non ha. Da qui la proposta avanzata dall’Assoenologi di rendere obbligatoria l’annata per tutti i Vqprd, fatti ovviamente i necessari distinguo e le opportune eccezioni.

Il premio - La Targa d’Oro alla giornalista del Tg1 Anna Scafuri
Quest’anno la Targa d’Oro, premio assegnato ogni anno da Assoenologi ad un giornalista che si è particolarmente distinto nel settore vitivinicolo, non solo per forma, ma soprattutto per sostanza, ovvero per la veridicità e la qualità dei suoi interventi, sarà consegnato alla giornalista del Tg1 Anna Scafuri, responsabile della rubrica del Tg1 “Terra & Sapori” (che, con oltre 7 milioni di telespettatori, è la rubrica enogastronomica più seguita della televisione) con la seguente motivazione: “per la sua obiettiva, professionale informazione da anni sviluppata in servizi e reportage a favore di una corretta informazione sul vino italiano con particolare riferimento agli aspetti tecnici e commerciali” riconoscendole l’impegno profuso in anni di intenso lavoro.
Il premio, in passato, è stato assegnato a nomi illustri come Paolo Monelli, Mario Soldati, Luigi Veronelli, Vincenzo Buonassisi, Pino Khail, Federico Fazzuoli e, più recentemente, Renzo Ruffelli, Vanni Cornero, Sandro Vannucci e Alessandro Mastrantonio.

Ecco i 13 temi, tutti di stretta attualità, del Congresso Assoenologi ...
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Mercati emergenti: scegliere diversificare consolidare"
Stefano Raimondi - Direttore Ufficio Vini e Bevande Ice

“Esportiamo il 90% in soli 11 Paesi: occorre conquistare anche gli altri”
Esportiamo il 90% in soli 11 Paesi: occorre conquistare anche gli altri che sono oltre 200. Questo in sintesi il contenuto della prima relazione che apre il segmento "Mercati emergenti: scegliere, diversificare, consolidare" e che sarà esposta da Stefano Raimondi, direttore dell'Ufficio vini e bevande dell'Ice. Del resto i dati 2005 segnano una ripresa delle nostre esportazioni di tutta considerazione con +10% nei volumi, toccando la soglia dei 15,7 milioni di ettolitri pari al 31% dell'intera produzione 2005 per un controvalore di 3.000 milioni di euro (+3% rispetto al 2004).
Andrea Ferrari - Direttore Ufficio Ice Città del Messico
"Messico: 20% di crescita all'anno delle vendite di vino italiano"
Una realtà poco conosciuta, ma che sta dando continue soddisfazioni ai nostri vini. Le giustificazioni di questo successo saranno esposte da Andrea Ferrari, direttore dell’Ufficio Ice di Città del Messico, che illustrerà le potenzialità di questo Paese con “Messico: 20% di crescita all’anno delle vendite di vino italiano”. Attualmente l'Italia occupa il quarto posto tra i Paesi esportatori, dopo Cile, Francia, Spagna e Stati Uniti, con una quantità di 8,3 milioni nel 2005 e 6,7 milioni nel 2004, con una crescita di oltre il 25%. In questo ambito non va trascurato il fatto che il nostro Paese è tra i primi nelle vendite di vino spumante dove quello più venduto è il Prosecco.
Piero Mastroberardino - Consigliere Mastroberardino Spa
"Le tesi e le considerazioni di chi esporta in Messico"
Ad Andrea Ferrari dell'Ice di Città del Messico farà seguito Piero Mastroberardino, consigliere di amministrazione della omonima azienda campana. Mastroberardino che è anche presidente della Federvini affronterà le problematiche di questo mercato con “Le tesi e le considerazioni di chi esporta”, ovvero esponendo, prima, le problematiche tecnico/pratiche di un'entità di primo piano che opera in questo mercato e poi soffermandosi sulle prospettive che il medesimo offre sia a livello di consumi locali che di vendite attribuibili da una parte solo ad una certa fascia di consumatori messicani e dall'altra ad una larga fascia di consumatori stranieri, turisti in particolare.
Giancarlo Lamio - Direttore Ufficio Ice New Delhi
"India: 80% di crescita all'anno delle vendite di vino italiano"
Il mercato indiano sarà introdotto da Giancarlo Lamio, direttore dell’Ufficio Ice di New Delhi, con la relazione “India: 80% di crescita all’anno delle vendite di vino italiano”. Anche in questo caso siamo di fronte ad un mercato che sta esplodendo secondo schemi e principi alquanto diversi da quelli europei che siamo abituati a considerare e valutare. Va ricordato che il dato di +80% non è da riferire alla variazione del 2005 sul 2004, bensì ad un incremento medio costante calcolato sugli ultimi quattro anni e che quindi acquista ancor più valore e interesse in quanto sinonimo di una tendenza.
Lamberto Frescobaldi - Direttore tecnico Marchesi de' Frescobaldi
"Le tesi e le considerazioni di chi esporta in India"
A Giancarlo Lamio dell'Ice di New Delhi farà seguito Lamberto Frescobaldi, direttore tecnico della Marchesi De' Frescobaldi. Frescobaldi, che affronterà le problematiche di questo mercato con “Le tesi e le considerazioni di chi esporta”, ovvero esponendo le problematiche tecnico/pratiche di un'entità di primo piano che opera in questo mercato, per soffermarsi poi sulle prospettive che il medesimo offre sia a livello di consumi locali che di vendite attribuibili, da una parte ad una certa fascia di consumatori indiani e dall'altra ad una larga fascia di consumatori stranieri.
“Prezzi performance e considerazioni di chi vende”
o meglio di chi vende “grandi numeri”

Carlo Boggione - Direttore marketing Giordano Vini
"Vino per corrispondenza: un settore in forte espansione"
Entreremo quindi nel vivo della questione con Carlo Boggione, direttore marketing della Giordano Vini, ovvero della prima azienda italiana nelle vendite di vino per corrispondenza. “Vino per corrispondenza: un settore in forte espansione” è il titolo della relazione che Boggione esporrà, focalizzando non tanto i successi della Giordano Vini, ma cosa un’azienda di queste dimensioni ed importanza chiede alle cantine da cui si approvvigiona in fatto di tipologie, prezzi, servizi e packaging. Una relazione che certamente non mancherà di mettere a fuoco alcuni aspetti di un settore, quello della vendita per corrispondenza, di cui tutti parlano, ma pochi sanno.
Giuseppe Zerbo - Responsabile Category Manager Supermercati Pam
"Su prezzi e performance noi della grande distribuzione la pensiamo così"
Un approccio al mondo della produzione diverso da quello precedentemente illustrato da Carlo Boggione sarà certamente fatto da Giuseppe Zerbo, responsabile category manager supermercati del Gruppo Pam, i cui contenuti sono ben sintetizzati nel titolo “Su prezzi e performance noi della grande distribuzione la pensiamo così”. Infatti l'approccio verso il produttore e verso il consumatore di un'entità che vende per corrispondenza non può che essere assai diverso da quello di un gruppo leader specializzato nella iper e nella grande distribuzione. Aspetti che saranno ben focalizzati nell'ambito del 61° Congresso nazionale.
Giuseppe Monfrini - Marketing Manager Acquisti Food - Gruppo Metro
"Cash & Carry: una filosofia alquanto diversa"
Considerazioni ancora diverse quelle di Giuseppe Monfrini, direttore marketing del Centro Acquisti Food Beverage della Metro, che focalizzerà invece il suo intervento in “Cash & Carry: una filosofia alquanto diversa”. Sarà poi il dibattito sugli argomenti esposti a sviluppare i problemi pratici che interessano la categoria, ovvero quelli su cui enologi ed enotecnici ogni giorno si devono confrontare in cantina e sui quali vogliono avere indicazioni precise per svolgere al meglio il proprio lavoro, contenendo costi, aumentando la qualità, garantendo certe caratteristiche di fascia e di tipologia di territorio, ma guardando sempre con un occhio ai mercati di riferimento.
Tecnologia: come produrre per il mercato italiano"
Giuliano D'Ignazi - Direttore Terre Cortesi Moncaro
"Vinificazione in bianco in iper-riduzione"
La prima relazione, “Vinificazione in bianco in iper-riduzione”, sarà esposta da Giuliano D’Ignazi, direttore delle “Terre Cortesi Moncaro”, azienda leader marchigiana che da anni studia ed applica queste procedure tecnologiche ottenendo risultati di tutta considerazione. Si disquisirà quindi su una tecnica che l'obiettivo di esaltare i caratteri varietali dei vitigni, mantenendo il più possibile inalterato ciò che ritroviamo nel mosto, dopo che quest'ultimo si è arricchito di componenti.
Vincenzo Pepe - Direttore Cantine Giorgio Lungarotti
"Colore dei vini rossi: biosintesi, estrazione, stabilità"
La seconda relazione è stata assegnata alla competenza di un altro enologo, a Vincenzo Pepe, direttore delle Cantine Giorgio Lungarotti, con “Colore dei vini rossi: biosintesi, estrazione, stabilità”. Pepe prenderà in considerazione gli aspetti tecnici che mirano all’ottenimento di vini maggiormente colorati, più intensi e più “accesi”. Una relazione che metterà in luce come la conoscenza dei meccanismi di sintesi dei polifenoli nelle uve, la loro estraibilità nel corso della vinificazione e stabilità nei vini sono essenziali per produrre vini rossi che soddisfano le aspettative del consumatore.
Rudy Buratti - Direttore tecnico Castello Banfi di Montalcino
"Tannini dei vini rossi: biosintesi, estrazione, struttura"
La terza relazione “Tannini dei vini rossi: biosintesi, estrazione, struttura” è stata affidata alla competenza del collega Rudy Buratti, direttore della Banfi Montalcino, che farà principalmente riferimento alla struttura tecnica dei vini, cioè come questa può essere influenzata giocando sui parametri climatici, pedologici, ma anche attraverso le tecniche di cantina riferite, come dice il titolo, ad estrazione e struttura. Buratti illustrerà le positive esperienze che l'hanno portato a valorizzare in cantina quanto di eccellente si è prodotto in vigneto, mettendo a confronto tecniche che valorizzano il patrimonio enzimatico endogeno, con tecniche tradizionali o meno.
Luigi Moio - Docente di enologia Università di Foggia
"Dall'uva alla bottiglia: l'aroma varietale nei vini bianchi e rossi”
L’ultima relazione in programma in questo segmento considererà i parametri viticoli ed enologici che devono essere messi in atto per conservare il patrimonio olfattivo e varietale, sia nel caso di uve ad aroma primario che per potenziare i profumi di fermentazione alcolica e di fermentazione malolattica, nel caso di uve piuttosto neutre sotto il profilo aromatico. Argomenti che sono stati affidati alle conoscenze di un altro enologo, Luigi Moio, docente di enologia all’Università di Foggia, che esporrà i concetti prima esposti riassunti in “Dall’uva alla bottiglia: l’aroma varietale nei vini bianchi e rossi”.

Assoenologi d'accordo su Ocm vino: "è filosofia di qualità"
Una riforma che piace agli enologi: l'impostazione dell' organizzazione comune di mercato (Ocm) del vino parte con il piede giusto. Una posizione ufficializzata dal direttore generale di Assoenologi, Giuseppe Martelli, che non ha dubbi: "concordiamo perfettamente con questa filosofia".
I perché sono presto detti. "Per esempio - spiega Martelli - l'estirpazione è una cosa che abbiamo proposto da tempo ma il tutto deve rientrare in una logica che oggi in Italia è ancora carente perché non sappiamo esattamente qual è il Vigneto Italia, qual è la nostra consistenza in termini di ettaraggio di viti e quando si parla di estirpazione bisogna avere dati certi".
Ma il direttore di Assoenologi non si ferma qui: "per quanto riguarda la proroga al 2013, siamo d'accordo perché entro il 2013 si dovrebbe riequilibrare il settore e non ci dovrebbero essere sperequazioni tra chi ha acquisito i diritti al reimpianto pagandoli anche profumatamente e chi invece, poi, se li trova magari liberalizzati".
Anche per quanto riguarda l'abolizione degli aiuti Assoenologi ha una posizione ferma. "E' una battaglia che noi portiamo avanti da diversi anni - continua Martelli - gli aiuti sono un problema per il settore e non un toccasana; molti dei problemi che il settore ha dipendono dagli aiuti, diciamo così, 'a pioggia'. Non siamo quelli che dicono di stabilire un libero mercato 'tout court', però siamo favorevoli a togliere gli aiuti in modo da spronare chi lavora bene e per chi lavora male o di adeguarsi alle nuove norme o di abbandonare, non ricevendo sussidi per tirare avanti".
In particolar modo Assoenolgi è d'accordo ad abolire l'aiuto all'arricchimento perché "tutti i Paesi dell'Ue dovrebbero arricchire con prodotti derivanti dal vigneto, ovvero con mosti concentrati o mostri concentrati rettificati, non come avviene oggi che in Italia si arricchisce con prodotti derivanti dal vigneto ed altri, come la Francia che arricchisce con il saccarosio. Se questa diventa una norma comunitaria tutti i Paesi si dovranno adeguare". Assoenologi è, dunque, allineata con queste proposte.
"D'altra parte si tratta di cose che da noi sono state già da tempo avallate - conclude Martelli - e auspichiamo che la linea sia veloce perché o noi attuiamo questa riforma in tempi brevi, o tra dieci anni se saremo ancora qui a parlare, tutte queste cose potrebbero essere ribaltate e rischieremmo di fare l' ennesima riforma già superata. E' una riforma forte, ma noi abbiamo sempre detto che con un po' di ognuno per far contenti tutti non si può andare avanti".

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