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MADE IN ITALY - COLDIRETTI: STOP AL PARMIGIANO REGGIANO FATTO IN GERMANIA. ALLARME NUOVE TRAPPOLE: ARRIVA PRIMO VINO AI TRUCIOLI E VIA LIBERA AD OLIO ITALIANO DA OLIVE TUNISINE

Dopo una lunga battaglia durata oltre cinque anni la Corte di Giustizia Europea si prepara a pronunciarsi contro la produzione e vendita di falso Parmigiano Reggiano sulla base della decisione della Commissione Europea che ha chiesto la condanna per la Germania responsabile di avere immesso sul mercato il falso formaggio made in Italy denominato Parmesan. Lo afferma la Coldiretti in riferimento all’udienza che avrà luogo il 13 febbraio in Lussemburgo sottolinea, la portata di una decisione storica a salvaguardia del patrimonio alimentare italiano contro il quale sono però in arrivo nuove pericolose trappole. L’auspicata conclusione positiva per il prodotto alimentare italiano più imitato all’estero è un segnale incoraggiante per i mercati internazionali dove ingannevolmente circolano Parmesao in Brasile, Regianito in Argentina, Reggiano e Parmesano in tutto il Sudamerica, Parmeson in Cina o Parmesan dagli Stati Uniti al Canada, dall'Australia fino al Giappone. Si tratta però solo dell’ultima delle vertenze ancora aperte per la difesa del made in Italy minacciato più dalla burocrazia che dai mercati. Nel 2007 arriverà sulle tavole degli italiani il primo vino made in Italy invecchiato con la segatura anziché con la maturazione in botti di legno mentre dal 31 marzo nel richiedere il tokai non sarà più offerto del buon vino secco friulano ma la bevanda ungherese da dessert.
A livello comunitario - continua la Coldiretti - è in agguato il via libera alla contaminazione Ogm dei prodotti biologici senza alcuna indicazione in etichetta per i consumatori mentre i vincoli igienico sanitari posti alla produzione di formaggi a latte crudo rischiano di far scomparire la produzione negli alpeggi. E una battaglia è in corso per difendere la denominazione di pomodoro ciliegino dalla omologazione nella categoria generica dei pomodori con un grave danno commerciale per una delle produzioni nazionali più tipiche.
Ma quasi provocatoria è la recente proposta di etichetta made in Europe dopo che è stato minacciato l’avvio di una procedura di infrazione sull’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti che rischia di gettare nell’anonimato la produzione nazionale caratterizzata da una cultura, un territorio e una tradizione alimentare unica al mondo. Una proposta che - sottolinea la Coldiretti - rende ancora più grave il tentativo di colpo di spugna previsto nella legge comunitaria 2007 che sancisce la cancellazione dell'obbligo di indicare nell’etichetta la provenienza degli alimenti introdotto per garantire la competitività del made in Italy e difendere la salute dei cittadini consumatori, dopo le recenti emergenze sanitarie come l'influenza aviaria e la mucca pazza.
Una iniziativa che di fatto significa un via libera alla possibilità di “spacciare” come made in Italy miscugli di olio spremuto da olive spagnole, greche e tunisine, i prosciutti ottenuti da maiali allevati in Olanda e Danimarca o addirittura la macedonia in scatola composta da ananas e acini di uva extracomunitaria, prugne bulgare e pere cinesi.
Per l’Italia è evidente la necessità di svolgere - sottolinea la Coldiretti - una funzione di avanguardia in Europa nelle politiche rivolte alla sicurezza alimentare e di accelerare con coerenza il percorso già intrapreso a livello comunitario con l'estensione a tutti i prodotti alimentari dell'obbligo (già in vigore nella UE per carne bovina, uova, miele, ortofrutta fresca) di indicare nelle etichette l'origine della componente agricola impiegata.
L’Italia, dove l’etichettatura di origine è stata prevista, grazie alla mobilitazione della Coldiretti, anche per il latte fresco, per la carne di pollo e per la passata di pomodoro, non può tornare indietro ma deve continuare con decisione la battaglia in Europa per togliere dall'anonimato tutti gli alimenti per garantire la trasparenza di mercato e dare valore all’agricoltura italiana che ha fatto la scelta di una campagna libera da organismi geneticamente modificati conquistando la leadership europea nel biologico e nei prodotti tipici.
L’agroalimentare made in Italy vale oltre 180 miliardi di euro (108 dell’industria alimentare) e rappresenta circa il 15 % del Prodotto Interno lordo (Pil), secondo solo al comparto manufatturiero. Un risultato ottenuto grazie all’impegno di un milione di imprese presenti in Italia che curano un territorio di quasi 15 milioni di ettari. Una attività che ha consentito di raggiungere primati quantitativi con l’agricoltura italiana che è in Europa il primo produttore di riso, tabacco, grano duro, frutta fresca e ortaggi freschi; il secondo produttore di fiori, uova, pollame vini e mosti; il terzo produttore di carni bovine, barbabietola da zucchero e frumento.

La qualità del “made in Italy” a tavola da difendere
Etichettatura di origine e made in Europe
L’Unione Europea da una parte propone l’etichetta made in Europe e dall’altra minaccia l’avvio di una procedura di infrazione nei confronti della legge italiana 204 del 2004 ottenuta grazie all’iniziativa di legge popolare della Coldiretti con la raccolta di un milione di firme e che prevede l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti con l’emanazione di appositi decreti per ogni singolo prodotto. La proposta di legge comunitaria 2007 presentata al Parlamento italiano prevede l'abrogazione della norma base. Una iniziativa contro la quale sono state presentate mozioni bipartisan e annunciate manifestazioni da parte della Coldiretti e altre associazioni ambientaliste e dei consumatori che difendono la legge.
Vino con i trucioli
Nel 2007 arriverà sul mercato il primo vino made in Italy invecchiato con i trucioli. L’Unione europea ha dato il via libera all'utilizzo dei trucioli per “l’invecchiamento artificale” lasciando però ai singoli paesi di limitarlo per le proprie produzioni. L’Italia ha scelto di vietarlo solo nei vini Doc e Docg che rappresentano meno del 30 per cento del vino made in Italy. Una soluzione che non ha soddisfatto un vasto schieramento di organizzazioni dalla Coldiretti a Slow food, dalle Città del vino a Legambiente che hanno presentato ricorso al Tar con l'obiettivo di estendere il divieto anche ai vini Igt.
Pomodorini a grappolo
E’ in corso una battaglia per difendere la denominazione di pomodoro ciliegino dalla omologazione nella categoria generica dei pomodori con un grave danno commerciale per una delle produzioni nazionali più tipiche.
Norme igieniche e sanitarie dei prodotti a latte crudo
I vincoli igienico sanitari posti alla produzione dei formaggi a latte crudo che mettono in crisi anche le tradizioni degli alpeggi per i quali occorre chiedere deroghe alle norme comunitarie.
Organismi geneticamente modificati (Ogm)
Allarme per il rischio di un via libera alla contaminazione delle sementi e dei prodotti biologici ma anche per le nuove norme sulla coesistenza.
Tokai
Dal 31 marzo 2007 i viticoltori italiani non potranno menzionare in etichetta il termine Tokai sulla base di una sentenza della Corte di Giustizia Europea.
Parmesan e imitazioni prodotti tipici
La sentenza per impedire l’utilizzo del termine parmesan colpisce il caso piu’ eclatante di falsificazione. Il commercio mondiale delle imitazioni di prodotti alimentari made in Italy vale 50 miliardi di euro pari a circa la metà dell'intero fatturato del settore originale secondo una analisi della Coldiretti, con casi vistosi di cibi italiani taroccati nei diversi continenti, dall'Europa all'Asia, dall'Oceania all’America. Se negli Usa si vendono salsa e conserva di pomodoro “Contadina“ (Roma style) trasformata in California, provolone del Wisconsin e Mozzarella del Minnesota, in Australia si producono Salsa Bolognese e formaggi Mozzarella, Ricotta, Parmesan “Perfect italiano” con bandiera tricolore in etichetta, mentre in Cina l'industria locale offre pomodorini di collina, Parmeson, Caciotta (Italian cheese) e addirittura Pecorino (Italian cheese), ma con raffigurata sulla confezione una mucca al posto della pecora.
Fonte: elaborazioni Coldiretti

L’agroalimentare “made in italy” in cifre
L’agroalimentare made in Italy vale oltre 180 miliardi di Euro (108 dell’industria alimentare) e rappresenta il 15% del Prodotto Interno lordo (Pil), secondo solo al comparto manufatturiero. Un risultato ottenuto grazie all’impegno di quasi un milione di imprese agricole presenti in Italia che curano un territorio di quasi 15 milioni di ettari. Una attività che ha consentito di raggiungere primati quantitativi con l’agricoltura italiana che è in Europa il primo produttore di riso, tabacco, frutta fresca e ortaggi freschi; il secondo produttore di fiori, uova, pollame vini e mosti; il terzo produttore di carne bovine, barbabietola da zucchero, di frumento. L’agricoltura italiana ha fatto la scelta di una campagna libera da organismi geneticamente modificati, che ha conquistato la leadership europea nel biologico e nei prodotti tipici. In Italia si trovano un terzo delle imprese biologiche europee e un quarto della superficie bio dell’Unione superando il milione di ettari (1.067.101,66 ettari ) con 49.859 imprese agricole.

La leadership nel patrimonio enogastronomico da proteggere
4255 - Prodotti tradizionali censiti dalle Regioni
155 - Prodotti a denominazione o indicazione di origine protetta riconosciuta dall’Unione Europea Dop/Igp (47 prodotti ortofrutticoli, 37 oli extravergini di oliva, 32 formaggi, 28 prodotti a base di carne, 3 prodotti da panetteria, 3 spezie o essenze, 2 aceti, 2 prodotti di carne e 1 miele).
481 - Vini a denominazione di origine controllata (Doc), controllata e garantita (Docg) e a indicazione geografica tipica (327 vini Doc, 34 Docg e 120 Igt pari ad oltre il 60% della produzione vinicola nazionale).
Fonte: elaborazioni Coldiretti

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