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VIAGGIO TRA I MILLE VOLTI DELLA SICILIA DEL VINO: MARCHI AFFERMATI E PICCOLE REALTÀ PRODUTTIVE, VITIGNI DI ANTICA COLTIVAZIONE E INTERNAZIONALI, UNITI NEL NOME DELLA SICILIANITÀ. PLANETA, OCCHIPINTI, D’ALMERITA, COS, BAGLIO PIANETTO, DONNAFUGATA ...

Italia
La Sicilia del vino in degustazione

Sì, certo, il successo della Sicilia enoica è stato anche un fenomeno lanciato e legato all’immagine complessiva dell’isola, ma nella Regione, nel recente passato, è decisamente cresciuto l’impegno per una produzione di territorio, capace di declinare le mille differenze e le mille sfumature che ogni angolo dell’isola possiede, proprio in quanto a zone di produzione vitivinicola. Una forma di equilibrio fra particolare e generale, dunque, come cifra stilistica dominante che, fra vitigni di antica coltivazione come Nero d’Avola, Nerello, Insolia, Catarratto, e internazionali, o fra grandi marchi dell’enologia ormai affermati e piccole realtà produttive, riesce ad esprimersi, appunto, sia con le suggestioni della sicilianità nel suo complesso, sia con quelle delle sue peculiarità più nascoste. E’ l’impressione generale che WineNews ha ricavato dagli assaggi, realizzati nell’evento internazionale “Sicilia en Primeur” 2011, cogliendo nel responso del bicchiere molto più che una semplice impressione di questa dimensione in crescita del mondo del vino siciliano.
Un percorso che si ritrova anche nel portafoglio prodotti di una delle aziende di riferimento del panorama enologico siciliano come Planeta, che, da un lato mantiene ferma la barra sulla ricerca di un’originale espressione di un vitigno internazionale, con uno Chardonnay 2009, che conferma il suo stile morbido e polposo e dall’altro declina vitigni di antica coltivazione come il Nero d’Avola e il Frappato nel Cerasuolo di Vittoria Classico - Dorilli 2009, delizioso al gusto, quanto fresco e intenso nei profumi. Un gioco che torna anche tra i bicchieri di Tasca d’Almerita, altra azienda di punta del panorama enologico dell’isola, che, accanto ad un fresco e tipico Nerello Mascalese in purezza, il Tascante 2008, propone un Cabernet Sauvignon 2008 dai profumi nitidi e complessi e dalla bocca intensa e lunghissima. Affascinante, come peraltro gli capita con bella regolarità, il Ben Ryè 2008, di Donnafugata, altro marchio storico della Sicilia enoica, che, tanto per non fare inutili giri di parole, è il passito di Pantelleria per eccellenza.
Una solidità qualitativa che torna, con altrettanta regolarità, anche nel Tancredi 2007, un Nero d’Avola e Cabernet Sauvignon, dagli aromi speziati e dal gusto pieno e solido. Subito competitive aziende del nuovo corso enologico siciliano come Baglio del Cristo di Campobello con il Lalùci 2010, un Grillo in purezza dagli aromi tropicali e dal gusto teso e saporito, ma anche con un varietale e ben ritmato Lusirà 2008 (Syrah in purezza), o Baglio di Pianetto con il Ginolfo 2009 (Viognier 100%) vino solido e appagante e il possente Ramione 2007, da uve Nero d’Avola e Merlot, e Cembali 2008.
Classico e mediterraneo l’Etna Rosso Serra della Contessa 2008 di Benanti, quanto minerale e intrigante l’Etna Bianco Pietramarina 2006. Altrettanto classico il Faro 2008 di Palari, l’azienda di Salvatore Geraci, un pioniere nella scommessa sul Nerello Mascalese. Potente e sontuoso il Nero d’Avola Sàgana 2008, solare e avvolgente il bianco Cubìa 2009 da uve Insolia, prodotti dall’azienda dei fratelli Alberto e Diego Cusumano, anch’essi fra i nomi che hanno segnato il successo dei vini siciliani almeno nell’ultimo ventennio. Ormai saldamente fra le aziende più continue Cottanera, che con il suo Etna Rosso 2008, minerale ed elegante e l’originale L’Ardenza 2009, da uve Mondeuse, rappresenta un esempio di come il terroir dell’Etna sia ormai riconosciuto e riconoscibile. Buone sensazioni arrivano dal Syrah in purezza Kaid 2008 di Alessandro di Camporeale, un vino vivace ed equilibrato, personale e di bevibilità assoluta.
Ma la Sicilia del vino è anche un incredibile racconta che va al di là della cronaca enologica, per incontrare storie di grande umanità. E’ il caso di quelle raccontate da Centopassi, l’azienda ispirata da Don Ciotti e i cui vigneti sono stati confiscati alla Mafia. Qui si producono vini che nel recente passato hanno trovato via via una consistenza qualitativa sempre più robusta come nel caso del tipico e ben fatto Placido Rizzotto Catarratto 2009 e il Syrah Marne di Saladino, gusto e beverino. Fa parte di quella ricerca di un modus operandi eco-compatibile la produzione di Arianna Occhipinti che, con il suo SP ’68 2009, da uve Nero d’Avola e Frappato, e con il Frappato 2008, in purezza, propone due vini tipici, personali e di grande bevibilità.
Un’altra bella storia enologica arriva dalla cantina sociale Settesoli, la più grande d’Europa, che ha saputo coniugare quantità e qualità (e prezzi concorrenziali) in un modo ormai esemplare. Il suo Carthago 2008 è un vino ricco e vigoroso, come il Fiano 2009 (con piccole aggiunte di Viognier e Chemin Blanc) è fresco e vitale. Difficile che deluda la produzione di Cos, che ha riportato in auge il Cerasuolo di Vittoria Classico, ben fatta la versione 2009.
Senza dimenticare anche il contributo, per così dire, venuto “da fuori”, rappresentato da realtà produttive, facenti capo ai marchi più importanti del panorama enologico nazionale. E’ il caso del Feudo Arancio, di proprietà del gigante cooperativo trentino Mezzacorona, che produce vini di bella bevibilità come il Dalila 2009, da uve Grillo e Viognier o il Cantadoro 2008, blend di Nero d’Avola e Cabernet Sauvignon. O del Feudo Principi di Butera, la dependance siciliana della famiglia Zonin, che produce un piacevolissimo Insolia in purezza 2010 e un complesso e convincente Symposio, blend di Cabernet Sauvignon, Merlot e Petit Verdot. O, ancora, della Tenuta Rapitalà, nell’orbita del Gruppo Italiano Vini (Giv), con un convincente Hugonis 2008, da uve Cabernet Sauvignon e Nero d’Avola.
Infine, due vini dolci, ma d’altra parte, la Sicilia può ben dirsi la “culla” italiana di questa tipologia: il morbido Passito di Pantelleria 2008 di Abraxas, l’azienda di Calogero Mannino, dai profumi di albicocca secca ed arancia candita, e l’originale passito Gianfranco Ferrè 2008 di Feudo del Pisciotto, la dependance siciliana dell’editore-vignaiolo Paolo Panerai, da uve Gewürtzraminer e Semillon.

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