I wine lovers di oggi sono sempre più informati, consapevoli e, quindi, esigenti. Per conquistarli non è più sufficiente proporre un buon prodotto, che provenga da uno dei tanti territori d’eccellenza del mondo enoico, né che alle spalle abbia una storia gloriosa o qualcosa di interessante da raccontare: il successo passa per un aspetto a cui i consumatori sono sempre più attenti, quello della sostenibilità, che l’Italia enoica affronta da anni con progetti e protocolli portati avanti sia dalle cantine che dal mondo della ricerca e dell’Università. Tra tutti, Viva Sustainable Wine, il progetto avviato dal Ministero dell’Ambiente nel 2011 e presentato all’ultimo Vinitaly, che misura e migliora le performance di sostenibilità della filiera vite-vino, a partire dalla sperimentazione su alcuni grandi produttori italiani (Fratelli Gancia, Masi, Antinori, Mastroberardino, Michele Chiarlo, Castello Monte Vibiano Vecchio, Planeta, Tasca d’Almerita e Venica & Venica), che hanno sottoposto il loro processo produttivo ad una valutazione dell’impronta ecologica dal campo al consumo.
Ma per capire “quanto” pesi l’aspetto della sostenibilità, bisogna “volare” in Usa: uno studio del Wine Institute per il Lifestyles of Health & Sustainability Consumer Trends Database, rivela che il 34% dei wine lovers prende in considerazione l’aspetto ambientale quando acquista un vino, e per farlo, il 66% di loro, si affida alle informazioni in etichetta o alle informazioni presenti sullo scaffale.
Un rapporto, quello tra amanti del vino e amanti dell’ambiente, ricambiato, visto che il segmento più “green” dei consumatori acquista, in media, più vino di tutti gli altri. Ed è sempre il Wine Institute, con un sondaggio indirizzato agli operatori commerciali (catene di ristoranti, retailer, distributori, grandi operatori del settore), a dimostrare che per il 37% di loro la sostenibilità è una discriminante presa spesso in considerazione. Diventano fondamentali, quindi, una certificazione attendibile che attesti l’utilizzo di pratiche sostenibili in vigna ed in cantina (per il 71% degli operatori) ed una comunicazione esaustiva dell’aspetto eco-friendly dell’azienda (per l’81%), sulla bottiglia, in etichetta o sullo scaffale.
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