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COLDIRETTI/SWG: NATALE È NATALE ANCHE A TAVOLA, UNICA SPESA CHE TIENE (4,3 MILIARDI DI EURO) TRA PRODOTTI MADE IN ITALY (59%) E LOCALI (44%) IN VECCHIE RICETTE. 92% DI ITALIANI STARÀ A CASA, 5,5 MILIONI VORREBBERO UN CESTO WINE&FOOD. FOCUS: TENDENZE

Non Solo Vino
Il Natale wine & food tiene alla crisi: il presidente Sergio Marini con un bel cesto natalizio

Magari con un occhio in più alla spesa (più oculata nel 34% dei casi) - e agli sprechi (niente avanzi in 1 tavola su 5) - possibile vista l’offerta per tutte le tasche del mondo wine & food, ma a pranzi e cenoni delle feste non si rinuncia neanche in tempi di crisi, con lo stesso spirito di convivialità e condivisione e con il piacere di concedersi quel “piccolo lusso” che è la buona tavola. Risultato, per imbandire le tavole delle feste di fine anno 2012, secondo l’analisi Coldiretti/Swg “Il Natale sulle tavole degli italiani” sulla base dell’indagine “Xmas Survey 2012” di Deloitte, si spenderanno 4,3 miliardi di euro, con gli alimentari e le bevande che sono l’unica voce di spesa che sostanzialmente tiene nel tempo della crisi e rappresentano il 36% delle spese di Natale.
Una voce di spesa che si qualifica, anche grazie all’aspetto più bello: la riscoperta del legame prodotti-territorio (il 59% porterà in tavola made in Italy e il 44% sceglierà “locale” anche per sostenerne le economie) in ricette del passato, per prepare le quali si passeranno da 3 a 5 ore ai fornelli per il pranzo di famiglia di Natale che il 92% farà a casa, tra canederli trentini, tortellini in brodo emiliani, cappone lombardo e panpepato umbro. Ma anche con le lentìcchie porta-fortuna, che, visti i tempi, registrano un vero e proprio boom (+14%, nei piatti di 39 milioni di italiani, il 78%), spumanti (+20%, bevuti da 44 milioni, l’87%), frutta di stagione (+15%) e cotechini (+8%), panettone che vince sul pandoro (prediletto dall’80% degli italiani contro il 68%), meno ananas (-3%), caviale (-2%) e Champagne (-1%).
Una tendenza che si riflette anche negli intramontabili regali wine & food - strenne eclettiche, a parte, dalla tisana di bambù made in Italy addormenta-bambini all’adozione a distanza di maiali e alberi da frutto a parte - come il cesto enogastronomico che 5,5 milioni di italiani vorrebbero trovare sotto il proprio albero.
Non si rinuncia dunque a preparare pranzi e cenoni o a gratificare parenti e amici con gustosi omaggi utili ma, sottolinea la Coldiretti, si qualifica la spesa, con una netta preferenza di prodotti del territorio locali e made in Italy. Si assiste - precisa la Coldiretti - a una fortissima attrazione verso la riscoperta del legame con i prodotti del territorio che si esprime sempre di più attraverso la preparazione delle ricette del passato che, nonostante i profondi cambiamenti negli stili di vita, rimangono fortemente radicate nella popolazione. Secondo l’indagine Coldiretti/Swg il 59% degli italiani responsabili della preparazione dei pasti porterà in tavola prodotti made in Italy, il 23% addirittura locali o a chilometri zero e l’11% prodotti biologici, mentre un 18% guarderà alle offerte e al basso prezzo. Ben il 44% degli italiani preferisce acquistare prodotti locali - e lo fa soprattutto perché ha un valore anche economico - e il 35% dei cittadini è convinto che acquistando prodotti locali si crei ricchezza locale.
“E’ un segnale importante di fiducia nella ripresa del Paese che va sostenuta anche nel momento di fare la spesa con l’acquisto di prodotti italiani”, sottolinea il presidente della Coldiretti Sergio Marini, aggiungendo che “si tratta di una responsabilità sociale nei confronti del lavoro e dell’economia del proprio territorio che si diffonde tra i cittadini nel tempo della crisi”.
Una tendenza che riguarda anche i regali. Quest’anno c’è la nuova frontiera della strenna natalizia innovativa per chiunque voglia differenziarsi regalando qualcosa di molto originale come la prima tisana di bambù made in Italy, adattissima ai bambini perché con un forte potere di conciliazione del sonno o le diverse adozioni a distanza che prevedono la possibilità di allevare un maiale per assicurarsi salumi doc ma anche alberi da frutta per ricevere poi direttamente a casa gli squisiti frutti. E ancora, continua la Coldiretti, tra le idee innovative ci sono anche la weBox di Terranostra, un cofanetto regalo per trascorrere un weekend in agriturismo o semplicemente per mangiare cibi tipici del territorio, ma a Natale 2012 c’è spazio anche per i regali solidali con prodotti tipici realizzati, curati e trasformati da persone diversamente abili.

Focus - Le tendenze, nel menu: più lenticchie (+14%) “chiamate” a portar fortuna e meno ananas, più spumante (+20%) e meno Champagne (-1%)
Sulle tavole degli italiani aumenta la presenza dei prodotti made in Italy più tradizionali dal cotechino (+8%) alle lenticchie (+14%), dalla frutta di stagione (+15%) allo spumante (+20%) mentre crollano le mode esterofile del passato pagate a caro prezzo come ciliegie, pesche fuori stagione o ananas (-3%), caviale (-2%) e Champagne (-1%), secondo l’analisi Coldiretti/Swg “Il Natale sulle tavole degli italiani”. Nel dettaglio, lo spumante si conferma come il prodotto immancabile delle feste e sarà bevuto da 44 milioni di italiani (87%). Segue a ruota il panettone al quale non rinunceranno in 40 milioni (80%) che vince sul pandoro (prescelto da 34 milioni, pari al 68%).
Registrano un vero boom, precisa la Coldiretti, le lenticchie che, in un momento di difficoltà, sono chiamate a portar fortuna nei piatti di 39 milioni di italiani (il 78%) insieme al cotechino o allo zampone (31 milioni pari al 62%). La frutta locale vince per quasi 39 milioni di italiani (77%) su quella esotica o fuori stagione che quest’anno assaggeranno solo in 13,6 milioni (27%). Si abbandonano infatti le mode esterofile del passato con solo 3,5 milioni di italiani (7%) che si permetteranno le ostriche, 2,5 milioni (5%) il caviale e in 6,5 milioni (13%) stapperanno lo Champagne.
“Il made in italy alimentare è apprezzato in tutto il mondo dove le nostre esportazioni nel 2012 hanno raggiunto il valore record di 31 miliardi di euro (+5%)”, ha reso noto il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che “è importante che gli italiani riconoscano sempre di più il valore aggiunto della produzione nazionale che è leader in qualità, sicurezza e sostenibilità ambientale”. La tendenza a privilegiare un menu più nostrano favorisce gli acquisti nei mercatini dove durante le feste sono frequentati da ben 23 milioni di italiani anche alla ricerca nel 34% dei casi dei prodotti tipici dell’enogastronomia. E per il 30% di italiani che dichiara che effettuerà acquisti tramite internet non mancano le iniziative di solidarietà come la possibilità offerta dalla Coldiretti attraverso il Consorzio dei produttori di Campagna Amica di acquistare in tutta Italia direttamente dai produttori alcune delle migliori specialità che hanno reso la Toscana celebre in tutto il mondo, per aiutare i produttori colpiti dall’alluvione (su www.coldiretti.it).

Ai fornelli: oltre 3 ore per preparare il pranzo di famiglia a Natale, a casa per il 92% degli italiani
Per ben il 40% delle famiglie italiane la preparazione del pranzo di Natale 2012 richiede oltre tre ore di lavoro ai fornelli, secondo l’analisi Coldiretti/Swg “Il Natale sulle tavole degli italiani”, dalla quale si evidenza peraltro che in una famiglia su quattro si impiegano fra tre e cinque ore e nel 12% delle famiglie si arriva addirittura a superare le cinque ore. Una attenzione alla tavola più importante dell’anno giustificata dal fatto che il 92% degli italiani trascorrerà il Natale 2012 in casa propria o in quella di parenti e amici. Appena il 3% degli italiani, precisa la Coldiretti, andrà al ristorante o in trattoria, mentre l’1% si recherà in uno dei 20.000 agriturismi italiani dove più facilmente è possibile riscoprire i piatti della tradizione natalizia.
Il Natale è infatti molto spesso l’occasione per tornare a gustare i piatti del ricordo, dai tortellini in brodo dell’Emilia Romagna al cappone in Lombardia, ma anche u piccilatiedd in Basilicata, il panpepato in Umbria, la pizza di Franz nel Molise, lu rintrocilio in Abruzzo, le pabassinas con sa sapa in Sardegna, la carbonata con polenta in Valle D’Aosta, il pangiallo nel Lazio, le carteddate in Puglia, i canederli in Trentino, la brovada e muset con polenta in Friuli, i quazunìelli in Calabria, il pandolce in Liguria, la pizza de Nata’ nelle Marche, i buccellati in Sicilia, il brodo di cappone in tazza in Toscana o l’insalata di rinforzo in Campania. Piatti che richiedono tempo ed esperienza spesso tramandata da generazione in generazione.

Nel secchio: niente avanzi in una tavola su cinque
In più di una tavola di Natale su cinque (21%) non avanzerà proprio niente con gli italiani impegnati a contenere gli sprechi per effetto della crisi. L’analisi Coldiretti/Swg “Il Natale sulle tavole degli italiani” evidenza peraltro che in un altro 54% delle famiglie italiane la quantità di cibo avanzata sarà comunque ridotta o modesta. “La tendenza a ridurre gli sprechi da parte degli italiani è forse l’unica notizia positiva della crisi in una situazione in cui in Italia sono aumentate del 9% le persone costrette a ricevere cibo o pasti gratuiti in mensa o nelle proprie case”, sottolinea il presidente della Coldiretti Sergio Marini. Gli italiani indigenti che hanno ricevuto pacchi alimentari o pasti gratuiti attraverso i canali no profit che distribuiscono le eccedenze alimentari hanno raggiunto infatti quasi quota 3,7 milioni, il massimo dell’ultimo triennio, secondo la relazione sul “Piano di distribuzione degli alimenti agli indigenti 2012” dell’Agea, mentre nel contempo a causa degli sprechi dal campo alla tavola è stato perso in Italia cibo per oltre 10 milioni di tonnellate che equivale ad un valore annuale di ben 37 miliardi di euro.
L’attenzione alla riduzione degli sprechi sulle tavole natalizie si manifesta con una spesa più oculata nel 34% dei casi, ma nella maggioranza del 62% utilizzando quello che avanza nei giorni successivi magari combinando altre ricette. Polpette o polpettoni a base di carne o tartare di pesce sono un’ottima soluzione per recuperare il cibo del giorno prima, ma anche le frittate possono dare, secondo Coldiretti, un gusto nuovo ai piatti di verdura o di pasta, senza dimenticare la ratatouille. La frutta secca in più può essere facilmente caramellata per diventare un ottimo “torrone”, mentre con quella fresca si ottengono pasticciate, marmellate o macedonie. E per dare un nuovo sapore ai dolci più tradizionali, come il pandoro o il panettone, si ricorre spesso alla farcitura con creme. Recuperare il cibo è una scelta che, sottolinea Coldiretti, fa bene all’economia e all’ambiente con una minore produzione di rifiuti in un momento come le festività di Natale in cui peraltro c’è una maggiore disponibilità di tempo libero e sono in molti a cogliere l’occasione per dedicare un po’ più di tempo ai fornelli.

E sotto l’albero, un grande cult: 5,5 milioni di italiani vorrebbero un cesto enogastronomico
Sono oltre 5,5 milioni gli italiani che sognano di trovare sotto l’albero il tradizionale cesto natalizio con i prodotti dell’enogastronomia, che cresce nei consensi e si afferma come il regalo meno riciclato nel tempo della crisi. E, in occasione della presentazione dell’analisi “Il Natale sulle tavole degli italiani”, Coldiretti ha allestito la più vasta esposizione dei caratteristici cesti di prodotti tipici di Natale delle diverse regioni italiane per tutte le tasche. Tra i prodotti più presenti nei cesti ci sono sicuramente, sottolinea la Coldiretti, lo spumante, il torrone, il pandoro o il panettone spesso artigianali, ma sono tornati prepotentemente il cotechino, lo zampone, le lenticchie e in generale tutti i prodotti tipici locali, cosiddetti a chilometri zero, dai salumi ai formaggi, dall’extravergine al vino, dal miele alle conserve, preparati direttamente nelle aziende agricole.
I prezzi variano notevolmente: da una decina di euro per un cesto minimal a 30 euro per uno medio con lenticchie e legumi vari, vino, olio, salsicce secche, sottolio, marmellate e formaggio, sino a 118 euro per quello con specialità marchigiane, vino Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc, spumante Passerina Doc, vino di visciola, liquor d’ulivo, confetture, miele, formaggio pecorino, pasta di farro, farro perlato, salame nostrano tipico, frutta sciroppata, passata di pomodoro bio e farina.
“Si tratta di un’occasione per conoscere meglio le specialità alimentari del proprio territorio che consente peraltro di ripetere l’acquisto anche al di fuori del periodo natalizio grazie alla vicinanza e all’identificazione delle realtà produttive coinvolte”, afferma il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che “la tracciabilità dei prodotti con l’etichettatura è anche una garanzia per difendersi dalle truffe che si moltiplicano con l’arrivo delle feste”. I consigli della Coldiretti per quasi un italiano su tre (30%) che aspetta l’ultima settimana per acquistare i regali di Natale sono quelli infatti di verificare sempre l’etichetta dei prodotti alimentari nei casi in cui è obbligatorio renderla evidente sui banconi, come la frutta e verdura, ma anche nei casi in cui è meno evidente come l’extravergine, in cui spesso la provenienza delle olive è indicata in caratteri minuscoli nel retro della bottiglia. Per altri prodotti, in cui ancora non è obbligatorio indicare l’origine in etichetta, è più facile spacciare per made in Italy quello che non lo è; è dunque meglio preferire i prodotti a denominazione di origine riconosciuti dall’Unione Europea (Dop/Igp) o quelli presenti nell’elenco regionale dei prodotti tradizionali. Ad esempio, per le lenticchie, nell’elenco sono inserite quelle di S. Stefano di Sessanio (Abruzzo), Colfiorito (Umbria), Valle Agricola (Campania), Onano, Rascino e Ventotene (Lazio), Molisane (Molise), Villalba, Ustica e Pantelleria (Sicilia), mentre quelle di Castelluccio di Norcia sono Igp.
La soluzione migliore resta comunque, ricorda la Coldiretti, quella di rivolgersi direttamente ai produttori agricoli nelle aziende, nelle botteghe o nei mercati, come quelli di Campagna Amica, che si moltiplicano nelle città e nei luoghi turistici durante le feste, dove è possibile parlare direttamente con l’agricoltore e conoscere personalmente le caratteristiche dei prodotti e le tecniche utilizzate per ottenerli. L’Italia vanta numerosi primati nel campo dei prodotti di qualità. Nel nostro Paese si trova un terzo delle imprese biologiche europee a cui è destinato un quarto della superficie bio dell’Ue. L’agroalimentare made in Italy può contare inoltre su 246 prodotti a denominazione o indicazione di origine protetta riconosciuti dall’Unione Europea: 154 Dop e 92 Igp, senza considerare le 4.671 specialità tradizionali censite dalle regioni, mentre sono 517 i vini a denominazione di origine controllata (Doc), controllata e garantita (Docg) e a indicazione geografica tipica (Igt).

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