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“CORAZZA” ANTI-FALSARI PER IL PROSECCO: CHIESTA LA DOCG. IL MINISTRO ZAIA: “RISOLTO PROBLEMA STORICO IMBOTTIGLIATORI ALL’ESTERO”. IL DIRETTORE DEL CONSORZIO DEL PROSECCO, VETTORELLO: “NECESSITÀ DI REGOLE PIÙ CHIARE SU UN PRODOTTO DI GRANDE APPEAL”

Stop per il Prosecco imbottigliato all’estero e regole certe a tutela di tutta la produzione spumantistica in otto province del Veneto e del Friuli Venezia Giulia: ecco l’obiettivo della richiesta, formalizzata dal Consorzio del Prosecco, di innalzamento della Doc a Docg (denominazione di origine controllata e garantita) per la zona storica di produzione del Prosecco, cioè Conegliano e Valdobbiadene, accompagnata dall’istanza di ampliamento dell’area a denominazione di origine controllata (Doc).
“Si tratta di una grande operazione - ha detto il ministro Zaia - un passaggio che mette mano ad una situazione che si trascina da anni e punta a rendere la denominazione Prosecco esclusiva per la Doc”. Una volta ricevuta la pratica al Ministero, “garantisco tempi ultrasonici - ha detto Zaia - per la procedura semplificata comunitaria, che scade ad agosto 2009. Con questo accordo, dobbiamo poi andare al Wto, ma rispetto al caso Tocai le parti sono rovesciate; è la fotografia in negativo, a vantaggio stavolta per l’Italia. Ed è un braccio teso alle Pmi vitivinicole - ha sottolineato poi Zaia - dato che il 98% delle prodotto nasce in provincia di Treviso, dove le aziende vitivinicole hanno in media appena 1,3 ettari”.
Nel mettere in luce “il grande lavoro fatto per questo risultato con la Regione Veneto e il Ministero delle Politiche Agricole il direttore del Consorzio del Prosecco di Conegliano e di Valdobbiadene, Giancarlo Vettorello, ha sottolineato la “necessità di mettere regole più chiare su un prodotto che ha grande appeal. Con la Doc sulla produzione vitivinicola di otto province (Trieste, Gorizia, Udine, Pordenone, Treviso, Belluno, Vicenza, Venezia) e la Docg sull’area storica, sarà controllato tutto il prodotto; una garanzia al consumatore e un freno alle tante imitazioni all’estero e alle frodi”.
“Non è una questione di aumentare i prezzi alla produzione, lo scopo della nostra iniziativa - ha precisato Vettorello - è difendere, corazzare, la qualità del prodotto. Con regole chiare e precise, per un vino non più “da tavola”, ma con le garanzie della Doc, anche nelle produzioni base, e Docg per la viticoltura storica”. La messa sotto-denominazione di tutto ciò che è Prosecco, la riserva sul nome cioè, “è un passo da gigante che renderà impossibile al resto del mondo fregiarsi del marchio italiano di successo e mette fine sul territorio alla guerra dei campanili” commenta con soddisfazione Etile Carpenè, presidente della Carpenè Malvolti Spa, la prima cantina a spumantizzare il Prosecco nel mondo. “Non possiamo buttar via il valore del nome Prosecco - continua Carpenè - appartiene alla storia della viticoltura del Veneto. È assolutamente positiva la strada intrapresa dalla Regione Veneto e dal Consorzio per la tutela del nome Prosecco, un percorso già iniziato dal Ministro Zaia, quando era presidente della Provincia di Treviso e poi assessore all’Agricoltura della Regione. Si salvaguarda un patrimonio, i produttori e un territorio e tutto questo è necessario per non trovarci sui mercati Prosecco prodotto in ogni altre parte del mondo, magari in Cina o in Australia”.
Il Prosecco è una produzione vitivinicola made in Italy che vale “allo scaffale” 370 milioni di euro, con 3.000 viticoltori e 160 cantine, perlopiù pmi, associate al Consorzio. L’area storica (Conegliano Valdobbiadene) ha prodotto, nel 2007, 57,3 milioni di bottiglie, un terzo delle quali esportate.
Fonte: Ansa - Autore: Alessandra Moneti

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