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FOCUS VINITALY SU UNO DEI MERCATI PIU’ IMPORTANTI DEL MONDO: TRA TAKE AWAY E GASTRO-PUB, IL REGNO UNITO PREMIA IL VINO ITALIANO “EASY TO DRINK” E SI CANDIDA A DIVENTARE IL PRIMO IMPORTATORE AL MONDO ENTRO IL 2012

Italia
Brindisi in winebar

Il 2009 si apre con il segno positivo per il vino italiano che arriva oltre Manica: nel mese di gennaio si è registrato un incremento del +12% in valore per un fatturato complessivo di 571 milioni di sterline, a fronte di un incremento del +4% del volume e del +8% del prezzo medio a bottiglia, che arriva a quota 3,91£ contro i 3,63£ dello stesso periodo del 2008 (dati Nielsen). Se ne è parlato oggi a Vinitaly, nel convegno “Private label o marchi di impresa? Strategie della cooperazione per il mercato britannico”, organizzato da Fedagri-Confcooperative.

Nella gdo britannica, in cui si vende l’80% del vino, è cresciuta la domanda di vini di fascia superiore a 3 sterline (+31%). L’87,6% del vino viene venduto in bottiglie da 75 cl, seguono i bag in box (8,3%), le bottiglie da 1,5 litri (8,3%) e le bottiglie da 25 cl (1,8%). Cresce anche il consumo dei vini bianchi (quota 65,8%, +4% rispetto a gennaio 2008) e dei rossi (25,2%, +4%), vero e proprio boom dei rosé (8,9%, +8%/2008).

Diminuiscono i consumi nel canale on trade (ristorazione, -8%) in cui si vende il 20% dei vini per un valore pari al 46% del totale. Si conferma invece il successo del “gastro-pub” che rispetto alle tradizionali birrerie e bar offrono una gastronomia più ricercata accompagnata spesso da vino in bicchiere o bottiglia. Aumenta il consumo soprattutto tra le donne e gli over 35 benestanti. Il 69% delle donne, definite “generazione Bridget Jones”, dichiara di bere vino contro il 62% degli uomini. Ad incidere è il consumo di bianchi e rosé che piace al 69% delle donne contro il 31% degli uomini.

Una cooperativa Fedagri su 3 esporta il suo vino nel mercato britannico, mercato che si posiziona al quinto posto nella classifica mondiale dei Paesi destinatari dell’export del vino cooperativo e al secondo tra i eaesi Europei dopo la Germania.
“L’Inghilterra - ha spiegato Paolo Bruni, presidente Fedagri-Confcooperative - è un paese in cui l’agroalimentare, come altri beni di consumi, passa in gran parte per la Grande distribuzione, canale in cui le nostre cooperative vitivinicole sono leader perché il loro modello imprenditoriale ha prezzo, qualità e volumi per poter essere partner ideale della Gdo”.

Analisi del mercato

Il mercato del vino nel Regno Unito vale oggi 4,5 miliardi di euro (+4%/08) per un volume di 12 milioni di ettolitri importati ed un consumo procapite di oltre 27 litri per abitante (+92% dal 1998 al 2007) che si stima possa raggiungere i 28,3 litri procapite nei prossimi 5 anni (Usda Uk Wine marketing annual report 2007).

Secondo alcuni studi la Gran Bretagna nel 2012 diventerà il primo paese importatore di vini al mondo davanti a Germania, Stati Uniti, Russia e Olanda. Dal 2003 al 2007, le importazioni sono aumentate del 12,4% e si stima continueranno ad aumentare del +6%, tra il 2008 ed 2012.

Nel 2008, gli inglesi hanno bevuto 720 milioni di bottiglie di vino rosso che diventeranno 687 milioni nel 2012. Le bottiglie di vino bianco consumate nel 2008 sono state, invece, 764 milioni, ma dovrebbero diventare 823 milioni nel 2012. Il salto più interessante lo faranno i rosati che passeranno dai 70 milioni di bottiglie del 2008 ai 220 milioni, sempre nel 2012.

Canali di distribuzione e pack format

Secondo i dati Nielsen, l’80% del vino viene venduto tramite il canale off trade (rappresentato per il 75% dalla Gdo) in cui l’Italia rappresenta una quota del 12% dietro ad Australia (19%), Francia (18%) e Stati Uniti (14%). Il restante 20% passa tramite il canale on trade (ristorazione) in cui si realizza il 46% del valore complessivo ed in cui il 70% delle vendite è rappresentato dai vini italiani che si collocano al 2° posto dietro ai francesi e davanti agli australiani. Il 2009 per l’on trade si apre con il segno negativo (-8%). A tenere sono soprattutto i cosiddetti “gastro-pub” che a differenza delle tradizionali birrerie e bar, offrono una gastronomia più ricercata e spesso accompagnata dal vino in bicchiere o bottiglia. Relativamente ai packaging, l’87,6% del vino viene acquistato in bottiglie da 75 cl, seguono le confezioni bag in box (8,3%), le bottiglie da 1,5 litri (8,3%) ed i contenitori da 25 cl (1,8%).

L’Italia nel mercato britannico

L’Italia si conferma il quarto Paese esportatore (con una quota del 12,5%) e l’unico, nella top ten dei principali esportatori, a far registrare un incremento in volume +4% e del 12,5% in valore.

Per l’Italia, il Regno Unito è il 2° mercato europeo ed il 3° al livello mondiale, per un valore di 571 milioni di sterline, che al netto delle accise, dell’Iva e del cambio, si traduce in poco più di 500 milioni di euro, pari al 14% dell’export complessivo. Rispetto a gennaio 2008 cresce il prezzo medio nella gdo, che passa da 3,63 sterline a 3,91 sterline a bottiglia. Calano del 48% le vendite di vini sotto le 3 sterline a fronte di un incremento della domanda di tutti i vini di fascia superiore (+31%).

Contrariamente al trend complessivo, che vede una riduzione degli acquisti dei vini bianchi (-1%) e rossi (-2%), i vini italiani vanno in controtendenza, con i bianchi (65,8%) e i rossi (25,2%) fanno registrare un incremento complessivo del +4%. Boom dei vini rosé (8,9%) la cui crescita della domanda rispetto al 2008 (+8%) ha consentito all’Italia di scavalcare la Francia al 2° posto.

Dal 2006 al 2008 crescono le vendite di vino italiano in formato 0,75 litri (+2%) e 0,25 litri (+100%) a scapito del bag in box (-23,4%) e delle bottiglie da 1,5 litri (-12,8%). Ad incidere sostanzialmente su tali incrementi soprattutto il miglior prezzo, mediamente inferiore del 7% rispetto alla media dei competitors venduti nelle maggiori Gdo.

Curiosità ed identikit del consumatore di vino britannico

I segmenti della popolazione più importanti per l’aumento dei consumi di vino sono le donne e gli over 35 benestanti. Secondo recenti studi di mercato, le donne sono in buona parte responsabili degli aumenti, registrati negli ultimi anni, delle vendite di vino. Le chiamano “generazione Bridget Jones” e sono quelle donne che per il 69% dichiarano di bere occasionalmente del vino, contro gli uomini che si fermano al 62%. Ma il divario si fa assai più ampio in termini di consumo di vini bianchi, in cui a fronte del 69% delle donne che ne dichiara il consumo abituale, gli uomini sono fermi al 31%.

Questa la classificazione delle 3 tipologie di consumatore britannico: Consumatori esperti; acquirenti per consumo tradizionale e cacciatori di offerte.

Consumatori esperti (3,9 milioni): spendono in media 660 sterline l’anno procapite. Hanno scarsa considerazione dei supermercati perché poco stimolante l’assortimento di prodotti offerti e difficoltà nel trovare personale qualificato. Restringono i loro acquisti nei supermercati solamente per comprare vino da consumare tutti i giorni ma acquistano volentieri in negozi specializzati, sono esperti, sperimentano continuamente, accettano consigli da persone esperte di fiducia, spendono 2-3 volte in più rispetto a quanto avevano deciso.

Acquirenti per consumo tradizionale in casa (9 milioni): spendono in media 351 sterline l’anno procapite. Cercano promozioni, non sono esperti come gli Aventurous Connoisseurs e temono di commettere errori nella scelta del vino. Accettano consigli da specialisti soprattutto per occasioni particolari, anche se difficilmente si avventurano al di fuori delle loro conoscenze. Ricercano la varietà tra le diverse tipologie di vino (bianco, rosso, frizzante ...).

Cacciatori di offerte (2,2 milioni): sanno già cosa acquistare ancor prima di entrare nel negozio, bevono spesso, sono esperti ma anche legati a vini che già conoscono. Scelgono il vino in base al prezzo più basso e difficilmente prendono in considerazione i consigli di amici, esperti o critiche. Sono soddisfatti dell’offerta dei supermercati e talvolta acquistano in cash & carry. In occasioni speciali e nel consumo fuori casa sperimentano nuovi vini e spendono di più.

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