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LA “MANOVRA” E LA COOPERAZIONE DEL VINO (CHE IN ITALIA FA IL 45% DELLA PRODUZIONE): NEL NUOVO TESTO SI PROPONE L’AUMENTO DELLE TASSE SULL’UTILE INDIVISIBILE A RISERVA E LA TASSAZIONE DEI COSTI NON DEDUCIBILI. MA C’È CHI SI PREOCCUPA E CHI NO ...

Italia

Ancora nulla è definitivo, anche per la Manovra finanziaria in discussione in questi giorni è una delle più mutevoli che si ricordino. Ma tra le misure previste, oggi, c’è anche il taglio di alcune agevolazioni fiscali per le cooperative. E, nel mondo del vino italiano, la cooperazione è quasi il 45% della produzione nazionale. Ma le reazioni sono diverse: il punto fondamentale è la proposta di aumentare la tassazione (oggi al 30%) sull’utile indivisibile a riserva, ovvero quell’utile che la cooperativa sceglie di non distribuire ai soci e di accantonare, per esempio, per far fronte a momenti di difficoltà. “Un po’ di preoccupazione c’è - spiega Fausto Peratoner, direttore della trentina La Vis - perché potrebbe incidere sulla base della cooperazione, la parte più agricola della filiera. Tassare gli utili a riserva spingerebbe a ridistribuirli ai soci, ma vuol dire tirare fuori liquidità e capitalizzazione dalle aziende, e in momenti particolari può essere un grande rischio”. Insomma il guadagno immediato per le casse dello Stato potrebbe essere molto inferiore al possibile danno futuro, perché in certi casi avere liquidità accumulata ha permesso ad alcune cooperative, per esempio, di superare momenti difficili sul mercato, o di tutelare i redditi dei soci conferitori pagando le uve un po’ di più del prezzo di mercato, garantendone la sopravvivenza. In termini più cinici, se ciò non fosse stato possibile, ad oggi magari ci sarebbero tante realtà cooperative in meno o con meno soci, il che vuol dire meno redditi e, di conseguenza, meno entrate fiscali.
Ma la cooperazione vinicola italiana è fatta di tante realtà, e c’è anche chi non si preoccupa affatto degli effetti potenziali di una norma che, per altro, è ancora suscettibile di modifiche ed emendamenti. “Per noi cambierebbe poco o nulla - dice Salvatore Li Petri, direttore della cooperativa siciliana Settesoli - perché è da anni che tutto l’utile lo distribuiamo sulla remunerazione dell’uva ai soci”. L’altra misura ventilata, quella della tassazione dei costi non deducibili (spese di rappresentanza e simili) è ritenuta marginale e non preoccupa più di tanto. Ma la manovra è in itinere, e l’attenzione delle cooperative resta alta.

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