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UN VINO, UN RITUALE … ARRIVA IL VINO SACRO DEGLI EBREI: PROTAGONISTE OGGI 8 OTTOBRE A ROMA 85 ETICHETTE DI VINO KOSHER, DA ISRAELE E DAL RESTO DEL MONDO (IN ITALIA: FATTORIA SCOPONE, OPINIONI, FALESCO). LE PROPONE BIBENDA

Siete degli enoappassionati o più semplicemente dei curiosi dei prodotti tipici dal mondo? Non perdetevi questo pomeriggio l’occasione unica di fare un’escursione nel cosmo del vino sacro degli ebrei: il kasher.
Nell’Hotel Parco dei Principi, i Sommelier di Franco Ricci (info: 06/8550941, www.bibenda.it) ospitano le migliori etichette di vino kosher, provenienti da Israele e da tutto il mondo. 30 le aziende e 85 i vini proposti nel “Banco d’Assaggio” (con personale ebreo ortodosso per i vini non pastorizzati) per andare alla scoperta del kosher, che, lungi dall’essere solo una modalità di cucinare e fare vino, si rivela una vera e propria filosofia di vita, una pratica di regole alimentari dettate da precetti religiosi irrinunciabili da applicare con rigore.
Le regole ebraiche per fare il vino kosher, infatti, sono tuttora molto rigorose: non deve contenere ingredienti proibiti come grassi, vitamine, conservanti ricavati da animali proibiti; bisogna, inoltre, evitare qualsiasi elemento di lievitazione e deve essere lavorato solo da ebrei.

L’approfondimento - La ritualità kosher
Il termine kosher (che significa idoneo, adatto, puro) deriva da kosherut, l’insieme delle regole alimentari dettate dalla religione ebraica. Il consumo di vino è prescritto nei principali riti ebraici, dalla circoncisione, al matrimonio, alle cerimonie funebri, e chiaramente deve trattarsi di vino kosher. Senza addentrarci in spiegazioni eccessivamente dettagliate, ricordiamo semplicemente che le regole alimentari - che investono anche il vino - sono tratte dal Pentateuco (i primi cinque libri della Bibbia), in ebraico definito Torah, vale a dire Legge, Istruzione, e che kosher significa idoneo, adatto, puro. I passaggi fondamentali delle prescrizioni riguardano il personale impiegato nella produzione, che deve essere formato esclusivamente da ebrei praticanti che operano sotto la supervisione di un rabbino, i macchinari utilizzati che devono essere purificati prima dell’uso, la regola di non utilizzare elementi che abbiano origine da animali proibiti e il fatto che la bottiglia per essere consumata da un ebreo non debba essere toccata da persone di religione diversa, a meno che non si tratti di vino mevushal, vale a dire pastorizzato. Quest’ultima norma è legata all’antica preoccupazione che il vino potesse essere utilizzato per rituali pagani, la pastorizzazione lo renderebbe inadatto a tale scopo.

Ais/BIbenda - Ecco tutte le aziende Kosher …

Israele: Domaine du Castel - Yarden - Carmel - Segal Barkan - Galil Mountain - Tabor Binyamina Winery - Terres Saintes - Ella Valley - Dalton - Bazelet Ha Golan - Tanya
Italia: Fattoria Scopone - Opinioni - Falesco
Francia: Château Pontet Canet - Château Yon Figeac - Château Giscours - Lèoville Poyferrè - Malartic Lagravière - Château Peyrat-Fourthon - La Demoiselle d’Haut Peyrat
Spagna: Capcanes - Ramon Cardava
Portogallo: Casa da Corca
Sudafrica: Backsberg Estate
Nuova zelanda: Goose Bay
Australia: Teal Lake
Argentina: Valero
California: Baron Herzog

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