Il vino, quest’anno, sarà uno dei protagonisti indiscussi - grazie ad un’offerta di iniziative, conferenze, degustazioni, attività didattiche davvero straordinaria - del Salone Internazionale del Gusto (www.salonedelgusto.it), organizzato da Slow Food e Regione Piemonte (e, quest’anno, anche, per la prima volta, dalla Città di Torino), a Torino dal 26 al 30 ottobre, dal ’96 appuntamento costante per chi vuole scoprire, conoscere e apprezzare il meraviglioso mondo dell’enogastronomia.
L’iniziativa, dove il vino la farà da padrone, sono i Laboratori del Gusto: degli oltre 160 Laboratori, più di un centinaio vedono il vino come uno degli attori principali con degustazioni, verticali, confronti, o in abbinamento a prodotti gastronomici d’eccellenza.
“Ma il sodalizio tra Slow Food e i produttori non finisce con i Laboratori (il vino non sarà infatti l’unica bevanda alcolica protagonista ai Laboratori del Gusto …): il vino - si legge nella nota stampa di Slow Food - fa parte della storia del movimento internazionale, è maturato e si è rafforzato negli anni. Il frutto di questa collaborazione si è concretizzata anche per questa edizione con l’Enoteca, vetrina dei produttori costruita a loro misura, ma al contempo rispondente alle aspettattive degli appassionati. In un ambiente adatto a una degustazione piacevole e comoda, sono proposti i vini segnalati in Vini d’Italia e Guida al vino quotidiano e una selezione delle migliori etichette dell’enologia mondiale. L’Enoteca offre inoltre aree che propongono cibi in degustazione per esaltare il calice prescelto: dalla pasta al pesce, crudo o cucinato con il “cous cous” o nella classica zuppa, fino al dolce.
Quindi, la presentazione di “Vini d’Italia 2007”, curata da Slow Food Editore e Gambero Rosso, che è legato un altro grande evento: la degustazione dei Tre Bicchieri 2007, il massimo riconoscimento assegnato dalla guida (che quest’anno, stando ai rumors di WineNews, vedrà anche il debutto dei “Tre bicchieri verdi”, ovvero “vini buoni, puliti e giusti”, ndr). L’appuntamento è per il 28 ottobre (ore 10,30) all’Auditorium Giovanni Agnelli per la presentazione e la celebrazione dei migliori rappresentanti dell’enologia nazionale. Quindi, degustazione, dalle ore 16, nella suggestiva rampa di salita dell’ex pista di prova del Lingotto.
Questi i Laboratori di vini, italiani e non italiani,
che WineNews ha selezionato …
Laboratori del Gusto - I vini non italiani ...
Giovedì 26 ottobre, ore 15
Verticale di Château Musar
Dal Libano, terra da cui sembra aver avuto inizio l’arte di fare vino, degustazione in verticale di sei millesimi 1996, 1995, 1980, 1977, 1969, 1964 di Château Musar. Partecipa Serge Hochar, proprietario di Château Musar i cui vigneti sono situati nella valle della Bekaa, Libano. Centosessanta ettari di proprietà, con alcuni appezzamenti la cui età è di 60-80 anni. Le produzioni sono bassissime e non superano i 40 quintali d’uva a ettaro. Nelle sue cantine riposano un milione di bottiglie con uno stock delle migliori annate dell’ultimo trentennio. Il Château Musar si caratterizza per la sua complessità e pienezza. Dopo un passaggio in tino, il vino rosso viene messo in barrique di quercia di Nevers per 12-15 mesi. Alla fine del secondo anno vengono assemblate le uve da vitigni cinsault, cabernet sauvignon e carignan. Dopo tre anni viene imbottigliato e riposa nelle cantine per altri tre anni. Il vino bianco Château Musar, dopo un passaggio in barrique di circa tre mesi, viene assemblato. L’imbottigliamento avviene dopo ben dieci anni d’invecchiamento.
Giovedì 26 ottobre, ore 20
Incontro con l’autore: Porto Croft
La Croft è una delle storiche case di Porto. Fondata nel 1678, prese l’attuale nome nel 1736 quando John Croft, commerciante dell’alta borghesia inglese originario dello Yorkshire entrò socio nell’azienda. Fiore all’occhiello della casa è la famosa Quinta da Roeda, una delle proprietà più rinomate della valle del Douro. Vega Cabral, poeta del XIX secolo, la definì così: «Se la regione viticola fosse un anello d’oro, Roeda ne sarebbe il diamante». Senza dubbio è un vigneto riconosciuto tra i migliori per la produzione del porto. Luis Carneiro, sales manager della Croft, racconta come il grande vino fortificato portoghese, protagonista nel passato di floridi scambi commerciali, conserva ancora oggi il suo fascino e la sua eleganza nei diversi stili. Occasione unica per assaggiare i porto Vintage 1977, Quinta da Roeda 1997 e Vintage 2003.
Venerdì 27 ottobre, ore 20
Le Donne del Tokaji
Talentuose donne del vino hanno riportato l’enologia ungherese a grandi livelli. Le due più famose sono Stéphanie Berecz e Izabella Zwack. La prima, che per l’occasione presenta il suo Disnoko Aszu 6 puttonyos 1999, è arrivata in Ungheria dalla Francia nel 1993. Enologa, si è sposata nel 1996 con Zsolt e assieme hanno fondato in una cantina secolare la Kikelet («primavera» in ungherese). La caratteritica di questa tenuta è l’insieme dei vitigni: 60% Hàrslevelü e 40% Furmint, con una vinificazione particolare, macerazione breve, fermentazione naturale bloccata, nell’intenzione di preservare gli aromi primari. Izabella Zwack, dal 2004 è la responsabile del reparto vini all’interno del colosso delle bevande alcoliche Zwack Unicum Rt. È cresciuta in Italia, e girando per il mondo ha acquisito l’esperienza necessaria da famosi enologi, tra cui Robert Drouhin, Daniel Schuster e Vanya Cullen. Izabella ha le idee molto chiare: «Con il mio background di produttore di vino, sto cercando di portare il tocco familiare anche all’interno del mio reparto. Siamo interessati ai vini pregiati, il nostro scopo è quello di riportare i vini ungheresi sullo scenario internazionale». In questo Laboratorio si può degustare la sua etichetta migliore, il Tokaji Dobogò.
Venerdì 27 ottobre, ore 18 Sauternes Médeville in verticale I Médeville sono una storica e prestigiosa famiglia del bordolese, proprietari nel Sauternes di Château Gillette e Chåteau Les Justices. Julie, al contrario delle due sorelle maggiori, da sempre ha voluto diventare una produttrice di vino. Dopo gli studi di giurisprudenza, ha lavorato a fianco dei suoi genitori per 7 anni e nel 2004, a 31 anni, è diventata proprietaria dell’azienda di famiglia. Il Gillette Crème de tête è un prodotto eccezionale, ottenuto da un lunghissino invecchiamento (almeno vent’anni) in acciaio, per mantenere le caratteristiche dei più grandi Sauternes. In degustazione le annate 1985, 1983, 1979, 1975, 1971 e 1953.
Venerdì 27 ottobre, ore 18
Seduzioni con il vino rancio secco
Piccola regione francese di cultura catalana, il Roussillon - che corrisponde essenzialmente ai Pirenei orientali, la provincia più meridionale della Francia - vede la catena montuosa precipitare a strapiombo nel mar Mediterraneo, proprio all’altezza di Banyuls. Le vigne sono coltivate sia sulla costa (cru di Collioure e Banyuls), sia nell’interno (Maury, Rivesaltes, Côtes-du-Roussillon). Il Rancio secco (Presidio Slow Food) - ricavato abitualmente dai vitigni grenache o maccabeu, gli stessi usati per la produzione dei vini dolci Banyuls, Maury, Rivesaltes - ha secoli di storia e testimonia la tradizionale cultura vitivinicola del Roussillon: era questo il vino di Banyuls prima delle variazioni normative sull’alcool nei vini dolci naturali (Vdn). Un cambiamento che ha permesso di produrre vino dolce aggiungendo zucchero, e dunque alcool, (per bloccare la fermentazione naturale) e che ha provocato inevitabilmente un mutamento del loro sapore tradizionale. Questo vino è definito secco perché è completamente fermentato: tutto il suo zucchero si è trasformato in alcool. L’aggettivo “rancio” è invece legato all’affinamento in un ambiente ossidativo: all’aria aperta e dentro botti non colme. Per evolvere positivamente in queste condizioni, deve possedere un’elevata gradazione alcolica. Un rancio può sostituire egregiamente un cognac o un armagnac a fine pasto, magari esaltando il sapore di un sigaro.
Sabato 28 ottobre, ore 12
Dugat-Py: l’esaltazione dei terroir della Côte de Nuits
La cantina di Bernard Dugat è antichissima con volte in pietra a testimoniare quanto resta di una piccola abbazia dove attorno all'anno Mille si produceva vino da messa. Nove in tutto gli ettari di proprietà, tra Gevrey-Chambertin e dintorni e gli acquisti recenti, in Côte de Beaune, tra Pommard, Chassagne-Montrachet e Meursault. I vigneti si trovano in una quindicina di zone diverse, caratteristica comune a gran parte della Borgogna, che ha vigneti ovunque, molto parcellizzati in seguito alla vendita, dopo la Rivoluzione Francese, dei beni appartenuti alla Chiesa. Tutti i vigneti, da quelli dietro alla cantina agli altri di Gevrey-Chambertin e quelli della Côte de Beaune, sono essenzialmente piantati a pinot nero, una selezione locale frutto di decenni di esperienza e di segreti tramandati da padre in figlio. Le uniche uve a bacca bianca, chardonnay, sono quelle di Meursault e di Chassagne-Montrachet. I filari sono strettissimi, caratteristica tipica della Borgogna, con una densità che varia tra le 10 000 e le 15 000 piante per ettaro. Un tempo - ma oggi accade ancora, per esempio alla Romanée-Conti - gli spazi tra i filari si lavoravano solo con l'aiuto del cavallo e alcune piante di vite di Bernard Dugat, che hanno circa un secolo, sono lì a dimostrare tutto l'antico savoir-faire di questa spettacolosa regione. I grappoli di pinot nero sono generalmente diraspati, ma dipende dalle annate, e quindi fermentano e rimangono per tre, quattro settimane in vasche di cemento. Bernard usa solo lieviti naturali, nessuna pratica di raffreddamento dei mosti, tutto secondo natura. Il vino finisce quindi in botte, in Borgogna li chiamano tonneaux, contengono 228 litri. Dugat non accetta visite in azienda e offre quindi l’occasione unica per scoprire i terroir di Gevrey-Chambertin, Coeur de Roy, i premier cru Champeaux e Petite Chapelle e i grandi cru Charmes-Chambertin e Mazoyères-Chambertin della vendemmia 2004.
Domenica 29 ottobre, ore 18
Grandi vini di grenache
Dal 2001 i convivium Slow Food di Châteauneuf-du-Pape, Roussillon e Tarragona organizzano le “Giornate internazionali della grenache”, evento incentrato su questo vitigno che agisce come “rivelatore di terroir”, capace di plasmare l’identità dei grandi vini del Mediterraneo. Alla base, il concetto sotteso a queste Giornate, nate dalla collaborazione tra Jean Lhéritier e Marc Parcé, due catalani animati dalla medesima passione per il gusto e l’autenticità, non potrebbe essere più semplice: fare comunicazione sul grenache e promuovere i vini prodotti da questo vitigno. Effettivamente, a dispetto del fatto che si tratti, per quantità di esemplari impiantati, del secondo vitigno al mondo (240 000 ettari di vigneto contro i 423 000 dell’airen spagnolo) e che i vini che se ne producono (Châteauneuf-du-Pape, Priorato, Banyuls …) si ritrovino spesso nelle posizioni alte delle classifiche stabilite dai più grandi degustatori del mondo, il grenache in quanto tale soffre di una inesplicabile mancanza di notorietà. Sebbene si presenti al tempo stesso come un simbolo della viticoltura e dell’identità mediterranea, come un indicatore di terroir e, infine, come un vitigno strutturante nel caso venga utilizzato come base per un assemblaggio. Vignaioli provenienti dai quattro territori di Châteauneuf-du-Pape e Roussillon (Francia), Priorato (Spagna) e Sardegna (Italia) portano i loro vini e parlano delle caratteristiche di questo vitigno.
Domenica 29 ottobre, ore 21
Geografia della botrytis: nord, centro, sud
Il gotha dei vini botritizzati in un viaggio virtuale attraverso l’Europa con i più grandi maestri della muffa nobile. Egon Müller dalla Mosella, proprietario di una tenuta di soli 7 ettari nel famoso vigneto Sharzhofberg sulle rive del fiume Saar è considerato uno dei migliori produttori di vino della zona. La parte dello Sharzhofberg posseduta dalla famiglia Müller, già dal diciottesimo secolo, è dominata dal riesling. Alois Kracher da Illmitz, Burgenland, un quarantaduenne spinto verso mete sempre più ambiziose dall’ossessione per la qualità e dalla passione per le scoperte. Leader riconosciuto della viticoltura austriaca, è entrato nel mito con una serie di vini dolci botritizzati che gli appassionati di tutto il mondo si contendono. Lur Saluces è proprietario di Château de Fargues, un esempio unico di longevità patrimoniale poiché appartiene alla stessa famiglia da più di mezzo millennio. Una tenuta costituita da 170 ettari che si estendono attorno al castello tra boschi, stagni, pascoli e naturalmente vigne. Per l’occasione Lur Saluces presenta orgogliosamente il suo Sauternes Château de Fargues.
Lunedì 30 ottobre, ore 12
Agricoltura e vini vivi d’Italia
Proteggere e rispettare la materia vivente (microflora, lieviti, …) dalla vigna al bicchiere. Questo è il progetto ambizioso di alcuni vignaioli francesi che hanno scelto un modello di agricoltura che tenga conto della vita nella sua globalità, così da offrire vini il più possibile naturali. Olivier Cousin di Anjou (Loira), è noto per il suo impegno nel rilancio dell’impiego del cavallo nei lavori in vigna e i metodi tradizionali nella produzione del vino: addirittura usa pigiare l’uva con i piedi! Bernard Bellahsen (Coteaux du Languedoc, Languedoc-Roussillon) concepisce un modello d’agricoltura non industriale e anche lui persegue il rispetto della terra fino a utilizzare il cavallo nei lavori in vigna. Personaggio estroso, diffonde canti gregoriani nella cantina perchè, afferma lui, sono un elemento indispensabile per la qualità del vino. E degustando le sue produzioni, Pirouette e Coulisse, certo non si può dargli torto. Questi uomini di vino hanno veramente riscoperto il rapporto ancestrale con la terra.
Laboratori del Gusto - I vini italiani …
Domenica 29 ottobre, ore 18
Grana Padano e Brunello di Montalcino
Due verticali di due grandi prodotti italiani che il mondo ci invidia e piacere raddoppiato. Cinque diverse stagionature di Grana Padano, selezionate dal Consorzio di Tutela Grana Padano, si accompagneranno a cinque annate, dal 1997 al 2001, del Brunello di Montalcino Poggio alle Mura di Castello Banfi di Montalcino (Siena).
Domenica 29 ottobre, ore 21
Sagrantino di Montefalco in verticale
La cantina Arnaldo Caprai è stata eletta Cantina dell'Anno dalla guida Vini d'Italia 2006. Con la partecipazione di Marco Caprai degusterete il vino che ha fatto grande la sua azienda nel mondo, il Montefalco Sagrantino 25 anni, proposto nei millesimi: 2003, 2001, 2000, 1999, 1998 e 1997 per scoprire l'eleganza e la complessità di un vino italiano unico.
Domenica 29 ottobre, ore 21
Crudo e cotto: razze a confronto
Sergio Capaldo, che con la cooperativa La Granda ha dato impulso all'allevamento e commercializzazione della carne bovina di razza piemontese del Presidio Slow Food, vi guiderà nell'assaggio comparato di tre differenti carni da capi di razza maremmana, podolica e romagnola proposte sia in versione cruda (battuta al coltello), sia cotta facendo uso del sottovuoto. In abbinamento una selezione dei vini delle aziende vinicole italiane del gruppo Zonin.
Lunedì 30 ottobre, ore 12
De Cecco e Zenobi
Connubio tutto abruzzese per esaltare una delle migliori paste italiane. L'osteria Zenobi della contrada Rio Moro di Colonnella (Te), gestita dalla famiglia Corradetti, interpreterà la pasta De Cecco presentandovi due ricette elaborate con le materie prime eccezionali della regione. In abbinamento il Primovolo, a base di barbera, merlot e sangiovese, opera comune delle tre cantine Rocca delle Macìe (Toscana), La Montecchia (Veneto) e Villa Giada (Piemonte).
Venerdì 27 ottobre, ore 12
La renaissance della carne scozzese
In collaborazione con Quality Meat Scotland impegnata a sostenere il comparto carneo scozzese in tutta la sua filiera - dagli allevatori, ai macelli sino ai reparti di trasformazione ed esportazione - degusterete una serie di carni rosse bovine e bianche di agnello di razze autoctone della Scozia: Aberdeen-Angus, Highland Cattle e Galloway per le prime e Scottish Blackface, North Country Cheviot e Orkney Lamb per le seconde. In abbinamento i vini delle cantine italiane La Vis-Valle Cembra (Trento) e Guido Berlucchi & C. (Brescia).
Venerdì 27 ottobre, ore 15
Vitigni autoctoni: il sangiovese e i suoi territori d'elezione
E' il vitigno a bacca rossa più coltivato d'Italia e ha radici storiche che affondano nel territorio dell'Appennino centrale tra Umbria, Marche, Romagna e Toscana. Degustazione di vini provenienti da diversi territori: Brunello di Montalcino (Col d'Orcia), Chianti Classico (Melini), Chianti Rufina (Marchesi de' Frescobaldi), Bolgheri (Satta), Nobile di Montepulciano (Avignonesi) dalla Toscana; Sangiovese di Romagna (Fattoria Zerbina) dall'Emilia-Romagna e Torgiano Rosso (Lungarotti) dall'Umbria.
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