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“CALANO IN EUROPA I CONSUMI DI VINO E I VIGNETI”: LO SOTTOLINEA IL DIRETTORE GENERALE FEDERICO CASTELLUCCI, A CAPO DELL’ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE DELLA VIGNA E DEL VINO (OIV)

L’Italia resta il primo esportatore di vino al mondo, con una quota del 21% (in volume), davanti a Francia e Spagna, che si attestano al 17%, su un mercato in cui gli scambi internazionali sono aumentati dell’8,4% a 91 milioni di ettolitri. Lo segnala l’Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv), nella sua nota congiunturale pubblicata oggi a Parigi.
“Gli scambi internazionali sono arrivati - sottolinea il suo direttore generale, Federico Castellucci - al 38% del valore dei consumi mondiali, e sono in continua crescita. Nel 2002 la percentuale era del 29% e del 33,5% nel 2005. Calano, intanto, in Italia, Francia, Spagna e Portogallo, i consumi di vino, scesi di 1,5 milioni di ettolitri nel 2007, un calo compensato solo in parte dall’aumento registrato in Gran Bretagna e Germania; al di fuori dell’Europa, sono aumentati i consumi di vino soprattutto negli Usa, in Romania, Cile, Nuova Zelanda, Australia e Sudafrica.
“Se posso dare un consiglio agli europei è quello di puntare all’esportazione, di concentrarsi sull’export perché i consumi sembrano orientati a rimanere stazionari o anche a calare” spiega all’Ansa, Federico Castellucci che il 20 giugno dovrebbe essere riconfermato, per un secondo mandato, alla guida dell’Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv). All’Italia il consiglio di Castellucci è quello di mirare ora a un export di prodotti a maggiore valore aggiunto, di non accontentarsi cioé della leadership sul fronte del volume. “Alla componente valore è anche legata una componente di immagine che è trainante” spiega il “numero uno” dell’Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv), organizzazione intergovernativa che riunisce 43 stati produttori di uva e di vino. Tra le regioni più dinamiche nell’export vi é l’Oceania che, nel giro di pochi anni, è passata dall’1% al 10% del valore degli scambi mondiali.
Tra i fattori salienti, vi è anche l’ulteriore riduzione dei vigneti nell’Europa dei 27: nel 2007, la regressione è stata di 36.000 ettari, confermando così la tendenza di una riduzione media negli ultimi anni di 40.000 ettari. La coltura mondiale di vigneti è rimasta, però, quasi stabile perché nelle altre regioni vitivinicole sono stati piantati a vigna 27.000 ettari.
Nel 2007 è emerso anche il Brasile come un nuovo importante player nel vino, con un aumento del 30% della sua produzione. La Cina è, invece, in una fase di crescita più calma.
“L’evoluzione dei consumi non è così tumultuosa come si poteva pensare” dice Castellucci, segnalando che anche la produzione “é in rallentamento”. “E’ probabile, precisa, che stiano riflettendo se non conviene di più importare che piantare vigneti”.

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