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IL MINISTERO DELEL POLITICHE AGRICOLE “BOCCIA” LA UE E RIMETTE IN GIOCO CAMERE DI COMMERCIO E AZIENDE SPECIALI DELLE REGIONI PER LA CERTIFICAZIONE DEI VINI DOC E DOCG

Roma “boccia” Bruxelles e ribadisce che le Camere di Commercio non si accrediteranno come enti certificatori. A costo di incorrere in una procedura di infrazione, l’Italia non si piega alla decisione Ue e ritiene di non doversi adeguare.

Il Ministero delle PoliticheAgricole italiane non ritiene di doversi adeguare alla posizione espressa dalla Commissione agricolture della Ue per la messa in regola delle procedure di certificazione dei vini Doc e Docg, oggi affidate in tutta Europa - secondo la normativa comunitaria ad enti terzi accreditati.

L’Italia conquista un’altra volta il triste primato di “primus inter pares” ma in senso negativo, costituendo l’ennesima eccezione che probabilmente ci costerà soltanto del denaro in forma di multa, ammettendo ad enti non accreditati, come le Camere di Commercio e le aziende speciali delle Regioni, di operare come “enti certificatori” pur non avendone le caratteristiche (e soprattutto non essendo accreditate secondo le normative internazionali EN 45011).

Per il Ministero delle Politiche Agricole “la qualifica di ente pubblico delle Camere giustifica la dispensa dall’obbligo di accreditamento contemplato dai regolamenti 510/2006 e 1234/2007”. E, quindi, respinge al mittente l’invito a regolarizzare il sistema e a far accreditare le Camere. Le eccezioni sono già state respinte una volta, è probabile che adesso tocchi alla procedura d’infrazione.

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