La Russia di Putin, dal 2013, ha proibito ogni forma di pubblicità di prodotti alcolici, indistintamente, su riviste, siti, blog e non solo, come strumento per la lotta all’alcolismo. E se una cosa simile si verificasse anche in Europa, peraltro in due Paesi simbolo della libertà di espressione e dell’iniziativa commerciale, come la Francia, peraltro patria nobile del vino, e il Regno Unito? Un’ipotesi ancora remota, ma nuovi venti proibizionisti tornano a soffiare nel Vecchio Continente. In Francia, riporta “Decanter”, il dibattito è più acceso che mai. In un report sui “Danni correlati alla dipendenza e le strategie per ridurla) inviato al Governo, firmato dal professor Michel Reynaud, direttore del dipartimento di psichiatria e cura delle tossicodipendenze della clinica universitaria Paul-Brousse, suggerisce niente meno che di vietare la pubblicità di tutti gli alcolici, incluso il vino, su internet e i social media, e di rendere media e siti specializzati di più difficile accesso ai giovani. Questo perché, secondo Reynaud, i ragazzi tra i 12 e i 17 anni esposti a questi strumenti, sono 3 volte più propensi all’alcol di quelli che non hanno accesso a internet, ai social network e così via.
La proposta, ovviamente, ha già scatenato l’opposizione tanto dei produttori di vino, che quella dei giornalisti e degli editori specializzati, contro quello che, eventualmente, sarebbe considerato un vero e proprio “bavaglio” all’informazione e alla comunicazione, con una campagna, “Ne Touche Pas A Mon Vigneron”, e con una petizione inviata al primo Ministro Jean-Marc Ayrault, e ai Ministri dell’Agricoltura Le Foll e della salute Touraine, perché il vino sia formalmente distinto dagli altri alcolici. Nel Regno Unito, invece, la Alcohol Concern, organizzazione indipendente impegnata nella lotta all’alcolismo, come riporta “The Drink Business”, chiede al Governo di introdurre il divieto di poter fare pubblicità di prodotti alcolici in eventi sportivi o musicali: “bambini e giovani sono più esposti che mai a pubblicità di prodotti alcolici, e riconosco meglio i brand delle bevande che quelli di torte e gelati. E questo la dice lunga sul fatto che le regole sulla pubblicità degli alcolici non funzionano”, afferma Eric Appleby, alla guida di Alcohol Concern. Il Governo, ovviamente prende tempo, e le industrie del beverage si oppongono. Ma in ogni caso, a quanto pare, l’idea che i divieti siano più forti dell’educazione al bere, non abbandona l’Europa.
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