Ottimismo e crescita: ecco le parole d’ordine del mercato del turismo enogastronomico in Italia, che anche in tempi di crisi non solo riesce a “tenere le posizioni” ma cresce ad un ritmo del +12% l’anno, tra il 2011 e il 2012, in controtendenza sull’andamento generale del turismo in Italia. Ecco i primi dati che emergono dal Rapporto Annuale n. 11 “Osservatorio sul Turismo del Vino in Italia”, promosso dalle Città del Vino e realizzato dal Censis Servizi, che sarà presentato il 15 febbraio alla “Bit-Borsa Internazionale del Turismo 2013”, di scena a Fiera Milano-Rho (info: www.terredelvino.net). E che confermano la “buona salute” del turismo wine & food, tra i fenomeni di maggior successo degli ultimi anni, capace di generare un giro d’affari che va dai 3 ai 5 miliardi di euro e muovere dai 4 ai 6 milioni di turisti in giro per il Belpaese. E che è sempre più internazionale: anche per il turismo enogastronomico, si registra il trend che vede il turismo più in generale praticato nel Belpaese sempre più dagli stranieri, in crescita, a fronte del calo dei viaggiatori italiani.
“Il turismo enogastronomico è il “portabandiera” del Belpaese - sottolinea il presidente delle Città del Vino Pietro Iadanza - capace di far mettere in viaggio milioni di persone da ogni parte del mondo e fare dell’Italia una delle mete più amate del turismo internazionale. Un settore in cui i margini di crescita sono ancora molti, e in cui, tutti, dalle amministrazioni locali ai diversi “attori” che operano nel suo indotto, possono fare di meglio, cercando sempre di migliorare l’offerta ed attrarre anche quei turisti che non sono solo amanti del wine & food, meno di “nicchia”, con una strategia nazionale, perché si tratta di un settore strategico su cui puntare per aumentare in generale i flussi turistici”.
Secondo l’“Osservatorio sul Turismo del Vino in Italia” Città del Vino/Censis, infatti, nonostante le performance positive registrate dal settore, la perdurante crisi economica fa sì che non si possa abbassare la guardia, e bisognerà verificare per quanto tempo ancora, senza alcuna strategia nazionale condivisa, il settore possa continuare ad andare in controcorrente ed essere ancora un prodotto di tendenza.
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