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CAPODANNO: LA “VIE EN ROSE” DELLE BOLLICINE AMATE DA DONNE. I ROSE’ NICCHIA VIVACE, BOOM METODO CLASSICO DOPO TUTELA UE

Sarà la voglia di ricominciare a vedere “la vie en rose” dopo 18 mesi di crisi economica, sarà per compiacere i gusti delle signore, sarà la sua intrigante ambiguità fra bianco e rosso, fatto è che tanti brindisi per Capodanno sono stati rosè, spumante o champagne che si voglia.

Da qualche anno il fenomeno è ormai sotto gli occhi di tutti: le bollicine rosa sono una nicchia molto vivace che, in Italia, dal 2004 al 2008 è quintuplicata, e anche quest’anno la crescita viene stimata fra il 10-20% sul 2008, con un vero boom del 100% se si parla di metodo classico rosè (stime Assoenologi e Forum degli Spumanti d’Italia). Secondo le stime di Fedagri, le bollicine rosa made in Italy consumate a capodanno sono state il 3% del totale, per un totale di bottiglie tra 1 e 1,5 milioni.

In crescita anche il consumo degli champagne rosè: il Comitè Interprofessionnel du Vin de Champagne, in attesa dei dati che arriveranno fra qualche mese, conferma comunque il trend in crescita (sul 2008), quando sono state importate in Italia 540.000 bottiglie di champagne rosè, pari al 5,74% dell’import totale di Champagne, dato significativo considerato che, nel 2000, la quota dei rosè era dell’1,61%.

“In Italia si conferma soprattutto il successo del metodo classico rosè - spiega Giuseppe Martelli, direttore di Assoenologi - un successo che ha fatto esaurire le scorte anche quest’anno”. La ragione di una produzione così scarsa sulle richieste è giustificabile, secondo Martelli, dalla proverbiale prudenza dei “vignerons” che, prima di impegnare milioni di investimenti in un metodo piuttosto costoso, sia per la spumantizzazione con metodo champenois o classico (che prevede un invecchiamento di 3 anni in bottiglia) sia per il particolare metodo di vinificazione del rosè (con uve nere vinificate in bianco), vogliono essere certi che non sia una moda passeggera”.

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