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ARIA DI CAMBIAMENTO NELLA COOPERAZIONE VITIVINICOLA TRENTINA: STOP ALLA CONCORRENZA INTERNA E UN NUOVO ASSETTO TRA LA-VIS, CAVIT E MEZZACCORONA, MA ANCHE CON I PIÙ PICCOLI. OBIETTIVO CONDIVISO, MA PROPOSTE DIVERSE. E C’È ANCHE IL “PIANO PEDRON”

C’è aria di cambiamento nella cooperazione vinicola trentina, esempio riconosciuto di efficienza enologica e imprenditoriale che pure non è rimasta immune ai colpi della crisi. Tanto che le tre grandi cooperative, Cavit, Mezzacorona e La-Vis, insieme alle “sorelle” più piccole, contano debiti verso le banche, secondo il quotidiano locale “L’Adige”, per 263 milioni di euro. Una situazione complicata dunque, resa difficile anche dalla politica del ribasso dei prezzi generalizzata, utilizzata non da tutti, ma da tanti, che penalizza ancora di più una situazione come quella trentina, che deve fare i conti con la “mission” principale di remunerare i soci delle cooperativa da un lato, e con la situazione orografica del terreno, dall’altro, con la gran parte dei vigneti in zone montuose, che vuol dire costi maggiori e non consente, quindi, di scende sotto una certa soglia di prezzo per il vino perché resti remunerativo. E così, pur con visioni diverse, tutti sembrano concordare sull’obiettivo: è necessario un riassetto del sistema cooperativo vinicolo trentino. Ovvero, basta con il farsi una concorrenza interna in casa, cosa lecita, ma che non fa bene a nessuno, e sì a trovare una nuova formula che renda competitiva la cooperazione trentina nei confronti del mercato e della distribuzione. Difficile, ma non impossibile, l’idea di un unico polo che metta insieme le tre cooperative maggiori; ma sono diverse le proposte che, secondo indiscrezioni, dovrebbero essere vagliate dai dirigenti delle cooperative e della Federcoop (che vuole avere solo un ruolo di armonizzazione e sostegno, e non influenzare le scelte imprenditoriali), entro la fine di luglio, per avere un quadro più delineato dalle linee guida da seguire. Tra le ipotesi principali c’è quella di Emilio Pedron, ex ad del Gruppo Italiano Vini chiamato in causa proprio dalla Federazione delle Cooperative per studiare una “cura”. La prima bozza del “piano Pedron”, presentata in marzo, prevedeva la cessione del marchio Cesarini Sforza da parte di La-Vis (e che verrebbe inglobato da Cavit, che, a sua volta dovrebbe generare una società per azioni che continuerà ad occuparsi di imbottigliamento e commercializzazione dei vini, legata alle cantine socie da patti parasociali e regolamenti vincolanti), che dovrebbe anche razionalizzare le sue situazioni in Toscana (Poggio Morino e Villa Cafaggio) e tornare a concentrarsi solo sul territorio trentino. E poi una la creazione di un nuovo organismo centrale, una sorta di nuovo “Istituto del Vino trentino”, o un consorzio-ombrello Cavit-Mezzacorona, insieme ai produttori privati, che dovrebbe avere funzione di coordinamento, e il potere di gestire il rapporto con gli enti pubblici e l’orientamento degli investimenti promozionali e pubblicitari. In tutto questo, dovrebbe esserci anche un intervento del settore pubblico, ovvero della Provincia autonoma di Trento, di 20 milioni di euro. Per ora, è bene precisarlo, si tratta di proposte e basi di discussione, perché se c’è un accordo di massima sul fatto che la struttura della cooperazione vitivinicola trentina vada rivista, sul come farlo è ancora tutto da decidere.

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