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VOUCHER VENDEMMIA, 170.000 QUELLI VENDUTI. PER GOVERNO E INPS SI TRATTA DI “BOOM”, PER I SINDACATI SI PARLA DI “FLOP”. L’ITALIA DIVISA A META’: QUASI ESAURITI AL NORD, PRESSOCHÉ INUTILIZZATI AL SUD

Italia
Una delle scene classiche della vendemmia

I voucher per la vendemmia, sperimentati per la prima volta proprio in questa campagna di raccolta, con obietti principali l’emersione del lavoro nero e l’agevolazione sia delle imprese che dei prestatori d’opera occasionali, in particolar modo studenti e pensionati che possono usufruire dei buoni, stanno dividendo i giudizi di istituzioni, sindacati e associazioni di categoria, più di quanto i vini dividano talvolta le guide che li recensiscono. Con una differenza: per i vini è questione di gusti, per i voucher si parla di numeri.

E, a proposito di numeri, è stata la stessa Inps, che si occupa dell’erogazione dei voucher, a comunicare quelli ufficiali fino a questo momento: 170.125 quelli venduti al 10 settembre, di cui oltre 85.000 in Veneto, 25.000 in Friuli Venezia Giulia e 13.000 in Lombardia.

Eppure, se per il Governo e per l’Inps i voucher hanno visto un vero e proprio “boom”, tanto da far pensare al loro utilizzo anche per altre raccolte stagionali, per i sindacati, invece, si è trattato di un clamoroso “flop”.

E le divisioni non si limitano al fronte delle istituzioni da una parte, e dei sindacati dall’altra, ma anche tra Nord e Sud: se in buona parte del Veneto, del Friuli, dell’Emilia Romagna e del Piemonte, i voucher sono già esauriti, al Sud, secondo i dati dell’Inps, il loro utilizzo è ancora molto limitato; gli unici dati disponibili relativi al Mezzogiorno parlano di 400 buoni in Puglia e 300 in Basilicata, con il ministro del Lavoro Sacconi che a tal proposito ha intensificato i controlli nelle regioni del Meridione.

Lo stesso Sacconi aveva così commentato i dati diffusi dall’Inps: “la primissima sperimentazione relativa alla vendita dei voucher per la vendemmia introdotta dalla legge Biagi è altamente positiva perché si riferisce di fatto al solo mese di agosto e quindi ad un periodo ancora lontano dalla maggior parte delle attività di raccolta”.

Sul versante completamente opposto i sindacati confederali, Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil: “appare sempre più evidente - scrivono in una nota congiunta - che si tratta di un flop clamoroso poiché i voucher distribuiti non corrispondono a lavoratori interessati, ma a ore di lavoro effettuato per la vendemmia, per tanto se ipotizziamo una media di 10 giornate di raccolta, non arriviamo a 2.000 persone coinvolte in tutto il Paese, flop che non può essere nascosto dietro la campagna pubblicitaria sostenuta da alcune organizzazioni imprenditoriali, dal governo e dall’Inps. Il dato reale è che i voucher hanno avuto un utilizzo assolutamente marginale e solo in alcune regioni del nord Italia”.

Un differenza di punti di vista a cui qualcuno ha tentato di dare spiegazioni: la vendemmia al nord iniziata prima che al Sud la più gettonata, seguita dalla mancanza di controlli nel Meridione.
I sindacati hanno chiesto un incontro con il governo per valutare l’effettiva efficacia dei voucher come strumento per semplificare la gestione burocratica del lavoro stagionale, e di contrasto per il lavoro nero.

La sensazione è che, come accade per i numeri sulla quantità di uva raccolta e per le stime sulla sua qualità, convenga aspettare che la vendemmia sia finita, per fare un bilancio realistico ed evitare clamorose smentite, quale che sia il proprio punto di vista.

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