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UN CLASSICO DEI CLASSICI, LA FIRMA DELLA BOTTE DI AMARONE ALLE CANTINE MASI: A “LASCIARE IL SEGNO”, I VINCITORI DELL’EDIZIONE 2011 DEL “PREMIO MASI”, DAL “PROFETA” DEL VINO ITALIANO IN FRANCIA JACQUES ORHON AL CARISMATICO ATTORE GIUSEPPE BATTISTON

Dal giornalista e sommelier francese Jaques Orhon, vero e proprio profeta del vino italiano nel mondo francofono (“Premio Internazionale Masi Civiltà del Vino”), al giovane e talentuoso attore teatrale e cinematografico Giuseppe Battiston, da Arrigo Cipriani, patron e animatore del mitico Harry’s Bar di Venezia, a Massimo Marchiori, matematico e informatico, inventore dell’algoritmo di Google (“Premi Masi per la Civiltà Veneta”) a don Luigi Mazzucato, fondatore e storico direttore dell’Associazione Cuamm, medici con l’Africa (“Grosso d’Oro Veneziano”): ecco i protagonisti di uno dei più prestigiosi appuntamenti del mondo del vino, la tradizionale firma della botte di Amarone alle Cantine Masi a Verona - di scena il 24 settembre - che vede ogni “lasciare il proprio segno” grandi nomi internazionali vincitori del “Premio Masi”, l’importante riconoscimento all’edizione n. 30, promosso dalla Fondazione Masi (www.fondazionemasi.it ).
Il Premio che ha scelto di coniugare la cultura alla civiltà del vino, credendo che lo sviluppo economico passi necessariamente attraverso una condivisione di valori tradizionali, ha portato alla ribalta temi di grande spessore: l’impegno, attraverso il volontariato, nella promozione in Africa del diritto fondamentale alla salute; la conoscenza delle aree viticole del nuovo e del vecchio mondo alla ricerca dell’espressione tecnico-culturale dei diversi territori; il talento espresso dalle Venezie nell’arte della recitazione, nell’intuizione che porta all’innovazione tecnologica e nell’ospitalità diventata simbolo del made in Italy nel mondo intero. E, nelle parole dei premiati, il filo conduttore è stato quello della centralità dell’uomo, ognuno per il proprio campo di interesse, nel garantire il successo in qualsiasi campo, dalla solidarietà, all’imprenditoria, all’arte, alla scienza. Così, per esempio, per Arrigo Cipriani “il mondo Harry’s Bar è sempre stato legato alle persone e alla nostra grande civiltà. Se noi italiani vogliamo avere successo, ad esempio nella ristorazione, dobbiamo partire dalla trattoria, dove c’è la famiglia, l’uomo, con la semplicità della tradizione. La crisi attuale, è la crisi dell’uomo”.
Jacques Orhon ha sottolineato il ruolo dell’uomo anche in enologia, oltre che il potere aggregante che il vino ricopre nella nostra società, mentre Giuseppe Battiston ha evidenziato “l’importanza di sentire il lavoro come un valore assoluto, la cosa che ci permette di dialogare con il mondo e di starci”. Per Massimo Marchiori “quello che ci rallenta è il non considerare le persone, ma le entità. L’università è fatta di persone, lo Stato è fatto di persone. L’entità siamo noi, bisogna ripartire da lì”, e dobbiamo esortare i giovani a “conservare il proprio entusiasmo e a combattere contro lo scetticismo di chi non crede di potercela fare solo con le proprie forze”.
Il “Premio Masi”, che consiste in una botte di Amarone, vino antico capace di interpretare, tra terra e cultura, l’essenza della civiltà Veneta, “celebrando i suoi primi trent’anni celebra anche se stesso” sottolinea Sandro Boscaini, vicepresidente e anima della Fondazione Masi, oltre che presidente di Masi Agricola: “se è vero che il vino è uno dei testimoni più importanti del territorio, è altrettanto vero che il territorio e la sua cultura accreditano e valorizzano il vino e i suoi produttori: questa è l’idea iniziale da cui nasce il “Premio Masi Civiltà Veneta” per sottolineare che nella cultura veneta hanno un posto di rilevanza i vini tradizionali della zona”. Per Isabella Bossi Fedrigotti, presidente della Fondazione Masi, “l’opportunità offerta da una ricorrenza, soprattutto se importante come quella del trentennale del “Premio Masi”, non è data soltanto dai festeggiamenti per un traguardo tanto significativo, quanto dalla possibilità di procedere allargando ulteriormente l’orizzonte delle iniziative. E’ opportuno che quello della giuria sia un lavoro d’indagine approfondita, alla ricerca di figure non ovvie, non in vista, però esemplari. Non è un compito facile perché il premio era inizialmente indirizzato a riconoscere delle carriere, non delle speranze, delle promesse, quali inevitabilmente sono i talenti più giovani. Tuttavia questa è una strada che intendiamo percorrere”.

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