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LIBERATA DALL’ETICHETTA DI REGIONE SPECIALIZZATA IN VINI DA TAGLIO, VIAGGIO NELLA PUGLIA DEL VINO D’AUTORE. VOCAZIONALITÀ, IMPEGNO, OFFERTA QUALITATIVA A PREZZI CONCORRENZIALI DI UNA PATTUGLIA DI PRODUTTORI. FOCUS: ECCO PRODUTTORI & VINI ...

Italia
La Puglia del vino decisamente sulla strada della qualità

La Puglia del vino sembra ormai essersi liberata dell’etichetta, scomoda per certi versi, di regione specializzata in vini da taglio e, nel recente passato, si è avviata decisamente sulla strada della qualità. Merito non soltanto di alcune zone di provata vocazionalità, ma anche dell’impegno di una folta pattuglia di produttori che hanno saputo costruire un’offerta qualitativa e, elemento non secondario di questi tempi, dai prezzi concorrenziali. Le produzioni a base del ricco patrimonio di vitigni di antica coltivazione sono diventate il centro nevralgico di questo rilancio e vitigni quali il Primitivo, il Negroamaro, il Nero di Troia ma anche il Bombino bianco hanno conquistato i mercati e non solo quello nazionale.
Certo a guidare questa riscossa troviamo nomi storici come Leone de Castris, autore di un eccellente rosato (già perché la Puglia è rinomata anche per questa particolare tipologia), il Five Roses, il primo rosato imbottigliato in Italia e che deve il suo nome alla richiesta di una ricca fornitura da parte del generale alleato Charles Poletti, ottima la versione Anniversario 2009, ma capace di declinare con grande autorità anche il Negroamaro nella sua forma più tipica nel Salice Salentino Donna Lisa Riserva 2006. Un vino decisamente importante per la storia enologica di questa terra è senz’altro il Nero, versione 2007, dei Conti Zecca, un Negramaro in prevalenza, rifinito da Cabernet Sauvignon, speziato nei profumi e possente al gusto. Racconta, invece, una storia più classica, ma non meno affascinate, l’Agricola Vallone, che continua a sfornare con bella continuità quello che viene definito “l’Amarone del Sud”, quel Graticciaia 2006, da uve Negroamaro in purezza, che rappresenta uno degli acuti più importanti della Puglia enoica. Un altro nome storico è certamente quello di Rivera. L’azienda, situata ad Andria, è stata la prima a credere nelle potenzialità del vitigno Nero di Troia, producendo il Castel del Monte Puer Apuliae, che è diventato un vero e proprio classico per questa tipologia e che conferma, anche con la Riserva 2007, il suo ruolo. Senza però dimenticare anche un altro vitigno di antica coltivazione: il Bombino bianco, che produce, da provare il Marese 2008, con risultati ineccepibili dal punto di vista della freschezza aromatica e della piacevolezza di beva.
Ma tra le aziende di più lungo corso, emergono anche realtà dimensionalmente più contenute, come la D’Alfonso del Sordo, che trova nel Nero di Troia in purezza Guado San Leo 2008 un vino potente e dal grande impatto olfattivo. Di riferimento per la zona di Castel del Monte la produzione di Giancarlo Ceci, tra le prime ad essere ottenuta da uve da agricoltura biologica, con il Parco Marano 2008 ad emergere per pulizia aromatica e freschezza gustativa. Come notevole per questa zona è la produzione dei fratelli Liantonio che nll’azienda Torrevento, producono Il Vigna Pedale Riserva 2007, dai tratti stilistici eleganti e grintosi.
Ma la Puglia non è priva neppure di vere e proprie produzioni da collezione come il Castel del Monte 0,618 Riserva 2004, un vino unico non solo per i suoi tempi di affinamento (8 anni) ma anche per tutte le suggestioni culturali che sa stimolare (dalla “sezione aurea” al genio di Federico II). E tra le aziende entrate nel panorama enologico pugliese più di recente (2004), brilla per precisione stilistica e filosofia produttiva Gianfranco Fino, da subito nell’eccellenza enologica della Regione, anche con il Primitivo di Manduria Es versione 2008. Oppure la Carvinea, l’azienda fondata da Beppe De Maria che è passato, mantenendo inalterata la sua passione, dalle auto di lusso al vino, producendo il Sierma 2007, un Aglianico in purezza di grande forza espressiva.
Senza dimenticare anche il contributo, per così dire, venuto “da fuori”, rappresentato da realtà produttive, facenti capo ai marchi più importanti del panorama enologico nazionale (dal toscano Antinori ai veneti Pasqua e Zonin). E’ il caso di Tormaresca, l’azienda di proprietà della famiglia Antinori che, fin dal 1998, ha trovato nelle tenute di Bocca di Lupo e Masseria Maime, zone di assoluta vocazione per produrre vini come il Masseria Maime 2008, un Negramaro complesso e articolato e il Castel del Monte Aglianico Bocca di Lupo 2007, austero e di grande sapidità. O quello della Masseria Altemura, che fa parte della “galassia” Zonin e che produce un Negroamaro in purezza che, in versione 2008, è un vino fresco e ben ritmato. Oppure ad un particolare (le uve vengono lasciate surmaturare in pianta) Primitivo di Manduria Doc Costarossa (Masseria Surani, di proprietà della famiglia veneta Pasqua), morbido, con tannini densi e soffici, dal buon equilibrio, con sentori di frutta rossa e note speziate.
Un caleidoscopio di grande suggestione, quello offerto dal panorama enologico della Puglia, ma anche di grandi potenzialità in cui “il turismo del gusto sta divenendo una componente sempre più significativa - spiega Dario Stefàno, assessore all’agricoltura della Regione Puglia - che può contare su una tradizione rurale ed agroalimentare, in cui spicca la produzione enologica, che diventa una leva attrattiva e, allo stesso tempo, una forte componente di competitività ed esclusività dell’offerta turistica”. Una Regione in deciso fermento, dunque, in cui il recente educational per la stampa specializzata,”puglia Wine & Land” organizzato dal Movimento Turismo del Vino pugliese, sembra essere il prologo ad un evento complessivo di presentazione del panorama enologico locale, sul modello delle anteprime toscane, venete e siciliane.

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