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“ANTEPRIMA AMARONE” 2006: SECONDO GLI ESPERTI ARRIVA SUL MERCATO UNA BUONA ANNATA PER UNA DELLE DENOMINAZIONI PIÙ IMPORTANTI D’ITALIA CHE GUARDA AL FUTURO NEL SEGNO DELLA DOCG

Grande equilibrio, un naso fruttato e floreale e tannini morbidi, più nel segno del terroir che del metodo di appassimento: ecco il trait d’union degli Amarone 2006 degustati in anteprima, il 30 e 31 gennaio, a Verona Fiere. Una buona annata, dunque, secondo gli esperti, per una delle denominazioni più importanti d’Italia, fresca di passaggio da Doc a Docg. Un riconoscimento che racconta di un territorio in salute, anche dal punto di vista economico, come ha spiegato il presidente del Consorzio della Valpolicella, Luca Sartori: “sui primi mesi 2009, le vendite hanno recuperato terreno sul 2008, tanto che, nel 2009, il Consorzio ha consegnato oltre 9 milioni di fascette contro gli 8,4 dell’anno precedente”.

“L’impatto di una crisi internazionale senza precedenti, un anno fa - ha aggiunto Sartori - era solo percepita parzialmente, tanto da far ritenere a buona parte della produzione la necessità di aumentare, complice un ottima annata, le scorte di Amarone per fare fronte ad un mercato in presunta grande crescita. Purtroppo, i primi mesi dell’anno hanno evidenziato implacabilmente quanto nessuno abbia potuto chiamarsi fuori da una situazione talmente complessa a cui nemmeno i più grandi analisti economici hanno saputo dare una risposta esauriente. I dati provenienti dal piano dei controlli sono stati decisivi per comprendere e analizzare meglio la situazione sulle nostre produzioni e per correre ai ripari quanto prima. Da questo la decisione di richiedere alla Regione Veneto la riduzione della percentuale di uve da mettere a riposo dal 70% al 50% in un ottica di contenimento delle scorte e di un ulteriore selezione qualitativa. In questa, come in altre occasioni, si è vista una grande Valpolicella, che ha messo da una parte gli eccessivi individualismi e ha deciso di remare decisamente in un unica e logica direzione. Il risultato è stato al di sopra delle aspettative. Riducendo di quasi il 30% la quantità delle uve messe a riposo rispetto al 2008, si è mantenuta una remunerazione per ettaro assolutamente interessante a livello italiano e, molto importante, si è prontamente evitato un possibile crollo delle quotazioni dei vini sfusi”.

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