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STUDIO AMERICAN ASSOCIATION OF WINE ECONOMISTS: INVESTIRE IN VINO QUANDO È IN ATTO UNA CRISI FINANZIARIA GARANTISCE UNA CRESCITA SUPERIORE SULLE AZIONI E UNA MINORE VOLATILITÀ

Un recente studio dell’American Association of Wine Economists (marzo 2010), a cura di Philippe Masset & Jean-Philippe Weisskopf, dimostra che l’investimento in grandi vini, nel periodo 1996-2009, con particolare attenzione su come questo tipo di investimento si sia comportato durante le crisi economiche, ha prodotto risultati migliori rispetto alle azioni, mostrando una volatilità inferiore.
In tempi di recessione economica, infatti, la correlazione tra attività finanziarie tende a salire e la diversificazione diventa meno efficace quando sarebbe più necessaria. Di conseguenza, gli investitori sono sempre più alla ricerca di alternative per diversificare il loro portafoglio e spesso si rivolgono alla attività meno convenzionali.
I grandi vini, quelli francesi evidentemente, con i bordolesi in testa, ma anche qualche etichetta italiana importante (nello studio si fa l’esempio di come il prezzo d’asta del Barbaresco Riserva Santo Stefano 1982 di Angelo Gaja, sia aumentato da una media di 135 dollari nel 2002 a 613 dollari nel 2009) sono ampiamente raccomandati come una alternativa possibile grazie al loro interessante profilo di investimento a basso rischio di ritorno e alla loro debole correlazione con gli altri asset class.
Lo studio ha preso in esame gli investimenti in vino, nel periodo 1996-2009, con particolare attenzione su come abbiamo reagito durante le crisi economiche, analizzando rischio, rendimento e benefici nel mercato del vino in generale e in diversi altri sottomercati. E’ stato utilizzato un database che copre più di 400.000 aste con i relativi prezzi di aggiudicazione, che ha reso possibile la costruzione di indici di oscillazione dei prezzi, a seconda delle diverse regioni vinicole e delle diverse annate.
I risultati mostrano che, dal 1996, il General Wine Index e, in particolare, quello riferito ai grandi vini di annate memorabili ha ottenuto una crescita superiore rispetto alle azioni, mostrando una volatilità inferiore. Una ulteriore e più dettagliata analisi sui differenti tipi di investitori e su altri indici di quotazione dei grandi vini (come ad esempio, il Liv-Ex nel Regno Unito o l’Idealwine in Francia) ha confermato pienamente questa evidenza, ribadendo che il vino in un portafoglio di investimenti ha prodotto rendimenti più elevati e rischi inferiori rispetto all’indice azionario Russell 3.000 durante il periodo di tempo preso in esame.
Soprattutto in tempi di recessione economica, come nei periodi 2001-2003 e 2007-2009, le caratteristiche difensive del vino sono apparse più pronunciate e la sua performance è diminuita a meno degli altri beni, con una volatilità più bassa.
L’investimento in vino è, infatti, scarsamente correlato ai fattori di mercato e anche ad altri investimenti alternativi quali l’arte, rendendolo quindi particolarmente interessante ed, inoltre, non è correlato in alcun modo con il mercato azionario e quindi, per questo motivo, può veramente essere considerato un investimento alternativo, se fatto in modo sistematico (cioè professionale).
Quindi, tutti a investire nel vino? Esiste nello studio la conforma di un ostacolo: a fronte di queste ottime possibilità di performance resta ancora evidente una variabilità infinita, cioè l’investimenti può essere molto buono o molto cattivo.
Info: www.wine-economics.org

Focus - Che cosa è L’American Association of Wine Economists (Aawe)
L’American Association of Wine Economists è una organizzazione didattica no-profit, dedicata alla promozione, alla diffusione e allo scambio di idee sulla ricerca economica del comparto vitivinicolo, sia a livello accademico che a livello aziendale. Malgrado il suo nome non è aperta solo a membri statunitensi. La quota associativa è di 45 dollari all’anno per chi sta fuori dagli Stati Uniti, ed include l’abbonamento annuale al Journal of Wine Economics.

Focus - Le ultime super-quotazioni: Imperiale di Chateau Pétrus 1982 a 45.000 sterline, cassa da 12 bottiglie di Romanée-Conti 1988 a 42.550 sterline
Un collezionista asiatico ha sborsato 45.000 sterline per una Imperiale (6 litri) di Chateau Petrus 1982, un record per la compagnia di vendita Bordeaux Index (con sedi a Londra ed Hong Kong), che sottolinea la crescente richiesta dell’Estremo Oriente per i grandi nomi del Médoc. Nel frattempo, una rarissima e intonsa cassa di 12 bottiglie Romanée-Conti 1988è stata venduta per 42.550 sterline all’asta da Bonhams, negozio londinese di vini rari, battendo il suo valore stimato di 40.000 sterline.
Fonte: www.decanter.com

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