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IL BRUNELLO DI MONTALCINO SOTTO INCHIESTA … 13 CANTINE NEL MIRINO (IN 4 SEQUESTRATA PRODUZIONE 2003). IL MINISTRO DE CASTRO: “SPROPORZIONATO VOLUME DI FUOCO IMPIEGATO NELL’INCHIESTA”. CONFAGRICOLTURA: “CHIAREZZA PER NON COLPIRE L’IMMAGINE DEL VINO”

E’ bastato un po’ di zelo in più ad accendere la miccia e far scoppiare il “caso Brunello” proprio sotto Vinitaly. Dal puntuale lavoro di controllo del Consorzio del famoso rosso toscano, in seguito all’applicazione del decreto erga omnes, si è scatenata una vera e propria caccia alle streghe.

La Procura di Siena avrebbe avviato, da qualche mese, un indagine sulla conformità dei vigneti rispetto al disciplinare. Il rincorrersi delle notizie sui media ha portato la Procura di Siena a puntualizzare, in una nota stampa, che “è opportuno comunicare che quest’ufficio sta verificando il rispetto da parte dei viticoltori del disciplinare del Brunello di Montalcino Docg. Gli accertamenti sono tuttora in corso. Non è vero, comunque, quanto riportato da alcuni organi di informazione circa l’impiego nella produzione di Brunello di vino proveniente dalla regione Puglia”.

Nel mirino della magistratura vi sarebbero tredici cantine di Montalcino, quattro delle quali (Frescobaldi, Antinori, Argiano, Castello Banfi), stando ai media senesi, con provvedimenti a loro carico di sequestro delle bottiglie di Brunello della vendemmia 2003.

“Sono sconcertato dai metodi utilizzati in questa indagine. Ci si è mossi sulla base di indizi e di dati che devono essere verificati attentamente. Se c’è qualcuno che ha sbagliato, e questo è tutto da dimostrare, deve pagare, ma il rischio grave è che paghi un’intera comunità”: sono queste le parole di Enrico Viglierchio, amministratore delegato di Castello Banfi, all’indomani del sequestro di 600.000 bottiglie di Brunello di Montalcino 2003 deciso dalla magistratura di Siena. “Con il sequestro è stata bloccata praticamente l’attività dell’azienda - continua Viglierchio - e il conto molto, troppo salato lo si fa pagare anche ai nostri 400 dipendenti, cioè a soggetti oggettivamente innocenti e non a dei presunti colpevoli”. “Abbiamo dato - aggiunge - la nostra disponibilità alla magistratura nella quale confidiamo. Siamo certi che riusciremo a provare la nostra totale innocenza. Però qua è una specie di accanimento terapeutico”.

Dello stesso avviso, il Ministro delle Politiche Agricole Paolo De Castro: “mi sembra sproporzionato il volume di fuoco impiegato in questa inchiesta. Qui si parla di rispetto di un disciplinare, che certo è importante, ma non c’è alcun pericolo per la salute dei consumatori e nessun danno”.

Un invito a “fare immediatamente chiarezza per non colpire l’immagine di un intero settore” è arrivato anche dal presidente di Confagricoltura Federico Vecchioni, secondo cui “occorre restituire fiducia ai consumatori e ai produttori. Soprattutto in questi casi le imprese devono essere messe al più presto nelle condizioni di proseguire le ordinarie attività legate alla produzione a tutela dell’economia e dell’occupazione”.

“Il danno è grave - ha spiegato Francesco Marone Cinzano, presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino - ovviamente noi vogliamo che la magistratura faccia il suo lavoro. Ma chiediamo che sia concluso in tempi brevi perché il rischio per le aziende coinvolte è forte e alcune sono già state costrette a lasciare a casa dei lavoratori. Bisogna anche ricordare che il vigneto di Montalcino è già il più certificato d’Italia”, ha continuato il presidente invitando a “dare corretta informazione sulla vicenda e stare attenti a tutelare l’immagine del made in Italy che, proprio grazie ai controlli esistenti sul territorio, continua a garantire eccellenza nel mondo”.

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