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LA GUARDIA DI FINANZA SCOPRE TRUFFA NEL CHIANTI CLASSICO: SEQUESTRATI 47 ETTARI DI VIGNETI E 800.000 LITRI DI VINO ILLECITAMENTE DESTINATO ALLA DOCG. NEL 2006 IL CONSORZIO NE AVEVA GIA’ BLOCCATO LA CIRCOLAZIONE PER NON CONFORMITA’ AL DISCIPLINARE

La Guardia di Finanza di Siena ha sequestrato 47 ettari di vigneti nel Chianti e 800.000 litri di vino atto a divenire Chianti Classico Docg non genuini, nell’operazione chiamata “Clean Wine”. Il Nucleo di Polizia Tributaria ha così scoperto una maxitruffa nel settore vitivinicolo riuscendo in extremis ad evitare che oltre 1 milione di bottiglie di Chianti Classico Docg prive dei requisiti previsti dal Disciplinare di produzione fosse immesso sul mercato nazionale ed internazionale. Denunciati due proprietari di un’azienda agricola di Castelnuovo Berardenga ed il responsabile di cantina, per i reati di frode in commercio aggravata e false dichiarazioni.
Le indagini, iniziate nel periodo della vendemmia del 2006, hanno consentito di scoprire una sofisticata frode perpetrata dall’azienda agricola chiantigiana, che ha venduto a 3 importanti società leader nel settore, intere produzioni di vino Chianti Classico risultate prive dei requisiti stabiliti dal Disciplinare di produzione per fregiarsi della denominazione di origine controllata e garantita, fornendo loro autocertificazioni e documenti falsi in cui veniva assicurata la genuinità del prodotto, che nel breve periodo sarebbe stato immesso nei mercati nazionali ed internazionali con conseguente danno per le imprese acquirenti e soprattutto per i consumatori finali.
Da sottolineare che nei primi mesi del 2006, il Consorzio del Chianti Classico aveva già provveduto a bloccare la circolazione del prodotto in oggetto, non concedendo il parere di conformità per la sua commercializzazione, date le irregolarità amministrative riscontrate, ottenendo la legittimazione della posizione assunta anche dall’Autorità Giudiziaria senese.
L’impresa agricola compilava le denunce delle uve dichiarando sempre il massimo della produttività, mentre in realtà le potenzialità dei vigneti erano significativamente ridotte; il vino necessario per colmare la minore resa, veniva reperito in nero. Le Fiamme Gialle sono arrivate al risultato eseguendo un’approfondita attività informativa, cui sono seguite numerose perquisizioni, rilevamenti e riscontri di carattere amministrativo e contabile, nonché approfondite ispezioni sui vigneti, anche a mezzo di rilievi fotografici e con l’ausilio di consulenti tecnici.
L’articolata operazione di polizia giudiziaria, diretta dalla Procura della Repubblica di Siena, si è estesa anche nei comuni di Tavarnelle Val di Pesa, Figline Val d’Arno e Pontassieve, dove sono stati effettuati diversi sequestri presso importanti rivenditori all’ingrosso, per un totale pari a circa 800.000 litri che avrebbero inconsapevolmente immesso in commercio le false produzioni di Chianti Classico Docg. Ai responsabili, oltre alla denuncia per il reato di frode in commercio aggravata, e’ stata contestata una salatissima sanzione amministrativa ed altre sanzioni amministrative di natura fiscale. Tributi evasi (Iva) pari a circa 600 mila euro per omesse fatturazioni. L’intero quantitativo del prodotto sequestrato sarà restituito previo declassamento a vino comune da tavola.

La posizione - Marco Pallanti, presidente del Consorzio del Chianti Classico: “l’attività di controllo è un’operazione fondamentale. A nome di tutti i produttori seri, ringrazio la Guardia di Finanza per l’ottimo lavoro, sinergico ai nostri controlli” …
Il Consorzio Vino Chianti Classico prende atto dell’episodio di frode relativo al sequestro, nel suo territorio, da parte della Guardia di Finanza di 800.000 litri di vino atto a divenire Chianti Classico senza averne i requisiti. L’azienda implicata nella vicenda era già stata sottoposta ad attività di controllo da parte dello stesso Consorzio. “Sono sicuro in questo momento di interpretare il pensiero dei tantissimi seri produttori del Chianti Classico facendo un ringraziamento ufficiale alla Guardia di Finanza per questo lavoro sinergico con quello del nostro Ufficio ispettivo”. E’ quanto ha dichiarato oggi il presidente del Consorzio Vino Chianti Classico, Marco Pallanti.
“Il vino in oggetto quindi, a nostro giudizio, non sarebbe mai dovuto uscire sul mercato ma restare nelle cantine aziendali della ditta produttrice in attesa degli accertamenti del caso. Per le centinaia di produttori seri del nostro territorio conquistare le pagine dei giornali grazie a notizie come questa fa l’effetto di un pugno allo stomaco, per giunta tirato a tradimento. Dico questo perché in un momento florido del mercato come quello che stiamo vivendo, ma soprattutto dopo più di un decennio di costosi investimenti sia nei vigneti che nelle cantine, queste notizie rischiano di mettere a repentaglio l’immagine complessiva del Chianti Classico vanificando tutti i nostri sforzi”.
Il Consorzio del Chianti Classico ha ottenuto nel 2005 in via definitiva il potere di controllo erga omnes su tutta la Docg Chianti Classico, una funzione che sta esercitando con successo dal 2004.
“L’attività di controllo - conclude Pallanti - è un’operazione di fondamentale importanza che, date le dimensioni del territorio chiantigiano, richiede molto tempo. Ad oggi sono stati controllati infatti oltre 4000 Ha di vigneto, più della metà della superficie totale. E’ perciò che al fine di accelerare ulteriormente i tempi, il Consorzio ha deciso di raddoppiare il personale ispettivo.”

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