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FORUM MPS - BRAND, ATOUT PER L’EXPORT DEL VINO, CHE NON PUÒ VIVERE DI SOLA RENDITA MA DEVE ESSERE SEMPRE ALIMENTATO DA NUOVA PROFESSIONALITÀ E INNOVAZIONE, PIÙ “CONSUMER” E MENO “COLLECTOR”: LO DICE LA TOSCANA DEL VINO, BRAND ENOICO PER ECCELLENZA

La formula vincente per l’export del vino? Puntare sul brand, con tutti i valori che è capace di veicolare, dalla bottiglia al territorio, dalla cultura alle tradizioni di un Paese. E se questo è un dato di fatto, non di sola rendita si può vivere, e anche il brand non può rimanere immobile, ma deve essere continuamente alimentato da nuova professionalità e innovazione, per rispondere alle sfide dell’internazionalizzazione e di mercati sempre più competitivi. Un brand che, per contribuire al rilancio dei consumi entro i confini nazionali, sostenere quelli nei mercati consolidati ed educare i nuovi consumatori del mondo, deve essere anche più “consumer” e meno “collector”, perché che il vino sia acquistato per essere messo in vetrina va bene, ma non basta, deve essere anche bevuto. Lo dice la Toscana del vino, brand enoico affermato nel mondo, dal Forum n. 2 Banca Mps sul vino italiano, di scena, oggi a Siena, con alcuni dei più importanti esponenti del mondo della finanza, della politica e dell’imprenditoria vinicola. Un brand di successo, con tutte le carte in regola ed il giusto know how per essere di input, come lo è stato in passato, per tutta l’Italia del vino.

“Nel mondo del vino, la Toscana rappresenta una regione privilegiata, proprio per il suo brand territoriale forte, costruito su qualche secolo di storia, che può contare sulla solidità dei valori e delle tradizioni che evoca, ovvero quella componente emozionale che sempre più consumatori ci chiedono, soprattutto nei nuovi mercati - spiega Carlo Cambi, giornalista e personaggio tra i più esperti del mondo del wine & food - e che, come per prima ha riaperto i mercati internazionali al vino italiano, e penso ai Supertuscan, così oggi, in un momento in cui i consumi sono in calo e c’è sempre più bisogno di educare i consumatori di domani, può essere d’aiuto”.

Ma non tutto è così scontato, non bisogna adagiarsi sugli allori, per Cesare Cecchi, alla guida di una delle più importanti cantine toscane: “il brand Toscana è fondamentale sui mercati, a patto di alimentarlo continuamente, senza dare per scontato il solo fatto che esista. Per questo bisogna investire in professionalità ed innovazione, perché non si può promuovere sempre lo stesso brand, negli stessi luoghi, con gli stessi mezzi”. Cosa fare, allora, per affrontare le sfide che l’internazionalizzazione ci pone? “Essere uniti per consolidare la nostra posizione sul mercato - spiega Mario Marzucchi, presidente di Mps Tenimenti - per esportare nei mercati esteri e in particolare in quelli emergenti, anche il valore aggiunto di un vino che racconta il territorio. Ma, per sostenere i consumi, il brand deve essere anche “consumistico”: comprare un buon vino da mettere in vetrina va bene ma non basta, deve anche essere bevuto”.

Per Fabio Carlesi, segretario generale di Enoteca Italiana, mercati come Cina e Giappone sono estremente diversi dal nostro, ma si stanno avvicinando sempre più allo stile di vita occidentale, di cui il vino fa parte, ma non è il punto focale del loro interesse: “un brand come quello della Toscana è il nostro patrimonio. Ma poiché non possiamo cambiare la Toscana, che va bene così com’è, è sulla sua comunicazione che dobbiamo intervenire. Ce lo chiedono i consumatori internazionali e soprattutto quelli dei mercati emergenti, che amano il nostro Paese e vogliono venire a visitarlo. Quello che cercano, è la componente emozionale”.

La “ricetta” della Toscana per cavalcare l’onda dell’export che corre e che potrebbe essere da record nel 2011 per l’Italia del vino, è quella di “collocarsi sul mercato come sistema, come “main brand Toscana” - conclude l’assessore all’agricoltura della Regione Toscana Gianni Salvadori - per portare nei mercati sì il vino, ma completando l’offerta con tutto quel paniere di eccellenze fatto anche di prodotti gastronomici di qualità, arte, cultura e territorio, di cui il vino può essere il trascinatore”.

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