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FORUM BANCA MPS - L’ITALIA DEL VINO ? E’ LA N. 3 IN DUE DEI MERCATI STRATEGICI PER IL FUTURO CHE CHIEDONO SEMPRE PIÙ “MADE IN ITALY”: BRASILE (DOPO CILE E ARGENTINA) E CINA (DOPO FRANCIA E AUSTRALIA). I PERCHE’ DI DUE PRODUTTORI: ANTINORI E CAPRAI

L’Italia del vino? Alla posizione n. 3, in due dei mercati emergenti del mondo del vino dalle grandi potenzialità nell’accrescere i propri consumi, e dunque sempre più strategici nel prossimo futuro: in Brasile, dove i vini made in Italy, conosciuti da tempo, soprattutto per la loro qualità, ma fortemente penalizzati dalle tasse di importazione, vengono dopo Cile e Argentina, e in Cina, “El Dorado” enoico del futuro, dove le etichette tricolori sono sempre più amate, forti del loro buon rapporto qualità-prezzo, ma la Francia domina la scena e l’Australia conquista con i suoi vini di facile beva. E’ la fotografia scattata da Adao Augusto A. Morellatto, importatore di vini in Brasile e direttore di Abba-Associação Brasileira dos Exportadores e Importadores de Bebidas e Alimentos (l’associazione che riunisce tutti gli importatori del Paese) e Xuexin Wu, General Manager Shanghai Zhong Shang Xing Cheng Wine Development, tra gli importatori leader in Cina, dal talk show “Parladivino”, moderato da Fede & Tinto di “”Decanter” di Radio2, nel Forum Montepaschi sul Vino Italiano, di scena oggi a Siena, con i più importanti esponenti del mondo della finanza, della politica e dell’imprenditoria vinicola. A spiegare i perché, dall’essersi accorti un pò ritardo rispetto ai nostri competitors dell’importanza di questi mercati così come delle possibilità offerte dall’Ocm vino per raggiungerli, fino alla mancanza di un sistema Italia, sono due dei produttori al top dell’Italia del vino per storia, tradizioni e dinamicità imprenditoriale: Antinori, da un lato, e Caprai, dall’altro.

“In Brasile, il vino italiano è molto conosciuto - ha spiegato Adao Augusto A. Morellatto - è presente da tanto tempo ed è noto soprattutto per la sua qualità. Ma, nonostante questo, è solo al terzo posto, dopo Cile e Argentina, e i motivi sono tributari: le tasse di importazione. Ma il consumo di vino è aumentato negli ultimi anni e continuerà a farlo, ma ci vorranno comunque almeno dieci anni per avere una massa critica. Il vino italiano più amato? E’ il Lambrusco. Noi, come importatori, ci stiamo impegnando insieme alle associazioni di consumatori e dei ristoratori per sostenere i consumi e per fare pressione perché al vino siano applicate le stesse tasse degli alimenti. E l’Italia, da parte sua, deve continuare a fare quello che sta facendo”.

E i cinesi, come vedono il vino italiano? “Lo considerano molto piacevole - ha detto Xuexin Wu - ma in un mercato come quello di Shanghai, per esempio, e come in Brasile, è alla posizione n. 3 dopo Francia e Australia. I francesi sono arrivati prima e per il consumatore cinese rappresentano il Vecchio Mondo, mentre gli australiani, con i loro vini di facile beva, il Nuovo Mondo. Ma lo spazio di crescita delle etichette italiane è più ampio rispetto ai vini francesi ed australiani, forti del loro rapporto qualità-prezzo”.

“I nostri vini in Cina sono in corsa - ha detto Renzo Cotarella, ad di Marchesi Antinori - e la percentuale di crescita dei nostri vini è superiore a quella dei francesi. L’Italia si è però accorta un pò tardi di questo mercato, così come delle possibilità offerte, per esempio, dall’Ocm vino per promuovere i nostri vini nei mercati extra Ue. Ma puntando su tutto questo oggi c’è da essere ottimisti per il futuro”.

Ma, prima di affrontare il futuro, avverte Marco Caprai, della cantina leader del territorio di Montefalco, che ha rilanciato il Sagrantino alla ribalta internazionale, “è tempo di ripensare la strategia distribuitiva del nostro Paese. Siamo stati bravi ad andare ognuno nei mercati del mondo, però ora è necessario che le imprese italiane facciano un salto in avanti, accompagnate dal sistema Italia, dalle istituzioni pubbliche e da quelle finanziarie e bancarie, che da sempre sostengono il mondo del vino francese. Sono questi gli strumenti che mancano all’Italia, ed è da qui che bisogna partire per andare alla conquista dei mercati del mondo”.

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