LA DIFFICILE CONGIUNTURA ECONOMICA CAUSA I PRIMI FENOMENI DI PROTEZIONISMO COMMERCIALE ANCHE IN CAMPO VITIVINICOLO: DAL BRASILE, IN ARRIVO UNA TASSA DEL 55% SULL’IMPORTAZIONE DEI VINI ITALIANI

Le difficoltà economiche derivate dalla crisi finanziaria internazionale cominciano a produrre i loro effetti sulle dinamiche commerciali e, evidentemente, anche sulle esportazioni di vino. Misure protezionistiche si affacciano all’orizzonte, come nel caso del Brasile, Paese da annoverarsi fra i nuovi mercati, ma con numeri promettenti per l’export del vino italiano. Una recente legge dello Stato carioca ha trasformato, infatti, la tariffa doganale, calcolata al 27%, in un dazio fisso pari a 3 dollari a bottiglia.

Ma questo pare non essere l’unico provvedimento anti-import: gli stessi produttori di vino brasiliani stanno facendo pressione sul Governo per ottenere un ulteriore aumento delle tasse d’importazione per i vini, si parla del 55%, forti dell’accordo siglato con l’Argentina, i cui vini non sono soggetti ad alcun dazio o tassa di importazione per il loro ingresso in Brasile.

Non è un problema da poco dato che i vini italiani dimostrano, cifre alla mano, un successo non episodico nella terra della Samba. I numeri sono, infatti, decisamente buoni: nel 2006, il nostro export è stato di 9, 83 milioni di litri per un valore di 18,86 milioni di euro, mentre nel 2007 sono stati venduti in Brasile oltre 11 milioni di litri fra vino, spumanti e liquori italiani per un valore di oltre 23 milioni di euro (dati: Istat-Uiv). Un risultato, quello del 2007, che premia decisamente il vino italiano e che porta il Brasile ad occupare il secondo posto fra i nostri mercati di riferimento in America Latina, dopo il Messico (dati: Assoenologi).