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STUDIO AREA RESEARCH BANCA MPS: I RISULTATI DELL’INDAGINE CONFERMANO LE CANTINE ITALIANE FRA I MOTORI DELLA RIPRESA DELL’EXPORT NAZIONALE E STILA IL PRIMO INDICE DI COMPETITIVITÀ DEL COMPARTO VITIVINICOLO

La ricerca, presentata oggi a Siena da Area Research Mps evidenzia nello studio “Tendenze e prospettive della filiera vitivinicola” lo stato dell’arte del comparto vitivinicolo italiano.

Dall’ “Osservatorio Mps sul vino italiano” basato sulle informazioni raccolte presso la rete di vendita del Gruppo Montepaschi, questionari e interviste (circa 100) con aziende produttrici e colleghi specialisti operativi nelle strutture dedicate al comparto agroalimentare, uno spaccato sostanzialmente positivo, che dopo la forte contrazione registrata nel 2009 (-18,8%) nei primi 8 mesi del 2010 l’indice conferma una sostanziale stabilità sui livelli di dicembre 2009.

Lo studio dell’Area Research presenta anche “Osservatorio MPS”, che nasce dalle informazioni raccolte presso la rete di vendita del Gruppo Montepaschi (filiali e clienti). Fra le più significative tendenze in corso si evidenzia un diffuso ottimismo sull’andamento delle vendite per il prossimo anno.

Circa i due terzi del campione intervistato prospetta un aumento del fatturato per il 2011: per la maggior parte su livelli inferiori al 5% ma per una fetta significativa (il 15,1%) sopra al +10%.
La crescita del fatturato ipotizzata è dovuta principalmente ad un aumento dei volumi, in quanto l’andamento dei prezzi è prospettato stabile da più della metà del campione. Un terzo degli intervistati però si attende un lieve aumento. Importante la previsione sull’export. Quasi il 95% della view si aspetta un aumento delle vendite all’estero nel 2011: la maggioranza (53,4%) prevede un incremento di circa il 5%, ma ben il 22,5% si spinge ad ipotizzare una crescita sopra al 10%.
Gli incrementi di vendite sono attesi soprattutto per la Cina, per i mercati del Nord Europa e Svizzera.

Sia in termini di quantità che di qualità, la produzione della vendemmia 2010 è stata giudicata, rispetto al 2009, stabile dalla maggioranza del campione intervistato, anche se la situazione appare differenziata a seconda delle aree geografiche e all’interno delle stesse regioni. L’Italia, con circa 45 mil. di hl (il massimo produttore con la Francia), copre il 17% della produzione mondiale e circa il 28% dell’Ue.

Circa i due terzi del campione prospetta un aumento del fatturato per il 2011: per la maggior parte su livelli inferiori al 5%, ma per una fetta significativa (il 15,1%) sopra al +10. La crescita del fatturato ipotizzata è dovuta principalmente ad un aumento dei volumi, anche se un terzo degli intervistati si attende pure un lieve aumento dei prezzi. Il giro di affari riconducibile al mercato del vino è stimabile attorno ai 13,5 mld, a cui si aggiungono circa 2 mld. di indotto, oltre l’1% del Pil. Il mercato del vino coinvolge più di 1 milione di addetti, di questi 200mila sono stagionali e 20mila sono immigrati.

Quasi il 95% dell’Osservatorio Mps si aspetta un aumento delle vendite all’estero nel 2011: la maggioranza (53,4%) prevede un incremento di circa il 5%, ma ben il 22,5% si spinge ad ipotizzare una crescita sopra al 10%. I consumi di vino nei paesi emergenti a cominciare dai BRIC (Brasile; Russia, Cina e India) continuano a crescere in controtendenza rispetto ai consumi italiani (ormai prossimi ai 40 litri pro-capite dai 120 litri degli anni ‘70). Il futuro del settore vitivinicolo appare insomma sempre più legato all’export. Il 2010 si è aperto, infatti, con il ritorno di un cauto ottimismo sui mercati, grazie ad una crescita delle esportazioni nei primi sette mesi dell’anno, del vino made in Italy del 4% in volume e del 7% in valore, sotto la spinta dei Paesi Terzi a fronte di un recupero più contenuto dell’UE. L’export del vino è di circa 3,5 mld di euro: la prima voce dell’export alimentare italiano, con un’incidenza sul fatturato del settore vino di circa il 45%.

Oltre l’80% dell’Osservatorio MPS prospetta maggiori vendite in Cina (per ora, tuttavia, caratterizzata da un consumo di vino di qualità non alta), seguito dal 78% per i mercati del Nord Europa e Svizzera. Nei mercati tradizionali, quali USA e Germania si confermano le tendenze positive, mentre la Francia risulta il paese meno indicato. Si evidenziano anche buone prospettive per le economie emergenti, quali India, America Latina (spicca il Brasile) ed Est Europa (nel cui ambito però la view sulla Russia è contrastata). L’eventuale andamento erratico del cambio euro/dollaro può ovviamente influenzare e modificare tali attese.

La crescita del peso della GDO ormai prossima al 50% delle vendite complessive di vino in Italia, grazie anche all’upgrading dell’offerta, alla facilità di accesso e, secondo i produttori, pure alla maggiore certezza e velocità nei pagamenti; le enoteche e wine bar rappresentano una buona opportunità per prodotti di elevata qualità e per avvicinare nuovi consumatori al mercato anche tramite nuove forme di consumo, come il vino “al bicchiere”; in crescita anche la preferenza per la vendita diretta in cantine (private o sociali), soprattutto da piccoli produttori o da chi pratica l’enoturismo e affianca altri prodotti agricoli (formaggi, olio, salumi…).

Ma il basso rapporto ricavi/costi, dovuto principalmente alla frammentazione dei produttori (oltre 400mila con una superficie media di 1,5 ettari) e alla debolezza della fase di promozione-commercializzazione; riduzione dei consumi interni; accesso ai mercati esteri e ingresso di nuovi competitors. Pure sul fronte della normativa (Ocm Ue vino), emergono diffuse preoccupazioni: in particolare, sono sentite le problematiche connesse con alcune tecniche produttive consentite e non condivise (uso di zuccheri per aumentare la gradazione alcolica o di trucioli nelle botti), nonché con la riduzione dei consumi interni derivanti dall’alcol test e dall’eccesso di regolamentazione e burocrazia; in prospettiva (dal 2015) preoccupa la liberalizzazione Ue nell’impianto di vigneti.

L’Osservatorio Mps evidenzia la necessità di iniziative progettuali legate soprattutto al passaggio finale della filiera vitivinicola, ovvero quello della promozione-commercializzazione che sta assumendo una crescente valenza strategica. Proprio per questo, si registra un forte interesse per il nuovo modello organizzativo della “rete di impresa”, inquadrato giuridicamente nel “contratto di rete” che prevede fra l’altro incentivi fiscali e la possibilità di adesione anche per imprenditori individuali e società di persone. Il contratto di rete, strumento giovane (nato nel 2009) ma di grande avvenire, è visto come il modello più indicato per “fare sistema” e favorire l’efficienza del settore e la penetrazione sui mercati esteri.

Il credito bancario (a breve e a m/l termine) accompagna gli imprenditori lungo tutta la filiera produttiva: dall’impianto del vigneto, alla costruzione della cantina, fino alla promozione e commercializzazione del prodotto. Il cospicuo flusso di finanziamenti al settore vitivinicolo e, più in generale, all’intera filiera agroalimentare è evidenziato dalla crescita dei prestiti del sistema bancario all’agricoltura che, pur risentendo delle condizioni generali dell’economia, è rimasta su valori positivi (+4,5% a settembre 2010 su giugno e +1,9% su base annua contro, rispettivamente, +1,1 e +1,7% per il totale settori produttivi) grazie anche ad un tasso di decadimento (rischiosità) più basso: 2,31% per l’agricoltura contro il 2,68% per il totale imprese. Inoltre, più del 70% dei prestiti alle imprese agricole è a medio-lungo termine un livello di circa 15 punti percentuali superiore a quello registrato all’inizio del decennio.

Da ultimo, l’indice di competitività, elaborato dall’Area Research di Bmps, è calcolato come prezzo medio ponderato di quasi 100 Vini di Qualità Prodotti in Regioni Determinate (Vqprd) e vini da tavola. I prezzi presi a riferimento sono i prezzi all’origine forniti dall’Ismea per i vini di qualità ed i vini comuni. Dopo la forte contrazione registrata nel 2009 (-18,8%) nei primi 8 mesi del 2010 l’indice conferma una sostanziale stabilità sui livelli di dicembre 2009. Interessante l’elevata correlazione che l’indice Bmps mostra con il future Liv-ex Fine Wine 100 Index, il principale benchmark dell’industria mondiale del vino, a conferma di come gli andamenti dei prezzi dei vini italiani seguono da vicino l’evoluzione dei prezzi al livello internazionale.

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