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VENDEMMIA 2011 SCARSA, 41 MILIONI DI ETTOLITRI (-13% SUL 2010). FEDAGRI-CONFCOOPERATIVE: È COLPA ANCHE DI “UNA POLITICA MIOPE CHE PREMIA NON PRODUZIONE, DA VENDEMMIA VERDE A ESPIANTI, E PESERÀ SU COSTI E COMPETITIVITÀ”. MA MENO VINO È BENE O MALE?

Questione di punti di vista: se poche settimane fa il produttore Angelo Gaja vedeva con positività il fatto che la vendemmia 2011 si presentasse come la più scarsa di sempre della storia italiana, con un mercato riequilibrato dalla natura e dall’Ocm vino che avrebbe visto normalizzare le scorte di cantina e aprire un nuovo scenario di crescita, oggi è Fedagri a lanciare un segnale di segno decisamente opposto: “l’Italia scenderà per la prima volta sotto i 41 milioni di ettolitri, con un calo del 13% sul 2010 (e, per altro, in tanti territori importanti del vino italiano si scenderà anche del 20% e più, ndr). Dato frutto non solo del meteo, ma anche di una politica miope di sostegno alla non produzione, dalla vendemmia verde ai premi per espianti” che, per il presidente del settore vitivinicolo Adriano Orsi, graverà sulla competitività delle imprese, cooperative in primis: “il minor prodotto conferito dai soci provocherà infatti una maggiore incidenza dei costi sul confezionato. E con gli aumenti sui costi di forniture (materiale per il confezionamento, macchinari, manutenzioni, trasporti, servizi) dovuti all’Iva al 21%, stimabili in 11 milioni di euro l’anno, è evidente come, nonostante vini di grande qualità, non riusciremo ad arrivare sul mercato con prodotti competitivi nel prezzo”. Analisi che, però, non divide solo i produttori, ma anche gli “economisti del vino”. L’esperto di wine economy Edoardo Narduzzi, ad esempio, è in parte d’accordo con Fedagri: “teniamo conto che il calo può essere dovuto anche al fatto che, dopo 4 anni di crisi, alcuni produttori con bassi margini di redditività possono anche essere usciti dal mercato. Ma è indubbio che minor produzione, a parità di costi unitari, può comportare un incremento del prezzo di vendita se il produttore vuole mantenere la stessa marginalità, e qui difficoltà ci sono, soprattutto all’export”. Di segno opposto l’analisi di Stefano Cordero di Montezemolo: “il calo di quantità può incidere sui costi della materia prima, se ce n’è meno costa di più, ma di solito le grandi cooperative contrattano i prezzi prima della vendemmia, e non dovrebbero risentire troppo delle variazioni in volume. E poi la sovrapproduzione, nel vino, era tanta, e questa vendemmia scarsa non inciderà più di tanto, ci sarà sempre quel 10-15% di prodotto, considerando giacenze e sfuso, che non porterà a mancanza di bottiglie sugli scaffali”.

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