Tradurre il segreto del Moscato di Scanzo in una sequenza di Dna: è la sfida, vinta, del Consorzio del Moscato di Scanzo Docg e del Cirive-Centro Interdipartimentale di ricerca per l’innovazione in Viticoltura ed Enologia dell’Università di Milano. Il risultato? È nel numero 23, tante quante sono le linee clonali che si intersecano per dar vita ad uno dei più grandi vini italiani, la più piccola Docg d’Italia, di origine secolare, che nel ‘700 pare fosse il vino più costoso al mondo, “di casa” sulle tavole di zar e reali, tra cui la corte d’Inghilterra. Nel convegno del 20 febbraio si approfondirà il progetto di ricerca, con una presentazione in anteprima dei risultati e si ripercorrerà la storia millenaria di questo passito. Prossimo obbiettivo del progetto, nato grazie al finanziamento del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali “Valorizzazione dei principali vitigni autoctoni italiani e dei loro “terroir”, arrivare all’omologazione e all’iscrizione dei cloni di maggiore interesse e complementari nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite, per costituire vigneti capaci di esprimere la massima produzione e qualità. Intanto il Dna del famoso passito sarà svelato il 20 febbraio a Scanzorosciate (Bergamo) in un incontro su vino e genetica (info: www.consorziomocatodiscanzo.it).
“Due sono i nostri obiettivi principali - spiega la presidente del Consorzio del Moscato di Scanzo Docg Angelica Cuni - da un lato preservare la storia e l’impronta distintiva del nostro vino millenario: è probabile che la varietà a bacca nera si trovasse in zona già al termine del XIV secolo. Dall’altro tutelarlo e farlo crescere ancora in qualità, attraverso un’attenta selezione clonale. Siamo veramente fieri di essere gli apripista e i precursori di questo progetto, che sta portando a livello nazionale alla mappatura e al sequenziamento di altri 50 vitigni autoctoni italiani, che saranno presentati in un apposito convegno a Vinitaly 2013”.
Ad approfondire il progetto e presentare i risultati del sequenziamento del Dna, saranno, tra gli altri, il professore Osvaldo Failla del Dipartimento di Scienze agrarie e ambientali dell’Università degli Studi di Milano, referente scientifico del progetto, il professor Lucio Brancadoro che parlerà di “Strategie e stato di avanzamento”, e il professor Pier Attilio Bianco che si concentrerà invece su “Aspetti sanitari: nuove sfide e nuove tecnologie”. Seguirà poi una sezione dedicata alle linee clonali in corso di selezione, con Sara Coletti e Simone Fiori che presenteranno “I profili compositivi e di maturità” e Mara Rossoni “I profili aromatici”.
I 23 cloni sono stati analizzati in relazione agli aspetti compositivi delle bacche (peso delle bacche, delle bucce, numero di semi, profilo di maturità tecnologica e di maturità fenolica) e, per 7 di questi, rappresentativi della variabilità dei profili di maturazione, le bacche sono state analizzate anche riguardo al profilo aromatico delle uve. Infine, un approfondimento sulle “Note storiche sull’origine del Moscato di Scanzo” a cura di Walter Polese.
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