Il futuro prossimo di Gancia, una delle case vinicole più importanti d’Italia, fondata nel lontano 1850, parlerà russo, la lingua del magnate Rustam Tariko (già proprietario della banca e della vokda Russki Standard), ad un passo da un’acquisizione che fa rumore, sia per l’importanza del marchio, sia per le cifre di cui si parla: 150 milioni per il 100% del gruppo. L’azienda piemontese ha scritto pagine fondamentali dell’enologia italiana, lungo un percorso durato 160 anni, specie in quella che è la grande sfida del Metodo Classico italiano. Oggi, le proprietà di Gancia sono suddivise lungo tutto lo Stivale, e presto, dal Piemonte alla Sicilia, batteranno la bandiera degli Zar. La notizia, nonostante il “no comment” dei vertici della Gancia, trova più di una conferma: non resta che aspettare l’ufficialità del passaggio di un altro gioiello dell’enologia italiana nelle mani di una multinazionale.
A dare per conclusa una trattativa che aspetta ancora di essere ufficializzata, i media russi, su tutti il quotidiano “Kommersant”; un altro media russo, “Vedomosti” precisa che la quantità delle azioni acquistate, importo e modalità della transazione non sono ancora precisati. Dettagli, che difficilmente potranno rappresentare un ostacolo al passaggio dell’azienda piemontese nelle mani di chi, finora, ha distribuito i suoi vini nell’Est Europa: la polacca Cedc, recentemente finita nelle mani proprio di Tariko.
Focus - La Russia ama l’Italia del vino ...
Con un aumento record del 41% nelle esportazioni di bottiglie di spumante, la Russia si classifica al quarto posto tra i principali consumatori delle bollicine italiane, dopo Germania, Stati Uniti e Regno Unito. Emerge da un’analisi della Coldiretti. Si stima - sottolinea la Coldiretti - che a fine anno saranno almeno 25 milioni le bottiglie di spumante italiano consumate in Russia dove particolarmente apprezzati sono il Prosecco e l’Asti.
La Russia è tra i grandi paesi quello in cui si è verificato il maggior incremento delle vendite di spumante italiano le cui esportazioni sono aumentate nel mondo del 25% per effetto di un incremento del 33% negli Usa, del 7% in Germania e del 24% in Inghilterra.
Dopo che ad aprile 2011 era avvenuta la cessione della Parmalat al gruppo francese Lactalis, l’agroalimentare italiano - sottolinea la Coldiretti - si conferma ancora una volta un’appetibile terra di conquista per gli stranieri. Un tendenza che fa temere per la delocalizzazione in un settore dove la qualità e il valore aggiunto della produzione agricola italiana - conclude la Coldiretti - ha consentito ai grandi marchi di raggiungere traguardi prestigiosi.
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