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“ITALIAN LANGUAGE & CULTURE COURSE THROUGH THE HISTORY OF FOOD & WINE”: DUE MILLENNI DI STORIA DEL BELPAESE, DAL 12 SETTEMBRE, IN UN SEMINARIO, A NEW YORK, PROMOSSO DALL’ISTITUTO ITALIANO DI CULTURA. FILO CONDUTTORE? LA PASSIONE PER IL MANGIAR BENE

Senza i suoi amati spaghetti, Garibaldi sarebbe riuscito a unire l’Italia? E se Colombo non avesse scoperto l’America, che ne sarebbe di quegli artisti rinascimentali che hanno fatto fortuna dipingendo patate, pomodori e altri prodotti del Nuovo Mondo? Dell’importanza del cibo nella storia e nella cultura italiana si parlerà dal 12 settembre a New York, in un seminario ad hoc, organizzato dall’Istituto Italiano di Cultura nella Grande Mela, che ripercorre in controluce due millenni di storia del Belpaese, seguendo un celebre filo conduttore: la passione italiana per il mangiar bene. “Italian language & culture course through the history of food & wine”, è il titolo del ciclo di seminari che analizzeranno l’intreccio tra storia, linguaggio e alimentazione, dalla Magna Grecia fino ai nostri giorni, svelando come il cibo e il vino rappresentino spesso una chiave di lettura privilegiata dei mutamenti storici, fino a diventare, in alcuni casi, veri e propri “anticipatori” di rivoluzioni sociali (info: www.iicnewyork.esteri.it).
Il corso, tenuto da Stefano Milioni, esperto di storia della gastronomia italiana e autore di varie pubblicazioni, parte con una serie di lezioni sull’alimento italiano per eccellenza, la pasta, passione dei condottieri di ogni epoca, da Giulio Cesare a Garibaldi, ma spesso vittima di leggende e falsi miti, come quelli che la vorrebbero importata da Marco Polo durante i suoi viaggi in Cina. In realtà, si scopre che un’“antenata” della pasta esisteva già al tempo degli Etruschi con il nome di “lagane”, da cui il termine “lasagna”, che non a caso veniva cotta in forno e non in acqua bollente.
Nel seminario - in programma fino al 17 ottobre - grande spazio sarà dedicato ovviamente al vino, da secoli protagonista non solo della tavola ma anche della poesia, dai versi di Alceo e Catullo fino a Cesare Pavese e Charles Baudelaire, passando per Giovanni Pascoli e Giosuè Carducci. Non mancherà, poi, un focus sulla scoperta dell’America, una rivoluzione geografica e gastronomica che ha portato nuovi prodotti sulle tavole italiane, introducendo allo stesso tempo nel nostro lessico nuovi modi di dire legati al mondo del cibo.

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