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DIRITTI DI IMPIANTO, IL RINVIO DELLA LIBERALIZZAZIONE C’È, MA SOLO FINO AL 2021. E I PRODUTTORI NON SONO SODDISFATTI. RICCARDO RICCI CURBASTRO, PRESIDENTE EFOW (EUROPEAN FEDERATION OF ORIGIN WINE): “NON È ACCETTABILE, SPERIAMO NEL PARLAMENTO UE”

A fine gennaio, il Presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, parlando della riforma della Pac (Politica Agricola Comune) post 2013, che comprenderà anche l’Ocm (Organizzazione comune di mercato) vino, aveva annunciato che nel testo proposto i diritti di impianto dei vigneti, la cui liberalizzazione in un primo tempo era prevista per il 2015, ma osteggiata di fatto da tutti i più importanti Paesi produttori, sarebbe stata mantenuta almeno fino al 2030. E, invece, a quanto pare, non sarà così. In vista di una settimana cruciale sul tema, quella appena iniziata, dove è previsto il voto del Parlamento Europeo e il proseguimento della discussioni nel Consiglio, a rilanciare l’allarme è l’Efow (European Federation of Origin Wine), per voce del presidente Riccardo Ricci Curbastro (alla guida anche di Federdoc): “il progetto ispirato dalla Commissione Europea, attualmente in discussione al Consiglio, prevede certo il mantenimento di un regime di inquadramento di tutti gli impianti vitivinicoli nell’Unione Europea, ma dispone anche che avrà termine alla fine del 2021. Ricompare quindi lo spettro della liberalizzazione degli impianti, seppure a tempo ritardato, e questo preoccupa i viticoltori. Il regime attuale dei diritti di impianto doveva terminare il 31 dicembre 2015 a livello comunitario e al più tardi il 31 dicembre 2018 a livello di Stati membri, in base alle loro decisioni. Oggi ci viene proposto un nuovo sistema che deve terminare alla fine del 2021, ossia solo tre anni in più rispetto alle attuali possibilità consentite. Non è accettabile. La Commissione e gli Stati membri hanno sottolineato il 14 dicembre scorso che c’era una necessità assoluta di tenere ancora sotto controllo tutti gli impianti di nuove viti. Chiediamo oggi che le proposte si traducano in atti concreti e che il regime che si vuole applicare sia a tempo indeterminato o almeno per una durata molto più importante”.
I viticoltori chiedono ai deputati europei di confermare questa settimana il voto della Commissione Agricoltura sul dossier riguardante anche i diritti di impianto e di usare i loro nuovi poteri di codecisione per indurre la Commissione a rivedere la loro proposta, specie sulla durata del nuovo sistema. “Noi abbiamo sempre apprezzato il sostegno dei parlamentari su questa questione - ha proseguito Ricci Curbastro - ricordiamo d’altronde che il Parlamento Europeo è la sola Istituzione che si è opposta nel 2008 al progetto di liberalizzazione degli impianti. Il Parlamento decide ormai congiuntamente con la Commissione ed il Consiglio; vedremo dunque quale seguito daranno queste due ultime Istituzioni ai pronunciamenti che il Parlamento vorrà assumere in seduta plenaria sui diritti di impianto”.

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