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LA “GUERRA” COMMERCIALE TRA CINA ED EUROPA TIENE BANCO, SOTTOTRACCIA, ANCHE A VINEXPO, DOVE GLI IMPORTATORI CINESI, NELL’INCERTEZZA, PRENDONO TEMPO, ANCHE NELLA SPERANZA DI SPUNTARE PREZZI INFERIORI PER I VINI BORDOLESI

Al Vinexpo di Bordeaux la “guerra” commerciale tra Cina ed Europa rimane sullo sfondo, senza far rumore, in un contesto di incertezza che, però, sembra stia già frenando i compratori del Dragone, in attesa di fare chiarezza sul paventato aumento dei dazi sul vino europeo. “Il semplice annuncio dell’inchiesta ha innescato, tra i nostri clienti cinesi, un atteggiamento attendista: preferiscono aspettare che si chiarisca la situazione - spiega a Fox News il presidente dell’ente commerciale del Civb di Bordeaux, Georges Haushalter - piuttosto che accollarsi il rischio di dover pagare dazi esagerati quando il vino arriverà a destinazione, tra un paio di mesi”. I vini di Bordeaux, del resto, sono quelli che rischiano di pagare il prezzo più alto, perché la Cina in poco tempo è diventato il primo mercato, capace di assorbire da sola un quinto della produzione, e, se dovesse frenare Pechino a rischio ci sarebbero migliaia di posti di lavoro (sui 55.000 totali che, a Bordeaux, dipendono dal settore enoico). E che la Francia sia nel mirino di Pechino più di qualsiasi altro Paese europeo è, secondo gli addetti ai lavori, un fatto inevitabile, dovuto all’irruenza con cui proprio Parigi si è schierata a favore di nuovi dazi per i pannelli solari cinesi in sede europea. “Ci sono 8.000 importatori di vino in Cina - spiega un wine merchant asiatico - e molti di loro vengono da altri settori, in cui vige la logica dello spuntare il prezzo più basso, anche cavalcando dinamiche come questa”.

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