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22 milioni di internauti solo in Italia, potenziali consumatori che gli imprenditori del vino sembrano ignorare … Poche cantine investono in comunicazione e offrono e-commerce, che invece cresce in altri settori ...
di Federico Pizzinelli

22 milioni di internauti solo in Italia, una platea di potenziali consumatori, che il mondo del vino italiano sembra quasi ignorare. Senza contare la possibilità, per ora mancata, di raggiungere i mercati dei paesi lontani a costi bassissimi. Sono ancora troppo poche le aziende vinicole italiane che hanno capito le potenzialità di Internet, non solo come mezzo di comunicazione d’eccellenza del nostro secolo, ma vetrina elettronica del futuro. È questa la fotografia scattata dall’indagine “Cantine in web” 2006 di www.winenews.it, uno dei siti di comunicazione sul mondo del vino più cliccati, dopo aver analizzato oltre 2000 siti di aziende vitivinicole italiane.
A casa, in albergo, in treno, attraverso un computer portatile, un palmare o un telefonino quasi chiunque e dovunque può avere accesso ad una quantità infinita, e sempre in espansione, di informazioni, servizi e curiosità da e su ogni parte del mondo industrializzato, a velocità sempre maggiori e a prezzi sempre più bassi. Ma nonostante i dati recenti parlino di un aumento massiccio dell’utilizzo della Rete da parte di persone di ogni età ed estrazione sociale, e dimostrino che oltre il 50% dell’utenza che naviga su banda larga, solo una ristretta cerchia di produttori nazionali, stando sempre all’analisi di www.winenews.it, sembra voler investire sul web per ampliare il proprio raggio d’azione.
Ed è difficile fare luce sui perché: Internet oggi vuol dire accessibilità universale, immediatezza, possibilità di un rapporto diretto tra produttore e consumatore, vendita a distanza senza intermediari. Ma questi concetti non sembrano riuscire a sfondare tra botti e cantine, che danno vita ad uno degli ambasciatori più convincenti dell’eccellenza italiana. Incomprensibile ritardo, se si considera che il vino italiano avverte sempre di più la concorrenza degli altri Paesi produttori, specialmente nella corsa per la conquista di mercati emergenti, come Cina e India, che tra l’altro stanno vivendo un momento di crescita anche dal punto di vista della diffusione della tecnologia. Internet costituirebbe sicuramente un’arma fondamentale, una finestra costantemente aperta sul “villaggio globale”.
Ma buona parte del mondo del vino, per ora resta a guardare: navigando tra oltre 2.000 web site - come ha fatto www.winenews.it nella sua indagine “Cantine in web” 2006 (le 5 “chioccioline”, massimo punteggio, andato a solo 6 siti: Planeta, Donnafugata, Tasca d’Almerita, Duca di Salaparuta, Santa Margherita) - qualche timido segnale sembra arrivare, ma siamo ancora lontani da livelli di eccellenza; eccellenza che, invece, il vino italiano rappresenta a livello mondiale, come uno dei maggiori ambasciatori del made in Italy; una ragione in più per restare al passo di altri simboli della qualità italiana come moda, auto, mobili, design e nautica solo per citare i principali, che, invece, investono nella comunicazione e sul web, ottenendo importanti risultati, in termini economici e di immagine.
Da notare la quasi totale assenza dell’e-commerce, ossia di cantine che vendono direttamente i loro vini su internet. Un dato su tutti: non esistono dati ufficiali sull’e-commerce di vino e neanche stime più o meno ufficiose. Cosa che va in totale controtendenza con gli ultimi dati diffusi dalla ricerca Digital Payment, realizzata da Commstrategy sulla base dei dati Nielsen/NetRatings, nell’ultimo trimestre 2006: 2,2 milioni di italiani, il 10% di chi naviga fa shopping on-line, ben il 66% degli internauti consulta Internet per orientarsi gli acquisti. Il mondo del vino in questo senso, rischia di accumulare troppo ritardo.

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