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“VENDEMMIA 2011: MENO VINO E PIÙ QUALITÀ. ORA UNA BUONA POLITICA DI FILIERA PER DARE MAGGIORI GARANZIE AI PRODUTTORI”. COSÌ LA CIA - CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI, CHE STIMA UN CALO DELLA QUANTITÀ DEL 13% SUL 2010

La produzione scende ma la qualità è buona. Caldo eccessivo e siccità hanno inciso così sulla vendemmia 2011, che si avvia alla conclusione con una produzione in calo del 13% sul 2010, scendendo al di sotto dei 41 milioni di ettolitri. Una contrazione che però, se opportunamente valorizzata, può essere di grande aiuto ai vitivinicoltori, soprattutto se si svilupperà un più stretto rapporto di filiera. Questo specialmente sul fronte dei prezzi delle uve che, nonostante un leggero aumento, restano ancora non remunerativi. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori.

La lieve riduzione prospettata all’inizio della campagna di raccolta delle uve si è fatta più significativa - spiega la Cia - con il passare delle settimane e con la colonnina di mercurio che ha segnato temperature record, incidendo sulle rese di trasformazione del vino soprattutto in Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Sicilia. Al crollo della produzione, dovuta principalmente a fattori meteorologici, ha contribuito anche il ricorso alle estirpazioni, che solo l’anno scorso hanno superato i 9.000 ettari, che si vanno ad aggiungere ai 22.312 delle due campagne precedenti, con punte massime in Puglia (12%), Sicilia (6%) ed Emilia Romagna (5%). Sul fronte della qualità le notizie, però, sono buone. Si registrano molte punte di eccellenza e un incremento medio delle gradazioni, anche se come sempre la situazione è a macchia di leopardo. Ma se è vero - sostiene la Cia - che ci siamo allontanati di molto dal 2010 e dalla sua produzione record di 49,6 milioni di ettolitri che ha visto l’Italia protagonista dello storico sorpasso della Francia, il calo produttivo può tradursi in un vantaggio per i produttori se ci si impegna ad arrivare a un prezzo delle uve più remunerativo per i produttori, costretti oggi a costi sul campo esorbitanti. Basti pensare che solo nel secondo trimestre 2011 gli imprenditori agricoli hanno dovuto sborsare il 5,5% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Ciò che è indispensabile in questo senso - continua la Cia - è istaurare un dialogo all’interno della filiera, che sia in grado di ridistribuire equamente questo valore aggiunto tra tutti i soggetti che intervengono dal campo alla tavola, dalla produzione alla distribuzione. Una buona politica di filiera, unita ad un’adeguata lotta alle contraffazioni e al mercato del falso, possono tradurre il calo produttivo, oltre che in un vantaggio per i produttori, anche in una valorizzazione del vino come prodotto di qualità.

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