Se con la crisi dilaga la contraffazione, ad essere a rischio sono i prodotti dei brand più famosi e non è solo la moda con i suoi accessori ad essere finita nel mirino dei falsari: ora anche le bottiglie delle grandi griffe enoiche, diventano veri e propri status symbol, attirando la bramosia di falsari e trafficanti. E se l’Unione Europea sta cercando di adottare misure ancor più severe rispetto a quelle attualmente in vigore, anche i produttori di tutto il mondo, dal canto loro, corrono ai ripari, come ha fatto in Germania il gruppo Tesa, produttore di nastro adesivo, che ha recentemente ideato un’apposita App per smartphone in grado di inviare in tempo reale il codice della bottiglia al servizio clienti per capire all’istante se il vino è originale o falso. L’esempio italiano? La storica Tenuta toscana dell’Ornellaia che ha investito nella sperimentazione di un nuovo sistema di identificazione delle bottiglie con microchip e radio frequenza.
A lanciare l’allarme sul dilagare della contraffazione sono i più importanti quotidiani internazionali che rivelano uno scenario in cui la Germania è seconda al mondo nella classifica dei Paesi che copiano e falsificano prodotti, come rivela uno speciale dell’autorevole quotidiano economico tedesco “Handelsblat”: “ma anche il settore del lusso in Francia e in Italia è in pericolo, minacciato soprattutto dai Paesi dell’Europa dell’Est, dove aziende minori tendono a copiare i prodotti dei brand più grandi, con prezzi e qualità inferiore”. E in uno speciale firmato da Denis Saverot, il prestigioso quotidiano “Le Monde” annuncia il recente acquisto da parte di un magnate cinese della storica cantina francese “Château de Gevrey-Chambertin” in Borgogna e mette in guardia i grandi produttori europei, tra cui in primis anche l’Italia, dai pericoli dell’avanzata asiatica che mira ad accaparrarsi cantine non di primo piano spacciandole per Gran Cru. Per “Le Figaro”, infatti, “il mercato cinese è inondato da grandi vini contraffatti. Le prime vittime di questo vasto traffico sono proprio i cru francesi, in particolare gli châteaux di Bordeaux, con perdite per centinaia di milioni. Paradossalmente in Cina ci sono più Lafite 1982 di quanti ne vengono prodotti in Francia”.
Un problema di fronte al quale, se l’Unione Europea sta cercando di adottare misure ancor più severe rispetto a quelle attualmente in vigore, anche le aziende corrono ai ripari introducendo sempre più innovativi sistemi anticontraffazione. In Italia, ad esempio, la storica Tenuta toscana dell’Ornellaia, ha investito nella sperimentazione di un nuovo sistema di identificazione tramite radio frequenza (Rfid) per tutti i suoi vini ad eccezione di quelli distribuiti in Usa e in Canada (dove la legislazione locale non lo permette). In questo modo è possibile tracciare la distribuzione tramite canali diversi da quelli autorizzati dal produttore, garantendo l’autenticità del vino allo scopo di prevenire ogni tentativo di imitazione e falsificazione. La tecnologia Rfid consiste, infatti, in un piccolo chip elettronico (Tag) incorporato nel retro etichetta della bottiglia, sulla scatola o cartone che la contiene, a cui viene associato un numero identificativo unico e collegato al congegno elettronico presente nella linea di etichettatura, creando così le informazioni di tracciabilità tra il Tag e il database cliente/distribuzione. Anche altri grandi vini, come i Bordeaux non sono da meno, utilizzando tecnologie sempre più all’avanguardia.
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