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VIGNETO ITALIA: 7.000 GLI ETTARI DI VIGNETO CHE NON POTRANNO ESSERE ESTIRPATI E L’ITALIA RISCHIA DI NON POTER FRONTEGGIARE ADEGUATAMENTE LA SUA CRISI DI SOVRAPPRODUZIONE

Ancora richieste molto alte per l’estirpazione con premio anche nell’ultimo anno (2010) di applicazione della misura comunitaria introdotta nel 2008 per “ripulire” il vigneto Italia degli impianti obsoleti o scarsamente remunerativi. Gli ettari considerati ammissibili al provvedimento Ue sono, secondo i dati preliminari di Agea, anticipati dal “Corriere Vinicolo”, 16.000, per una spesa preventiva di oltre 137 milioni di euro. Evidentemente, Bruxelles, che ha messo a disposizione una somma di 276 milioni di euro per tutti i paesi membri, non potrà ammettere l’estirpazione per la totatilità degli ettari richiesti dall’Italia, ricorrendo, come ha già fatto, ad un coefficiente d riduzione che, secondo le previsioni di Agea, potrebbe arrivare al 41%, per cui gli etari che potranno effettivamente essere estirpati in Italia saranno 9.000.

Nei tre anni di durata della misura Ue, il totale dei vigneti italiani ammessi al regime è pari a 32.000 ettari, mentre quelli rimasti esclusi definitivamente potrebbero ammontare a 7.000 ettari. Un calcolo, peraltro, ottimistico, osserva il “Corriere Vinicolo” (Unione Italiana Vini), in quanto costruito sull’ipotesi che tutti gli ettari esclusi nelle varie annualità siano sempre gli stessi, riproposti e assorbiti nelle annate successive.

Ma, restando all’ ipotesi più ottimistica, i 7.000 ettari che non troveranno la via della rottamazione e rimarranno sul mercato, andranno a sommarsi a tutti quelli che per vizi procedurali non sono mai stati ammessi neppure alla graduatoria dei “papabili”, venendo a generare numeri molto probabilmente abnormi. Numeri importanti che aggraveranno una situazione che continua ad essere critica, per un Paese come l’Italia, in cronica over-produzione e dove - in attesa di vedere il bilancio di fine campagna 2010 - i dati 2009 dicono che le giacenze sono pari a quanto si produce ogni anno.

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