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LA CINA (VINICOLA) È VICINA ... MA QUANTO? UNO SGUARDO SULLA PRODUZIONE ENOLOGICA DI UN “CELESTE IMPERO” SEMPRE PIÙ “CATTURATO” DAL DIO BACCO. 390.000 ETTARI VITATI E 400 AZIENDE, CON UN CONSUMO PRO-CAPITE IN CRESCITA

Da tempo si fa un gran parlare di Cina e dei mercati cinesi, anche per il vino. Già, ma cos’è la Cina enologica? Come sta penetrando la cultura “di Bacco” nel colosso asiatico, fino a pochi anni fa abituato a birra e “vino di riso”? È chiaro che non si può immaginare una rapida e “folgorante” scalata del vino nei consumi, ma c’è una classe imprenditoriale in forte ascesa economica, giovane e decisamente attratta dagli stili di vita occidentali, concentrata nelle metropoli, che guarda al nettare di Bacco con interesse. Ora, se c’è una cosa che i cinesi sanno fare bene sono gli affari. Crescita di persone attratte dal vino vuol dire crescita di potenziali consumatori e, quindi, di acquirenti. Perciò si sta assistendo ad un boom di aziende vinicole, oggi 400 in tutto il Paese. Una goccia nel mare, nello sterminato Paese asiatico, ma che coprono una superficie vitata di 390.000 ettari (le più di proprietà del governo), il che significa aziende di grandi dimensioni, che puntano su una produzione di quantità, ma che sta lentamente virando verso la qualità. Il consumo pro-capite è di 0,7 litri all’anno - che in un Paese di 1,4 miliardi di abitanti significa 980 milioni di litri - ma in costante crescita, tanto da poter raggiungere, in 2-3 anni, i 5 litri. E la produzione è stimata in crescita, per i prossimi 3 anni, dal 10 al 14% annuo. Insomma, qui l’enologia sta marciando a pieni giri.

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