Da una parte le pressioni dei produttori di vino cinesi, che iniziano a vedere le potenzialità del prodotto, dall’altra la proposta, intempestiva, di Bruxelles di portare le accise sui pannelli fotovoltaici importati dalla “tigre asiatica” al 47,6% da agosto. In mezzo, il settore enoico italiano, cresciuto in Cina del 42% solo nei primi due mesi 2013: una corsa che rischia un brusco stop se la Cina, come sembra, deciderà di rifarsi dello “smacco eolico” imponendo dazi spropositati ai vini europei.
Il vino italiano - commenta la Cia - Confederazione Italiana Agricoltori - entra incolpevole in una guerra di dazi che rischia di frenare l’export verso la Cina, dove l’incidenza delle nostre bottiglie sul mercato di Pechino è passata da appena l’1% di fine anni ‘90 all’8% attuale, con un volume d’affari in costante crescita che oggi sfiora gli 80 milioni di euro. Nell’ultimo anno le esportazioni di vino “made in Italy” in Cina sono aumentate del 15%, e anche nel primo bimestre del 2013 la spesa per le nostre bottiglie è cresciuta del 41,5% per 32.596 ettolitri venduti oltre la Grande Muraglia solo tra gennaio e febbraio. È chiaro, quindi, che la volontà di Pechino di mettere dazi sul vino andrebbe a incidere pesantemente su uno dei driver di crescita del “made in Italy”, visto che le nostre etichette rappresentano il 20% di tutto l’export agroalimentare con un fatturato oltreconfine di 4,8 miliardi di euro che va a compensare il calo netto dei consumi interni, con un bicchiere in meno ogni quattro sulle tavole degli italiani. Ma si tratta di una decisione che avrà grosse ripercussioni in tutta Europa - conclude la Cia - visto che solo nel 2012 la Cina ha importato circa 4 milioni di ettolitri di vino, due terzi dei quali proprio provenienti dai Paesi comunitari. E, più in generale, in soli sette anni l’import cinese di “rossi” e “bianchi” si è quasi decuplicato, passando dai 500 mila ettolitri del 2006 ai 4 milioni attuali e balzando dal ventesimo al quinto posto nella classifica dei maggiori Paesi bevitori.
Focus - Unione Europea: “Nell’Use non ci sono aiuti all’export
L’Ue respinge l’accusa lanciata da Pechino di sovvenzionare le esportazioni di vino verso la Cina. “Secondo noi non c’é dumping”, ha detto un portavoce della Commissione. Nell’Ue, ha poi aggiunto “non ci sono aiuti all’export” di vino. La Cina, ha aggiunto il portavoce, “era titolata ad iniziare un’indagine come ogni membro del Wto, anche se noi riteniamo che non ci siano dumping né sussidi” al vino europeo. Bruxelles non ha voluto commentare se questa fosse una misura di rappresaglia dopo la decisione presa ieri di imporre dazi anti dumping sui pannelli solari cinesi: “Chiedetelo alle autorità cinesi”, ha detto il portavoce del commissario al commercio Karel De Gucht, ricordando che l’Ue ha un suo ambasciatore e rappresentanza a Pechino. I Paesi più colpiti e che sono i maggiori esportatori di vino in Cina sono anche quelli - Italia, Francia e Spagna - che si sono espressi a favore dei dazi Ue sui pannelli solari. “Non lasceremo soli i nostri produttori” di vino, ha assicurato un altro portavoce. In base ai dati forniti da Bruxelles, nel 2012 il valore delle esportazioni Ue di vino verso la Cina è stato pari a 673 milioni di euro, l’8,6% del totale esportato. La Francia è il primo Paese esportatore con un fatturato di 546 milioni di euro. Seguono Spagna 89 milioni e Italia 77 milioni.
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