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IL PIONIERE DEL PROCESSO DI RINNOVAMENTO E DI ORIENTAMENTO ALLA QUALITÀ DELLA VITIVINICOLTURA SICILIANA, DIEGO PLANETA, A CAPO DI ASSOVINI SICILIA, IL “GRUPPO DI TESTA” DELLE CANTINE SICILIANE

Italia
Diego Planeta

Il pioniere del processo di rinnovamento e di orientamento alla qualità della vitivinicoltura siciliana, Diego Planeta, è a capo di Assovini Sicilia, l’organizzazione che dal 1998 rappresenta le migliori e maggiori imprese del comparto enologico siciliano impegnate nella competizione di mercato. Lo ha eletto, all’unanimità, il cda di Assovini Sicilia, che ha come vice Antonio Rallo (Donnafugata) e Giuseppe Benanti (Benanti) e consigliere delegato Elio Marzullo (nel cda, dunque, ci sono: Planeta, Rallo, Benanti e Marzullo, anche Francesco Ferreri di Valle dell’Acate, Alberto Tasca d’Almerita, Francesco Cucurullo di Masseria Grottarossa.

Dal 1972, Diego Planeta è presidente delle cantine Settesoli e, dal 1985, per 7 anni, ha presieduto l’Istituto regionale della vite e del vino; è componente dell’Accademia italiana della vite e del vino e del consiglio della Confederazione italiana della vite e del vino; dal 2004 membro dell’Accademia dei Georgofili e gli è stata conferita la laurea honoris causa in Scienze tecnologiche agrarie dall’Università di Palermo.

Diego Planeta, il cui nome si colloca tra i pionieri del processo di rinnovamento e orientamento alla qualità della vitivinicoltura siciliana, dal 1972 è presidente delle cantine Settesoli, azienda che è diventata un vero e proprio modello di sviluppo del territorio isolano. L’enorme carica innovatrice, Diego Planeta oltre che nell’azienda di famiglia la mette a frutto quando viene nominato nel 1985 presidente dell’Istituto regionale della Vite e del Vino. Nei sette anni di presidenza rivoluziona, con l’allora direttore ed oggi consigliere delegato di Assovini Elio Marzullo, l’assetto strutturale e organizzativo della vitivinicoltura isolana. Il processo di rinnovamento e qualificazione del vino siciliano furono avviati non solo attraverso lo studio di nuovi protocolli viticoli ed enologici, ma anche avvalendosi di prestigiose consulenze dall’enologo Giacomo Tachis al professore Fabris (marketing).

“L’obiettivo più importante da raggiungere - spiega Diego Planeta - è fare in modo che il cda formuli idee per migliorare il più possibile il comparto vitivinicolo isolano. Occorre fare un lavoro di programmazione ed innovazione lavorando, soprattutto, sulle sperimentazioni. Il programma avviato dall’assessorato regionale all’agricoltura sulla sperimentazione e selezione clonale non ha avuto il giusto ritorno in termini di conoscenze né a livello di consumatori né a livello di produttori. Bisogna entrare, invece, nel merito delle sperimentazioni e come imprenditori capire come utilizzare questo lavoro e orientare le nostre produzioni. Ci possono essere le premesse perché la Sicilia, entro la fine 2010, metta a frutto tutte le sue potenzialità”.

“Questo lo evince - continua Planeta - anche da un dato: nel 1862 la Sicilia aveva 180.000 ettari vitati che producevano una media di 47 ettolitri per ettaro. Nel 2004 c’erano 135.000 ettari di terreno vitati che hanno prodotto una media di 51 ettolitri. Quindi 160 anni hanno portato un aumento quantitativo di appena 4 ettolitri per ettaro. Questo significa che il sistema moderno dell’agricoltura per i siciliani è stato destinato solo e soltanto alla qualità e non alla quantità; su tutto questo bisogna ragionare e costruire qualcosa di importante. Se qualcosa non ha funzionato fino ad oggi non sta in chi ha prodotto l’uva, ma in chi ha continuato questa filiera; ed è sull’anello debole dell’imbottigliamento e della commercializzazione che bisogna intervenire”.

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