I tecnici di Assoenologi, riuniti a Bormio per la consueta convention invernale, lanciano l’allarme sulle performance dell’export enoico, destinate, dopo l’exploit dei primi 9 mesi del 2012 (+7,4% in valore sullo stesso periodo del 2011), “ad affievolirsi, sino quasi ad esaurirsi in settembre. Aspettiamo l’analisi sui dati dell’ultimo trimestre 2012 prima di dare valutazioni definitive, ma sarà comunque meglio lasciare da parte i toni trionfalistici e prepararci ad allacciare le cinture”, come ha spiegato il presidente Giuseppe Martelli al quotidiano economico “Italia Oggi”. In realtà, la situazione è più rosea delle infauste previsioni di Assoenologi, e a confortare l’Italia del vino ci pensano i numeri elaborati da Federalimentare Servizi & Federvini, basandosi sui dati Istat relativi ai primi 11 mesi 2012.
Il trend è praticamente identico a quello dell’industria alimentare nel suo complesso: la quota raggiunta dai vini esportati nel periodo gennaio-novembre ha raggiunto, in valore, i 4,66 miliardi di euro, con un +7,5% sullo stesso periodo del 2011. Di pari passo, il “food and drink” nazionale ha toccato quota 22,76 miliardi, con un +7,6% sui primi 11 mesi del 2011. A brillare sono soprattutto gli spumanti, cresciuti del 12,7% a 543 milioni di euro in valore, mentre segnano il passo i vini bianchi Dop (+2% a quota 404 milioni) e si confermano su ottimi livelli i rossi Dop, a quota 1,23 miliardi, con un +7,8%. Calano i volumi esportati (-8,3%), ma visto l’andamento dei valori ne emerge un apprezzamento del valore unitario medio decisamente positivo. Specie perché riguarda praticamente tutti i principali partner commerciali del Belpaese, eccezion fatta per la Russia, dove, però, i problemi sono di natura esclusivamente burocratica, e l’Italia non può farci granché.
Ci sono poi due sfide importantissime da vincere. In primis la supremazia del mercato Usa, dove in termini quantitativi l’Italia è il primo esportatore, con la Francia che, però, ha ridotto sensibilmente la forbice tra la nostra quota e la loro (nel 2010 la distanza era del 6,9%, nel 2012 si è ristretta al 2,7%). Quindi, il mercato cinese, dove i vini tricolore rappresentano ancora il 6,2% delle importazioni, con una crescita ferma al 18,3%: troppo poco per l’“Eldorado” del futuro.
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