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VINO & LIBRI - QUANDO LA STORIA FINISCE IN BARRIQUE. POETI, SANTI E NAVIGATORI RACCONTATI IN UN INSOLITO VIAGGIO NEL MONDO DEL VINO … ECCO IL LIBRO DEI GIORNALISTI SERGIO REDAELLI E GUIDO MONTALDO

Quali vini producono gli eredi di Dante Alighieri e di Giacomo Leopardi? Chi sono le due sorelle “vinattiere” che discendono per parte di madre dalla Gioconda di Leonardo da Vinci? Dove si rifornivano i papi sommelier Bonifacio VIII e Paolo III Farnese? Perché Camillo Benso conte di Cavour fu importante per realizzare non solo l’Unità d’Italia ma le formule del Barolo e del Nebbiolo delle Langhe? Le risposte a queste e altre curiosità si trovano nel libro “Storia d’Italia in 40 Cantine, poeti, santi e navigatori nel Paese del vino”, scritto dai giornalisti Sergio Redaelli e Guido Montaldo per l’Editore Macchione (261 pagine, 190 foto, 18 euro).

Dire che la storia aiuta a raccontare il vino e che il vino rende meno indigesta la storia è forse una banalità in Toscana, in Piemonte o in Campania, dove ogni zolla di terra richiama alla mente un personaggio famoso. Si può raccontare l’antica Pompei attraverso il Falerno e il Lacrima Cristi che zampillavano ai piedi del Vesuvio; lo sbarco dei Mille dalle finestre dei bagli dove si produceva il Marsala; la love-story del “re dongiovanni” Vittorio Emanuele II e della “bella Rosin” con gli occhi del figlio che spillava Barolo nel luogo in cui i genitori si scambiarono baci e carezze; i vini di Romagna seguendo le imprese del Passator Cortese; e perché no?, la Predappio di Mussolini, lontano dalle ideologie, per lo straordinario Sangiovese che vi si produce.

Ma il miracolo avviene anche in zone meno dotate dal punto di vista vitivinicolo come Varese e Lecco, ritenute a torto un’eccezione nel grande “vigneto Italia”. I vini brianzoli rivivono attraverso Carlo Porta che li cantò in dialetto per colpire l’occupazione austriaca. Mentre Varese ha ottenuto nel 2005 la Igt Ronchi Varesini scoprendo, negli archivi delle università, che dei suoi vigneti si erano occupati personaggi come Ludovico Il Moro, Alessandro Manzoni, Carlo Borromeo e lo stesso Porta.

La copertina del libro di Redaelli e Montaldo è dedicata ai suggestivi vigneti della Cascina Piano di fronte alla rocca di Angera sulla riva lombarda del Lago Maggiore e Angera ha avuto molto a che fare con i Borromeo, la famiglia di san Carlo: a metà del Cinquecento, quand’era a Roma presso lo zio papa, il cardinale si faceva mandare i vini refrigerati in botte, per mare, via Genova, non dalla prospera Valtellina o dal celebrato Trentino ma dalla periferia di Varese dove aveva vigne e castelli.

Accanto alle viti siciliane del Gattopardo, ai brindisi goldoniani di Mirandolina, al rosè della contessa di Castiglione che convinse Napoleone III a entrare in guerra contro l’Austria conquistandone il cuore, è forse la prima volta che un vigneto varesino entra di diritto in una raccolta antologica dedicata ai vini della storia d’Italia.

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