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A SCONFIGGERE LA CRISI CI PENSA IL “LIV-EX 100”, L’INDICE DELLE 100 ETICHETTE PIÙ SCAMBIATE AL MONDO … E IL VINO ARRIVA A RENDERE FINO AL 30% L’ANNO

Non pare conoscere crisi il settore dei vini da collezione, un investimento spesso scollegato sia dall’andamento dei mercati finanziari e sia dall’andamento reale dell’economia vitivinicola, capace, negli ultimi anni di dare grosse soddisfazioni a coloro che ci hanno creduto.

Il liv-Ex 100, l’indice che rappresenta le 100 bottiglie più ricercate e scambiate al mondo, ha fatto registrare nell’ultimo anno una performance del 30% di crescita, pari solo a quella dell’oro che sta viaggiando su incrementi record.

L’investimento in vini da collezione non è, però, un affare per tutti: si tratta di una diversificazione degli investimenti in un asset class decisamente particolare. Bisogna conoscere bene quali sono le bottiglie su cui puntare, veri e propri piccoli “tesori” che costruiscono il loro valore sulla loro rarità, sull’annata di particolare pregio e sulla domanda elevata. Naturalmente, essenziale, la capacità di vendere e comprare al momento giusto.

Per questo esistono società i cui compratori non comprano per passione, ma soltanto puntando alle bottiglie che danno guadagni elevati in tempi anche relativamente brevi. Chi investe nelle cosiddette “blue chips” del vino, spesso le bottiglie neppure le vede perché si rivolge all’intermediario specializzato che in base al capitale decide tipologia e soprattutto tempi di compravendita. Esistono anche fondi di investimento specializzato come il Vintage Wine Fund co sede alle Cayman e portafoglio prevalentemente basato sui vini di Bordeaux. C’è qualcosa anche in Italia come il Noble Crus, Specialiste Investiment Fund, di diritto lussemburghese, la cui soglia minima di ingresso è di 125.000 euro e punta a investitori istituzionali, oppure la Winecapital, società per azioni (con sede a Milano).

Per adesso, il grosso di questo mercato è dominato dai vini francesi, Bordeaux e Borgogna (90%), ma un italiano si stanno facendo largo nel liv-Ex 100: è il caso del Masseto della Tenuta dell’Ornellaia (l’annata 2001, venduta nel 2005, a 200 euro, oggi ne vale 500 euro). Ma nelle piazze economiche-finanziarie del vino anche altri grandi cru italiani si stanno emergendo: il Sassicaia della Tenuta San Guido, il Solaia di Antinori, il Barolo Monfortino di Giacomo Conterno, il Barbaresco Riserva di Bruno Giacosa e la produzione d’elitè di Angelo Gaja.

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