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IL CHIANTI CLASSICO, TRA STORIA, PRESENTE E FUTURO ALL’INSEGNA DELL’UNITÀ DEL TERRITORIO: LE NUOVE ANNATE IN COMEMERCIO, 2009 E RISERVA 2009, E UNA NUOVA POLITICA CHE VEDE TUTTI PARTECIPARE ALLA TUTELA DEL MARCHIO. ANCHE CHI SI “DISSOCIA” ...

Tra passato, presente e futuro: ecco l’atmosfera che si respira alla “Chianti Classico Collection”, di scena, oggi e domani, a Firenze, con le nuove annate in commercio dei vini del Gallo Nero, la 2009 e la Riserva 2008, e l’anteprima della vendemmia 2010. Il passato non può che essere riferito al 1861, anno dell’Unità d’Italia, quando alla presidenza del Consiglio si alternarono Camillo Benso di Cavour e Bettino Ricasoli, il primo “inventore” del Barolo, il secondo della formula del Chianti “sublime”, destinato a diventare il Chianti Classico di oggi, dando vita al Risorgimento di Italia e di Enotria. Il presente passa dalle annate in commercio, la 2009 (dai nostri assaggi annata di grande piacevolezza, con grandi fruttati, profumi intensi e un’eleganza che ricorda la Borgogna) e la Riserva 2008 (grande freschezza e verve acida per vini molto gustosi, approfondimento nel prossimo numero de “I Quaderni di WineNews”) e da un mercato che ha dato segnali molto positivi: vendite su del 21% nel 2010 sul 2009, con l’export cresciuto del 37%. Il futuro passerà dalle nuove vendemmie, come la 2010 presentata in anteprima oggi, giudicata ottima in qualità e con un leggero calo in quantità. Ma passa anche da un sentiment di mercato positivo per il 2011, e soprattutto dal rinnovamento di un territorio antico, di un distretto agricolo vero e proprio che sta facendo dell’unione e della condivisione di onori ed oneri le sue linee guida: dalla riduzione delle rese del 20% per salvaguardare il valore delle bottiglie e non immettere troppo prodotto nel mercato, al “quid” di valore che tutti i produttori, anche quelli non iscritti al Consorzio del Vino Chianti Classico, dovranno versare per sostenere l’azione di tutela del marchio, a beneficio di tutto il territorio. Una possibilità prevista dalla legge 61/2010 che ridisegna il ruolo dei consorzi. Anche se non mancano, al solito, quelli che, contro le politiche del Consorzio e criticando le leadership del territorio, però, si dissociano, ma il marchio lo usano eccome.

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