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VINO ITALIANO, CRESCE L’EXPORT E CALANO I CONSUMI INTERNI. SE NE DISCUTE IN UN “OPEN SPACE” VIRTUALE SUL WEBSITE DI VINITALY: TRE DOMANDE AD ESPERTI DEL SETTORE ED UNO SPAZIO PUBBLICO PER COMMENTARE LE STRATEGIE PROPOSTE PER AFFRONTARE IL PROBLEMA

Italia
Aspettando Vinitaly si paral di vino on line

Aspettando Vinitaly (Verona, 7-11 aprile 2011), c’è un dibattito a tenere alta l’attenzione di addetti ai lavori, appassionati e quant’altro. È quello sulla doppia tendenza dei vini italiani: la crescita dell’export, da un lato, ed il calo dei consumi interni, dall’altro. Il dibattito parte dalla presa d’atto di queste tendenze, e pone un quesito concreto: può il principale Paese produttore vivere di solo export o dovrebbe, invece, cercare di recuperare sul fronte interno? Il tema è aperto, e si completa con altre due domande: il gap del mercato italiano è di natura economica, culturale o è un problema di comunicazione? Perché al contrario il trend dell’export è in crescita? Tema aperto, dicevamo, perché si “svolge” con una serie di interviste, da oggi, su www.vinitaly.com, con possibilità per chiunque di postare un commento.
La prima voce è quella di Lamberto Vallarino Gancia, presidente di Federvini. “Non si può vivere di solo export”, dice Vallarino Gancia, che ricorda come, negli anni ’80 e ’90, Italia e Francia rappresentavano il 75% delle esportazioni mondiali, mentre ora si fermano al 50%. Di diversa opinione è Lorenzo Biscontin (Santa Margherita), che giudica antistorico non concentrarsi su un mercato mondiale nell’era della globalizzazione. Per Ermanno Gargiuli (Coop Italia) il calo dei consumi nazionali è avvenuto nonostante il netto miglioramento qualitativo del vino, perché “all’aumento della qualità non sempre corrispondono aumenti dei consumi. L’export può essere un valore aggiunto, ma non il business principale del settore enologico”.
Fabio Giavedoni (Slow Food) spiega che “quello del mercato interno è un problema, probabilmente, culturale, che potrebbe essere colmato con un’efficace comunicazione”. Per Giavedoni, si dovrebbe dare valore alla storia e alla cultura del vino già nelle scuole, in contrapposizione alle periodiche ondate di proibizionismo basate su convinzioni non sempre ben verificate. Il dibattito è aperto.

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