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DAL ‘70 AD OGGI, LA RIVOLUZIONE DELLA SPESA: MENO CONSUMI DI VINO E PRODOTTI ALIMENTARI, PIÙ SPESE PER ALBERGHI E RISTORANTI, PER MEDICINE, ASSICURAZIONI E SERVIZI FINANZIARI

E’ un’Italia che viaggia e telefona di più ma spedisce meno lettere e consuma meno alcolici. E ancora: è un Paese dove gli stipendi crescono poco ma a lavorare si è sempre più spesso in due. A fare il confronto tra l’Italia di oggi e quella di quarant’anni fa è l’Istat. Meno consumi di vino e prodotti alimentari, più spese per alberghi e ristoranti, per medicine, assicurazioni e servizi finanziari: la fotografia dei consumi degli italiani tra il 1970 e il 2008 è stata scattata appunto dall’Istituto di statistica che sulle tavole dei “Conti economici nazionali” ha calcolato il valore a prezzi costanti della spesa delle famiglie negli ultimi 38 anni.< BR>
Se la spesa complessiva è più che raddoppiata, passando dai 317,5 miliardi di euro del 1970 (l’anno di riferimento per il valore è il 2000) ai 747,9 del 2008 (in calo sui 754,5 del 2007) i consumi hanno avuto andamenti molto differenziati tra i diversi settori. La spesa per gli alimentari è cresciuta più lentamente del resto dei beni (da 74,7 a 102,4); quella per le bevande alcoliche è addirittura diminuita passando dai 7,4 miliardi del 1970 ai 5,6 del 2008.

Un vero e proprio boom ha registrato invece la spesa per i prodotti medicinali e gli articoli sanitari passata da 598 milioni a 16,6 miliardi. Nel complesso per la sanità nel 1970, con un Paese in cui bambini e giovani erano più numerosi degli anziani, le famiglie spendevano 3,4 miliardi (sempre a prezzi costanti) a fronte dei 28,6 attuali con una crescita di quasi 9 volte. Nello stesso periodo gli stipendi dei lavoratori dipendenti sono cresciuti meno velocemente dei consumi (ma negli ultimi anni sono aumentate le famiglie con due redditi).

Un lavoratore metalmeccanico nel 1970 prendeva, in media, 12.340 euro in un anno a prezzi costanti 2008, mentre un dipendente pubblico poteva contare su 18.245 euro a fronte dei 33.916 del 2008. Tra i settori con la crescita più sostenuta ci sono le assicurazioni con un aumento della spesa per le famiglie di quasi quattro volte (da 3,1 miliardi a 14,7) e i trasporti (da 35,9 miliardi nel 1970 a 97,2 nel 2008, in calo comunque sul 2007, quando si registrava una spesa di 104,4 miliardi), ma anche alberghi e ristoranti.

Grazie all’aumento dei pasti fuori casa e dei viaggi, la voce di spesa per le famiglie nel comparto è passata da 28,8 a 73,2 miliardi. In linea con l’aumento complessivo dei consumi è la spesa per vestiario e calzature (da 25,3 miliardi a 60,5) e per l’abitazione (da 61,3 miliardi a 140,9) ma se per gli affitti effettivi la spesa è cresciuta moderatamente (da 10,7 miliardi a 12,7) è aumentata in modo considerevole la voce “affitti imputati” ovvero quella che si riferisce alle abitazioni di proprietà (il prezzo che si dovrebbe pagare se si andasse in affitto nella propria abitazione) passata da 28,3 miliardi a 81,8. In calo, infine, la spesa per i servizi postali (grazie prevalentemente alla diffusione di internet e della posta elettronica) passata da 1,2 a 1,1 miliardi mentre sono schizzate in alto le spese per la telefonia (nonostante il calo dei prezzi) passate da 1,3 a 20,4 miliardi.

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